Ma quando parlano di Laboratorio Lazio vogliono indicarci una regione nella quale si può dire di tutto, si possono promettere realizzazioni mirabolanti, si possono evocare scenari per cambiamenti epocali salvo poi trovarci a leccare le ferite per “tragedie” per le quali nessuno è capace di indicare mai dei responsabili? Anche ieri è andata in scena una “commedia degli inganni” di proporzioni inenarrabili. Dopo il caso Catalent (la tragedia per eccellenza, cento milioni che voleranno altrove, insieme a centri ricerca, occupazione etc) tutti sapevano bene che gli industriali non avrebbero avuto esitazioni ad andare (giustamente) pesanti nei confronti di Regione e Governo nel corso della loro assemblea generale al Teatro dell’Opera di Roma.
Motivo del contendere l’eccesso di burocrazia. Lo stalking procedurale che ogni impresa deve subire per avviare, trasformare, ampliare qualcosa nell’area compresa nel perimetro del Sin. Una corsa a ostacoli senza fine e senza regole. Dove le uniche certezze sono i costosissimi adempimenti richiesti per fare “qualunque” cosa. L’eccesso di burocrazia che dopo tre anni di riluttanza, tentennamenti, lungaggini ha fatto sparire l’investimento della Catalent dirottato in un posto dove le autorizzazioni evidentemente sono qualcosa di possibile e i tempi sono certi e garantiti dalla Pubblica Amministrazione.
Il colpo di scena, all’assemblea degli industriali, arriva durante l’intervento del presidente della Regione, Nicola Zingaretti “Come Regione Lazio abbiamo preso un’iniziativa con il presidente Mario Draghi e con il ministro Roberto Cingolani. Abbiamo chiesto la sospensione del decreto di perimetrazione del Sin. Quel decreto è figlio di errori e di illusioni. E ha finito di bloccare tutto”

Quello che significano queste parole pronunciate da Nicola Zingaretti non lo sa nessuno. E a parte i facili entusiasmi e il fuoco di fila delle dichiarazioni battute dalle agenzie di tutta la maggioranza regionale le stesse ad alcuni sono apparse addirituttura un clamoroso autogol.
Ieri il presidente della Regione ha affermato, in pratica, che per dieci anni a causa di un “decreto figlio di errori ed illusioni” sono stati bloccati investimenti, è stata negata a tanti giovani la possibilità di un lavoro, sono state mandate altrove (dove la burocrazia, forse, era meno asfissiante) decine di aziende che avrebbero potuto investire qui.
Sono stati chiesti invano costosissimi investimenti in caratterizzazioni di terreni e procedure progettuali ad imprenditori che potevano benissimo fare a meno di spendere quei soldi.
Ma c’è anche un’altro dubbio ben più delicato da sciogliere. L’errore sta anche nell’aver considerata inquinata un’area che invece non lo era?
O come al solito si va da un eccesso all’altro sull’onda emotiva di un’incidente pazzesco (il caso Catalent) senza, per esempio, avere l’umiltà di considerare che tanta burocrazia è solo figlia di norme assurde, scritte male e applicate peggio?
Ma, in serata, ogni riflessione possibile viene comunque spazzata via dalla dichiarazione del sottosegretario alla Transizione ecologica, Ilaria Fontana. “Per il Mite (sigla del Ministero della Transizione Ecologica) ad oggi nessuna sospensiva. Se la Regione Lazio ritiene, potrà farsi parte attiva nella richiesta di riperimetrazione del Sin Bacino fiume Sacco. La riperimetrazione vigente ha visto un procedimento ampiamente partecipato del quale la Regione Lazio, i Comuni e Arpa Lazio sono stati attori principali. Oggi non servono “colpi di spugna”, bensì intervenire celermente sugli interventi programmati necessari alla bonifica dei territori contaminati contestualmente continuando nel percorso, già intrapreso, verso le semplificazioni, come il Dm “interferenze” , in via di adozione, dimostra. Le bonifiche sono la cura, non certo il problema”.

Ma Zingaretti non aveva detto che la sospensione del decreto Sin era stata concordata con Draghi (il “capo” di Cingolani) e con Cingolani (il “capo” della Fontana)?
La solita “commedia degli inganni”. Come sul termovalorizzatore lanciato da Gualtieri e bocciato dai grillini, come sulla Green Valley (ma cos’è, chi l’ha vista, chi la farà), sulla Fabbrica dei materiali (sapete dove si trova, chi se ne sta occupando, quanti rifiuti toglierà dalle strade di Roma e del Lazio?), sulla stazione dell’Alta Velocità a Ferentino presentata in pompa magna due anni fa di cui in Ferrovie dello Stato dicono non esista alcun vero progetto e soprattutto non sia stato programmato alcun investimento.
Più che la sospensione del Sin (magari avvenisse immediatamente, ma nutriamo già più di qualche dubbio) sarebbe ora che qualcuno sospendesse le numerose licenze di illusionismo rilasciate con generosità a chi si occupa del nostro futuro.
Siamo veramente stanchi dei giochi di prestigio. Nessuno ne ha veramente più voglia.