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La sfida di Salera è da lascia o raddoppia

Licandro Licantropo
A Cassino l’unica vera sfida politica di queste comunali: il sindaco vuole chiudere subito, ma gli avversari guardano al ballottaggio.
A Veroli prove tecniche di “laboratorio” esportabile. Viglianti e Papetti permettendo però. Quelli che… basta il 40% alle urne.
Giugno 7, 2024

In serata i comizi di chiusura, poi un silenzio elettorale di poche ore. Alle 15 di domani si aprono i seggi, che resteranno operativi fino alle 23. Si riprende domenica, dalle 7 alle 23. A seguire lo spoglio delle europee, mentre quello delle amministrative inizia lunedì alle 14. In provincia di Frosinone sono 36 i Comuni chiamati al rinnovo. In 5 di questi c’è un solo candidato sindaco e di conseguenza una sola lista: Enrico Pittiglio (San Donato Val di Comino), Adriano Lampazzi (Giuliano di Roma), Benedetto Cardillo (Ausonia), Pierino Liberato Serafini (Fontechiari), Giovanni De Meo (Vallerotonda) non hanno avversari. Letteralmente. Per indossare la fascia tricolore c’è una condizione però, che alle urne si rechi almeno il 40% degli aventi diritto, non considerando però i residenti all’estero. Non è proprio semplicissimo.
Enrico Pittiglio è un fedelissimo di Sara Battisti, Adriano Lampazzi di Francesco De Angelis. Una curiosità nella nuova mappa degli assetti del Partito Democratico dopo la rottura tra De Angelis e Battisti.
Cassino è il secondo Comune della provincia, l’unico nel quale c’è uno schema politico “classico” tra i 36 al voto. Inoltre, insieme a Veroli, è previsto il ballottaggio se nessuno dei candidati a sindaco otterrà il 50% più uno di consensi al primo turno. Enzo Salera è l’uscente e punta ad un bis che potrebbe proiettarlo al centro degli equilibri di un Pd alla ricerca di conferme. Salera ha messo in campo la “sua” coalizione di centrosinistra ed è stato il primo a ricevere Elly Schlein nel lungo tour elettorale. Non nasconde di voler provare a chiudere il discorso al primo turno. Se dovesse riuscirci, il passaggio successivo potrebbe essere quello di rivendicare da subito la candidatura alla presidenza della Provincia. Sia se resta la Del Rio, sia se si torna all’elezione diretta. Si gioca moltissimo, forse tutto.
Per il centrodestra c’è Arturo Buongiovanni, che sulla scheda ha i simboli dei tre partiti della coalizione: Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia. Oltre che delle liste civiche. Un elemento importante da valutare sarà il traino dei candidati al consiglio comunale. Su una cosa sono (quasi) tutti d’accordo: arrivare al ballottaggio potrebbe cambiare l’inerzia della partita. Ma concorrono anche Giuseppe Sebastianelli (guida una sorta di Terzo Polo nel quale c’è Azione), Paola Polidoro (Jammi Cassino e La Libellula), Maria Palombo (Cassino Popolare).
Inutile aggiungere quanto sarà importante il risultato di Cassino. Nel Partito Democratico si è spesso sottolineato in questi giorni che è fondamentale continuare a governare la città martire. E il ragionamento si capisce bene: il centrodestra amministra Frosinone, Ceccano, Anagni, Alatri e tanti altri centri. Però c’è un particolare: Enzo Salera è un sindaco “anomalo”. Fatica moltissimo a riconoscersi nelle logiche e nelle correnti del Pd. Nel caso di conferma sarà lui a dare la carte, non la federazione provinciale.
Quindi c’è Veroli: 3 candidati a sindaco e un solo simbolo di partito sulla scheda, quello di Forza Italia, che appoggia Patrizia Viglianti (3 liste in totale). Mentre Cristiano Papetti ne schiera 4. Germano Caperna 7. Anche a Veroli il tema è se si arriverà o meno al ballottaggio. Eventualità che naturalmente si augurano Papetti e Viglianti, entrambi molto agguerriti. Germano Caperna sta portando avanti un laboratorio politico che prende le mosse da situazioni come quella di Ferentino, ma che al tempo stesso vuole superarle. Non perché non ci siano chiare situazioni di tipo politico e partitici, ma perché Caperna ha l’ambizione di mettere davvero l’amministrazione al primo posto. Evitando bilancini e manuale Cencelli. Dipenderà naturalmente dal risultato finale. L’ex consigliere provinciale proviene dal Pd, è stato tra i fedelissimi di Francesco Scalia, poi ha deciso di seguire Matteo Renzi in Italia Viva. A Veroli lo conoscono tutti. Si è posto in continuità con l’amministrazione Cretaro, ma al tempo stesso ha aperto nuovi spazi. Le segreterie dei partiti (nessuna esclusa) guardano a ciò che succederà a Veroli. Potrebbe diventare un modello. Esportabile.

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