Orson Welles, nel film di Carol Reed “Il terzo uomo”, a un certo punto se ne esce con questa affilata sentenza: “In Italia per trecento anni sotto i Borgia ci sono stati guerra, terrore, criminalità, spargimenti di sangue. Ma hanno prodotto Michelangelo, Leonardo, il Rinascimento. In Svizzera vivevano in amore fraterno, hanno avuto cinquecento anni di pace e democrazia. E cosa hanno prodotto? L’orologio a cucù”.
Oggi, l’indimenticabile attore, regista, sceneggiatore e drammaturgo statunitense, alla notizia che la Svizzera ha finalmente deciso di smettere di fregarsene di ciò che accade nel resto dell’orbe terraqueo, probabilmente ridimensionerebbe il suo caustico giudizio sul paese dell’emmental. Pare infatti che i capataz della Confederazione Elvetica si siano finalmente accorti che, aldilà del Massiccio del Giura, del lago di Costanza, delle Alpi e dell’Altipiano, stia succedendo qualcosa di leggerissimamente grave. E cioè che uno degli eserciti più potenti al mondo (quello russo) stia cercando di reprimere nel sangue la libertà e la sovranità di un altro paese (quello ucraino).
Berna, insomma, ha finalmente deciso di abbandonare il suo storico e furbesco atteggiamento di neutralità per schierarsi a favore delle sanzioni imposte dall’Europa e dagli Stati Uniti a Mosca. Come? Bloccando i quattrini (11 miliardi di euro, una sciocchezzuola) che 363 russi supericchi hanno depositato in quattro banche svizzere. Peraltro, pare che parte del tesoretto congelato appartenga allo stesso Putin, al primo ministro russo Mikhail Mishustin e a quello degli Esteri, Sergey Lavrov.
L’esecutivo del paese di Heidi ha, inoltre, deciso di sospendere parzialmente l’accordo del rilascio del visto per i russi scegliendo di vietare, al contempo, l’ingresso a diverse persone che hanno un legame con la Svizzera e sono vicine all’autocrate russo. Per soprammercato, il ministro delle finanze Ueli Maurer ha assicurato che il suo governo sosterrà la decisione riguardo al sistema di pagamento Swift e farà in modo che non venga aggirata ricordando che la Confederazione intende essere una piazza finanziaria trasparente. Berna ha scelto altresì di mettere in difficoltà le maggiori banche russe che hanno controllate in Svizzera. Si tratta di Sberbank e Gazprombank.
Il congelamento dei loro beni riguarderà in primis le sanzioni americane. Alla buon’ora. Era dai tempi del Congresso di Vienna (1815) che la Svizzera si faceva i casi proprii fregandosene di tutto quanto accadesse oltre e altrove. Orson Welles non aveva tutti i torti.