Forza Italia continuerà a sostenere il presidente Francesco Rocca, rispettando il mandato ricevuto dagli elettori. Non uscirà dal perimetro del centrodestra. Però valuterà seriamente come rimanere. Lo ha detto esplicitamente il capogruppo alla Regione Giorgio Simeoni nell’intervento di ieri nell’aula della Pisana. L’idea di ritirare i due assessori e limitarsi ad un appoggio esterno è sempre più concreta. Vuol dire esaminare i singoli provvedimenti e poi decidere se votarli o meno. Vuol dire che su ogni atto della giunta gli “azzurri” saranno liberi nella valutazione amministrativa e politica. Alla lunga una situazione del genere potrebbe sfibrare la coalizione di centrodestra. Indipendentemente dal fatto che in Consiglio non verranno presentate mozioni di sfiducia. Il presidente Francesco Rocca ne è consapevole e per questo motivo ha voluto mettere in chiaro che lui non è un “caporale di giornata”, ma è consapevole di avere una leadership che gli deriva dall’investitura diretta dei cittadini. Da qui il monito alle forze della sua stessa maggioranza: “Trovate una composizione o prenderò io provvedimenti”. I leader nazionali sono impegnati su altri tavoli: la guerra in Libano, la manovra economica e tutto il resto. Sicuramente Giorgia Meloni vede come il fumo negli occhi uno sfaldamento del centrodestra in una Regione simbolo come il Lazio. Antonio Tajani sta cercando di capire quale potrebbe essere la mossa decisiva, mentre Matteo Salvini non si sposta dalla posizione di mantenere la rappresentanza della Lega nella giunta.
Il problema è che la situazione si è ulteriormente irrigidita. Quindici giorni fa si parlava insistentemente di un potenziamento delle deleghe per Forza Italia, attraverso l’urbanistica. Poi il Carroccio, attraverso una nota del segretario regionale Davide Bordoni, ha chiarito che il suo partito non ci pensava proprio a cure dimagranti. In quel momento è cambiato tutto, perché FI ha riunito lo stato maggiore del Lazio: Antonio Tajani, Claudio Fazzone, Claudio Lotito, Maurizio Gasparri e tutti gli assessori e i consiglieri. La posizione è mutata: non basta più irrobustire le deleghe, la rivendicazione riguarda le cariche apicali: terzo assessorato e vicepresidenza della giunta oppure presidente del consiglio. Perché, ha dichiarato Simeoni, non può essere che lo stesso partito, Fratelli d’Italia, esprima contemporaneamente il presidente (Francesco Rocca), il vice (Roberta Angelilli), il presidente dell’aula (Antonello Aurigemma). FdI ribatte sostenendo che ha il gruppo più numeroso (22), non ha perso posizioni e mai ha dato segnali di arretramento.
Come potrebbe cambiare la situazione? Con un intervento diretto di Francesco Rocca, che in ogni caso ieri sera ha fatto capire a tutti che mai lascerà la sanità. Ci sono altre deleghe, ci sono gli enti intermedi e derivati: il Governatore potrebbe già aver individuato una situazione praticabile. Ma non vuole scavalcare i partiti. Certamente però l’appoggio esterno di Forza Italia sarebbe una sconfitta politica per l’intero centrodestra.
Nelle stesse ore in cui Rocca duellava con le opposizioni di centrosinistra in Consiglio, Roberto Gualtieri effettuava un rimpasto importante al Comune di Roma, costruito a fari spenti. Recuperando due pedine fondamentali per l’intera coalizione: Massimiliano Smeriglio e Albino Ruberti. Smeriglio è stato vicepresidente della Regione Lazio ai tempi di Nicola Zingaretti, poi per cinque anni parlamentare europeo. Non solo: l’architettura ideologica di Piazza Grande (il progetto che ha portato Zingaretti alla guida del Pd) è stata costruita da Massimiliano Smeriglio. Quanto ad Albino Ruberti, il ruolo di capo segreteria del Comune di Roma gli appare cucito su misura. Lo ha già ricoperto e ha fatto altrettanto alla Regione. Operativo e decisionista, Ruberti conosce alla perfezione la macchina amministrativa (e politica) del Comune di Roma. Lo avevamo lasciato nell’agosto del 2022, protagonista di un video a Frosinone. Quello con Adriano Lampazzi, Francesco De Angelis, Vladimiro De Angelis, Sara Battisti. Un video diventato virale in pochi secondi. Si tratta di momenti che succedono in politica. Per ventisei mesi Ruberti ha aspettato il momento del rientro. E’ arrivato ieri.