Negli ultimi giorni è ripreso il dibattito sulla Stazione dell’Alta Velocità. Quello che sorprende davvero è che ciò sia avvenuto in totale assenza di un fatto nuovo. Concreto naturalmente. Come se la Stazione dell’Alta Velocità fosse un tema da campagna elettorale. Quando invece parliamo di un’infrastruttura che doveva essere inserita nel Piano decennale delle opere delle Ferrovie dello Stato. Non è avvenuto. Quando al contrario negli ultimi anni si è continuato a parlare dell’ipotesi di realizzarla alla Stazione di Frosinone, mentre tutti sapevano che l’area individuata era quella tra Ferentino e Supino, a ridosso del casello autostradale e della Superstrada. C’è chi ritiene che un’infrastruttura del genere starebbe meglio nel Cassinate, a Roccasecca. In un dibattito di tipo politico ci sta tutto, ci mancherebbe. Ma il punto è proprio questo: sono passati quattro anni dall’inaugurazione delle due fermate del Frecciarossa a Frosinone e Cassino (lungo un tracciato che non è ad Alta Velocità) senza passi avanti. Specialmente sulla Stazione, ormai fuori dai radar. Dopo la celebrazione degli Stati Generali della Ciociaria nel novembre 2023, il presidente della Provincia Luca Di Stefano aveva ripreso l’argomento, chiedendo risposte certe sulla fattibilità dell’opera. Ad oggi però quelle risposte non sono arrivate. Dunque il dibattito fine a sé stesso non sposta nulla.
Sorprende molto il silenzio dell’intera classe dirigente del territorio su un appuntamento importante che Fiuggi ospiterà a novembre (quasi sicuramente il 25 e il 26): la riunione del G7 Esteri. Un summit che si potrà tenere perché la città termale è stata ritenuta idonea sul piano turistico-ricettivo e su molto altro. Certamente il ruolo del ministro Antonio Tajani è stato fondamentale, ma anche la tradizione e la storia di Fiuggi hanno avuto un peso predominante. Una vetrina formidabile, che riporterà Fiuggi al centro del mondo. Come è successo in passato. Eppure nessuno sembra essersi entusiasmato.
A conferma di come in Ciociaria manchino due elementi: la visione del territorio e la capacità di sapersi mobilitare quando serve. Unitariamente.
L’AUTUNNO DELLA POLITICA
A livello politico in primo piano c’è la situazione del centrodestra. In particolare il ruolo di Forza Italia: a livello nazionale il dibattito sullo ius scholae, sul piano regionale una verifica di maggioranza finalizzata ad avere un riconoscimento più forte a livello di giunta. Poi c’è la dimensione locale, con i riflettori accesi ancora una volta sul Comune di Frosinone. Dove gli “azzurri” hanno già annunciato l’appoggio esterno e hanno fatto capire che non ci saranno sconti quando si tratterà di passare alla fase dell’opposizione. Il ragionamento che si fa nel centrodestra è questo: Frosinone è un capoluogo di provincia, la coalizione è al governo del Paese e della Regione. Dunque, impossibile immaginare una crisi politica seria. Certamente i fattori elencati costituiscono un “freno”, ma non a livello assoluto. Perché poi ci sono pure i rapporti personali, a Frosinone letteralmente lacerati. Un elemento sottovalutato. Di fatto l’alleanza di centrodestra si è già spaccata nel capoluogo ciociaro.
Vedremo se e quando si celebrerà il congresso provinciale del Pd. Sono cambiate molte cose e quindi potrebbe esserci un mutamento di prospettiva. Intanto i due principali protagonisti, Francesco De Angelis (presidente regionale del partito) e Sara Battisti (consigliere regionale) sono “obbligati” a giocare lo stesso tipo di partita. Per entrambi è necessario un accordo con l’area di Elly Schlein per poter vincere il congresso. A meno che non si scelga una strada condivisa e unitaria. Centrale e strategica la “casella” della segreteria provinciale. Luca Fantini punta alla conferma, Antonio Pompeo (leader di una sua area) potrebbe diventare baricentrico, Danilo Grossi ha le carte in regola per cercare l’affondo. Peraltro è l’unico che ha il sostegno di chi con la Schlein c’è stato sempre, a cominciare dalle primarie vinte.