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La scossa di Corrado Savoriti e le sabbie mobili della burocrazia

Massimo Pizzuti
Il neo presidente di Unindustria individua la Stazione Tav come caposaldo di ogni futura ipotesi di sviluppo: “Avrebbe lo stesso impatto dell’autostrada”. Poi pronuncia il termine “riconversione” relativamente allo stabilimento Stellantis di Piedimonte. Infine individua il problema dei problemi: una burocrazia che scoraggia e affossa gli investimenti in Ciociaria.
Ottobre 8, 2024

La Stazione dell’Alta Velocità come caposaldo imprescindibile per ogni ipotesi di futuro rilancio, la riconversione dello stabilimento Stellantis di Piedimonte San Germano che non rappresenta più un tabù e quel sentiment antindustriale che si respira in Ciociaria. Corrado Savoriti, presidente di Unindustria Frosinone, ha analizzato questi tre punti (e altri) nel giorno del suo insediamento.
Iniziamo dalla Stazione Tav: per Savoriti sarà importante ottenerla e dunque “la faremo dove ce la faranno fare”. Tre le possibilità sottintese: tra Ferentino e Supino, a Frosinone, a Roccasecca. Giusto che un imprenditore sia pragmatico, ma c’è un elemento che va messo in evidenza. La Stazione dell’Alta Velocità in un’area compresa fra i territori di Ferentino, Supino, Sgurgola e Morolo era già stata prevista da Ferrovie dello Stato. Ed è l’unica opzione logistica, fra le tre, che sarebbe ubicata perfettamente sul tracciato della Tav. Inoltre avrebbe il vantaggio obiettivo di essere a meno di un chilometro dal casello autostradale di Ferentino e dall’imbocco della superstrada Ferentino-Frosinone-Sora. Rappresenterebbe uno snodo fondamentale sia per il traffico dei passeggeri che per le merci. Ha fatto bene Corrado Savoriti a paragonare questa opera alla realizzazione dell’autostrada, perché l’effetto domino in termini di sviluppo, di occupazione e di turismo sarebbero enormi. L’importante sarà riuscire ad ottenere il via libera e il presidente ha spiegato chiaramente che il Sistema Unindustria si batterà in prima persona. Un’assunzione di responsabilità e di coraggio. Certamente sarà fondamentale ottenere il risultato, ma l’ubicazione di Ferentino è sicuramente quella più funzionale.
Lo stabilimento Stellantis di Piedimonte San Germano: i numeri della produzione e quelli degli ammortizzatori sociali lasciano poco spazio a sogni di rilancio, anche se mai dire mai. Nelle scorse settimane era stato il presidente del Consorzio industriale Raffaele Trequattrini a dire che bisognava a porsi il problema della eventuale riconversione del sito. Indicando in Leonardo e Fincantieri i possibili interlocutori. Corrado Savoriti ha affermato che intanto Unindustria si batterà per cercare di difendere l’automotive, motore dello sviluppo di questa provincia nei decenni del boom. Avendo presente i livelli occupazionali che comprendono pure l’indotto. Aggiungendo che in ogni caso l’associazione degli industriali dovrà preoccuparsi della tenuta sociale di un’intera provincia. Significa che Savoriti ha chiarissimo il quadro della situazione. Però ha pronunciato la parola “riconversione”. Se si arriverà ad un punto di non ritorno è necessario essere pronti. La circostanza che sia il Consorzio industriale che Unindustria siano sulla stessa lunghezza d’onda non è casuale.
Poi c’è il sentiment antindustriale, che si manifesta ogni qual volta bisogna rilasciare delle autorizzazioni (soprattutto ambientali). Oppure nel momento in cui è necessario rivolgersi alla burocrazia. Vanno messi in chiaro due aspetti. Il Sin Valle del Sacco, così come perimetrato, taglia le gambe ad ogni ipotesi di sviluppo. L’urlo delle imprese resta inascoltato da anni. Va totalmente cambiato, avviando contestualmente una bonifica. Per farlo occorrono investimenti pubblici: non c’è altra strada. Per quanto riguarda la burocrazia, è arrivato il momento di dire che rappresenta una palude dalla quale è impossibile risalire. Non si capisce per quale motivi dirigenti e funzionari lautamente retribuiti dallo Stato debbano tergiversare, perdere tempo, annacquare delle proposte presentate dagli imprenditori.
Corrado Savoriti ha voluto ricordare le eccellenze che ci sono e che hanno bisogno però di risposte. Ha affermato: “Tanti imprenditori temono più la burocrazia che i mercati”. Sotto questo punto di vista in realtà non c’è molto da sviscerare: la classe dirigente politica, imprenditoriale, associativa e sindacale di questo territorio deve definire una volta per tutte i confini: gli input vengono dati dai vertici istituzionali, politici e imprenditoriali. La burocrazia (che ha un compito straordinariamente importante) deve operare sul piano tecnico. Effettuando certamente i controlli e verificando il rispetto delle regole. Ma in tempi rapidi e certi. Specialmente per le aziende.

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