La Regione Lazio ha revocato il patrocinio alla manifestazione “Roma Pride 2023”, spiegando che “la decisione si è resa necessaria e inevitabile a seguito delle affermazioni, dei toni e dei propositi contenuti nel manifesto “Queeresistenza”, consultabile pubblicamente sul sito della kermesse”. La motivazione è questa: “Tali affermazioni violano le condizioni esplicitamente richieste per la concessione del patrocinio precedentemente accordato in buona fede da parte della Regione Lazio.
In particolare il testo viola le condizioni di rispetto esplicitamente richieste nei confronti delle sensibilità dei cittadini del Lazio e rivendica l’imposizione della legalizzazione di azioni illegali e vietate dall’ordinamento italiano”. Vale a dire che “la firma istituzionale della Regione Lazio non può, né potrà mai, essere utilizzata a sostegno di manifestazioni volte a promuovere comportamenti illegali, con specifico riferimento al pratica del cosiddetto utero in affitto”.
La Regione conclude: “Si esprime altresì rammarico per il fatto che il patrocinio, concesso in buona fede da Regione Lazio, sia stato strumentalizzato. Quanto avvenuto rappresenta un’occasione persa per costruire un dialogo maturo e scevro da ogni ideologia – fortemente voluto e sentito da questa Amministrazione – per promuovere una reale inclusione e combattere ogni forma di stigma e discriminazione.
La giunta del Lazio ribadisce il proprio impegno sui diritti civili, come dimostra del resto, l’operato pluriennale del presidente Francesco Rocca su temi fondamentali che però nulla hanno a che vedere con la maternità surrogata”. E’ importante conoscere per intero la posizione della Regione Lazio perché ieri si sono scatenate le solite polemiche furibonde che hanno alimentato narrazioni inesistenti. La Regione non ha vietato nulla e nemmeno ha tolti fondi alla manifestazione. Ha revocato il patrocinio ad un evento che è diventato anche un’occasione per parlare d’altro. Ricordiamo che la maternità surrogata in Italia è una pratica medica vietata, punita con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600.000 a un milione di euro. Nel nostro Paese spesso quando qualcuno decide di far rispettare delle norme si prende dell’autoritario, del fascista e del cavernicolo.
La sinistra naturalmente ha cavalcato l’onda dell’indignazione. Il sindaco di Roma Roberto Gualtieri ha fatto sapere che “il Roma Pride è una manifestazione importante per la comunità Lgbt+ e per tutti i cittadini che combattono le discriminazioni e sostengono i diritti. Per questo Roma Capitale ha assicurato il proprio patrocinio e per questo sabato sarò in piazza per il Pride”. Pure il deputato del Pd Nicola Zingaretti ha assunto una simile posizione, così come tantissimi esponenti di partito e naturalmente gli organizzatori del Roma Pride. Ancora una volta la si è buttata in politica e in caciara, quando invece il punto è che la maternità surrogata in Italia è vietata.
L’EGATO DEI RIFIUTI
Il destino dell’Egato dei rifiuti di Frosinone è segnato. La delibera di giunta di novembre 2022 (quella che ha istituito le quote di rappresentanza dei Comuni) verrà annullata. Non importa quando: se nei prossimi giorni o fra una settimana. Secondo gli uffici regionali sono stati commessi degli errori, ma in ogni caso la nascita di quell’ente ha lasciato subito dubbi e perplessità. Tutti i 6 Egato della Regione dovevano partire insieme, invece è stato fatto solo per Frosinone, eleggendo al vertice Mauro Buschini, che così ha rinunciato a candidarsi alle regionali. Liberando lo spazio necessario per il confronto a due tra Sara Battisti e Antonio Pompeo. La logica è stata questa e testimonia come il Pd abbia smarrito anche a livello locale la strada della partecipazione dal basso e dei coinvolgimento degli iscritti. La stagione della gestione del potere è terminata anche in Ciociaria. La doppia sconfitta alle politiche e alle regionali ha lasciato il segno. Più tardi se ne prende atto, più tardi si volta pagina. Le primarie regionali possono rappresentare un’occasione.
TEMPESTE IN UN BICCHIERE D’ACQUA
A poco più di una settimana dalla vittoria di Daniele Natalia ad Anagni nessuno ha sentito il bisogno di fare un’analisi su quello che era successo negli ultimi scampoli di campagna elettorale. Quando non si era parlato d’altro del saluto romano del sindaco sul palco, come segnale di un fascismo radicato e dilagante ormai ovunque. Le immagini le hanno viste tutti e quindi ognuno può farsi la sua idea. Alle urne però il risultato decretato dagli elettori è stato netto. Significa che le persone giudicano quello che è stato fatto e gli impegni per il futuro. Gli atti, i provvedimenti, i programmi, le proposte. Da decenni ad ogni campagna elettorale la sinistra tira fuori i rigurgiti fascisti. Qualche nostalgico ci sarà sicuramente, ma nel nostro Paese non esistono rischi di ritorno al passato. Sorprende che si insista su questi argomenti, ma sorprende pure che nessuno poi senta mai il bisogno di prendere atto del voto popolare.