La burocrazia “soffoca” Comuni soprattutto quelli di piccolissima dimensione, ma il Lazio è la regione più virtuosa d’Italia. Lo rileva il nuovo studio pubblicato ieri dalla Cgia, associazione di piccole e medie imprese, che ha fatto i conti in tasca agli italiani scoprendo che, per la farraginosità delle leggi e la burocrazia degli enti locali, ogni cittadino spende, in media all’anno, 215 euro in più. A livello nazionale l’esborso è di oltre 14,5 miliardi di euro!
“Per poter ottemperare agli adempimenti richiesti dal legislatore e alle disposizioni/procedure fissate dai ministeri – spiega la relazione dell’ufficio studio della Cgia -, è necessario utilizzare molto personale e impegnare tanto tempo che, invece, potrebbero essere investiti più proficuamente per erogare ulteriori servizi, in particolar modo a cittadini e imprese”.
I comuni del Lazio si rivelano quelli con un miglior rapporto tra costo dei servizi generali e apesa corrente, pari al 22,6 per cento, per una spesa annua di 1,5 miliardi di euro.
Il calcolo, infatti, è stato effettuato valutando la proporzione tra costo servizi generali e spesa corrente. “Questo approfondimento – spiega il documento – ha ricevuto lo spunto dall’osservazione dei dati riferiti alla missione ‘numero 1’ dei bilanci comunali che, con buona approssimazione, misurano le spese di funzionamento della macchina amministrativa comunale; rapportando tale aggregato alla spesa corrente totale in capo a ciascun Comune, il risultato individua la quota di risorse assorbite annualmente dalla burocrazia. Tale aggregato di bilancio comprende servizi come la “gestione economica, finanziaria, programmazione e provveditorato”, l’ “ufficio tecnico”, la “gestione delle entrate tributarie e i servizi fiscali”, la “gestione dei beni demaniali e patrimoniali” e le “risorse umane”. E’ bene comunque sottolineare che un elevato valore di questo aggregato non necessariamente corrisponde a una gestione inefficiente delle risorse o, peggio ancora, a sprechi e a sperperi. Queste voci, infatti, includono anche servizi di carattere prettamente istituzionale – come le “elezioni e consultazioni popolari”, l’ “anagrafe e lo stato civile” e gli “organi istituzionali” – che hanno costi e dimensioni occupazionali spesso non ulteriormente “comprimibili”.
A livello territoriale soffre soprattutto il Sud. Al netto della situazione presente in Valle d’Aosta (incidenza della spesa servizi generali-amministrativi su spesa corrente totale del 41,8 per cento, per un costo totale pari a 97 milioni), a livello territoriale a soffrire maggiormente il peso dell’oppressione burocratica sono le realtà amministrative ubicate nelle regioni del Mezzogiorno. Basilicata con il 34,6 per cento (pari a un costo totale annuo di 152 milioni di euro), Molise con il 34,5 per cento (93 milioni di euro), Sicilia con il 33 per cento (973 milioni di euro) e la Calabria con il 32,8 per cento registrano le situazioni più critiche. Le regioni meno investite da queste criticità, invece, sono la Puglia con una incidenza del 24,7 per cento (costo annuo di 738 milioni di euro complessivi), la Lombardia con il 24 per cento (2,1 miliardi di euro) e, infine, il Lazio con il 22,6 per cento (1,5 miliardi di euro).