La ‘resistenza’ eroica delle imprese ciociare all’offensiva del generale Covid

La guerra russo ucraina continua comprensibilmente a captare la nostra attenzione. Anche e soprattutto per quel che concerne le implicazioni che essa comporta sull’economia del nostro paese. Un’economia messa già a dura prova da due anni di emergenza pandemica. E a questo ultimo proposito giunge utile quant’altri mai il report di Unioncamere sullo stato di salute delle imprese (anche) ciociare a seguito dell’emergenza sanitaria Covid-19 e delle disposizioni normative in materia di lockdown.
Vediamo nel dettaglio. Unioncamere ha sottoposto ad analisi 11.010 attività produttive.

Ebbene 3780 di esse, parti al 34,3%, all’impatto dell’offensiva virologica sono riuscite a conservare regimi  d’attività simili a quelli pre-emergenza.

Quelle che hanno dovuto agire a regime ridotto sono state 6.500 (59,1%). Quelle che hanno dovuto definitivamente abbassare la saracinesca sono state 730 (6,6%). In particolare, per quanto concerne l’industria (qui s’intende industrie alimentari, delle bevande e del tabacco: industrie tessili, dell’abbigliamento e calzature industrie della carta, cartotecnica e stampa; industrie chimico-farmaceutiche, della plastica e della gomma: estrattive e della lavorazione dei minerali non metalliferi, metallurgiche e dei prodotti in metallo, meccaniche ed elettroniche) le attività che hanno conservato regimi simili a quelli pre-emergenza sono il 38,1%; il 58,9% quelle che hanno dovuto ridurre il volume produttivo; quelle che hanno chiuso o valutano la sospensione definitiva delle attività sono il 3,0%.

Veniamo al comparto delle costruzioni. Le imprese con attività a regimi simili a quelli pre-emergenza sono il 36,5 %; quelle a regime ridotto il 60,6%; le imprese costrette a sospendere l’attività sospesa e/o per cui si valuta la chiusura il 2,9%.

Settore servizi (in particolare servizi di alloggio e ristorazione; servizi turistici; di trasporto, logistica e magazzinaggio; informatici e delle telecomunicazioni; servizi avanzati di supporto alle imprese; servizi finanziari e assicurativi; servizi operativi di supporto alle imprese e alle persone; servizi alle persone). Delle 7610 attività produttive analizzate da Unioncamere, quelle con attività a regimi simili a quelli pre-emergenza sono il 32,7%: quelle costrette ad una attività a regime ridotto raggiungono il 59,1%; quelle infine con attività sospesa e/o per cui si valuta la chiusura sono 8,2%.

Morale: tutto sommato gli imprenditori ciociari, grazie alla tenacia, al coraggio e alla capacità di resilienza che li caratterizza, hanno assorbito l’urto dell’emergenza Covid meglio di tante altre aree produttive del paese. Giù il cappello.