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La voce del territorio? Per ora nel Carroccio volano gli stracci e c’è aria da ultimi giorni dell’impero

Marco Battistini
La politica non si inventa, è un esercizio complesso e che va svolto da chi ha esperienza
Marzo 23, 2022
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Durigon e Zicchieri

Voce al Territorio‘ non è solo uno slogan tipico della campagna elettorale, è anche il nome attribuito dai vertici regionali della Lega ad un ciclo di eventi che ha preso il via da un paio di settimane nel Lazio. L’ultima tappa di Latina ha rappresentato l’occasione per vedere riuniti i dirigenti locali al cospetto dell’ospite d’onore, il ministro per la Disabilità Erika Stefani. E’ stata certamente l’occasione per ascoltare la voce delle associazioni che operano nel settore dell’assistenza e dell’integrazione delle persone disabili, ma la presenza dei rappresentanti istituzionali della Lega pontina ha costituito il vero clou dell’evento. Durigon in questi giorni ha voluto lanciare segnali distensivi nei confronti di dirigenti ed elettori affermando che “la Lega non ha mai smesso di essere sul territorio, di ascoltare le istanze delle città, delle province del Lazio”.
Un modo per rimarcare la presenza del vertice del partito nei territori, in un momento particolarmente critico per il Carroccio, alle prese con lotte intestine, scontri, fratture e divisioni.

Volano gli stracci

In chiave pontina fa ancora rumore la decisione del direttivo di Sabaudia che ha deciso di abbandonare la Lega. Una lista degli abbandoni che si è allungata negli ultimi giorni. A far scalpore un lungo post di Vittorio Ciaramaglia sulle ragioni delle dimissioni del Direttivo di Sabaudia si è dimesso. Tra i commenti più severi, uno per tutti: “Catapultati in Parlamento dal sistema proporzionale senza preferenze.. sul petto i gradi da generale senza mai aver indossato la divisa o sparato un colpo … e vi permettete pure di organizzare eventi dal titolo “La voce dei territori”.
Quasi un gesto di sfida lanciato proprio a poche ore dall’evento consumatosi nel tardo pomeriggio di ieri all’Hotel Europa.
Un altro duro colpo all’immagine dei generali di Salvini, già pesantemente criticati da uno dei senatori laziali che recentemente li ha abbandonati per approdare sulle sponde di Italexit, il movimento politico fondato da Gianluigi Paragone.
Stiamo parlando di William De Vecchis, senatore eletto nel collegio di Fiumicino, che ha rilasciato frasi di fuoco nei confronti della classe dirigente del suo ex partito.
“La Lega nel Lazio è morta. È stata gestita in maniera scomposta, i dirigente del Lazio non hanno le caratteristiche per gestire un partito. Non hanno caratura che meritava una struttura così importante. E il fallimento della gestione Durigon è sotto gli occhi di tutti. Mi aspettavo il commissariamento del partito e invece sono andato via perché non mi sono voluto rendere complice di questa gestione Durigon: pensa di stare in un sindacato e non in un partito. Il partito è fatto di contenuti e programmi elettorali e se uno pensa di scimmiottare la Lega con gli stessi contenuti del nazionale, l’errore è palese”. Non solo Durigon, sotto accusa è una dirigenza che non avrebbe né arte e né parte.
“La maggior parte dei dirigenti di Durigon non hanno esperienza politica né elettorale. Mai confrontati con le urne. La politica non si inventa, è un esercizio complesso e che va svolto da chi ha esperienza. Si parte dal basso: se qualcuno pensa di partire con candidature in parlamento sfruttando l’onda di un partito succede quello che succede: il castello crolla”.

La resa dei conti

Lo scollamento in atto nella Lega è stato reso pubblico da alcune prese di posizioni molto forte registratesi nelle scorse settimane. Francesco Zicchieri, deputato di Terrracina, eletto alla Camera nel collegio di Frosinone, ha contestato senza mezzi termini l’esclusione dei suo uomini dall’esecutivo della Lega. Anche il parlamentare fece ricorso al social network principale per criticare duramente le scelte fatte. “Non è concesso a nessuno di governare con ruoli regionali apicali questo partito con bugie, promesse, giochetti di basso profilo e garantire amici degli amici”.

Un riferimento evidente all’ex amico Claudio, un segnale chiaro delle fine di una ‘relazione speciale’ che i due hanno intrattenuto almeno dal 2018, l’anno della grande ascesa leghista. Un altro esponente di rilievo a prendere le distanze dalla linea politica adottata nei mesi scorsi è stato senza dubbio Massimiliano Carnevale, capogruppo al Comune di Latina: “Abbiamo atteso mesi un’analisi obiettiva del voto che ha avuto il primato di vedere la Lega perdente in 10 comuni su 10. La politica non si inventa”. Affermazione pesante che chiama in causa tutto lo stato maggiore del partito per le scelte effettuate in chiave elettorale.
La lenta erosione dei consensi a livello nazionale rischia di aumentare ancora di più il divario fra le correnti, finendo per accentuare le divisioni in ambito locale. I posti ‘buoni’ per le politiche e le regionali del 2023 diminuiscono con il passare dei giorni. La tensione ai piani alti della Lega si taglia con un coltello e c’è già chi pensa a fuggire verso lidi nuovi.
E pensare che il partito di Salvini solo fino ad inizio pandemia fa era visto come il carro(ccio) dei vincitori. Un contenitore politico che era sinonimo di vittoria elettorale e dal futuro luminoso. Oggi invece si assiste a scene da ‘ultimi giorni dell’Impero‘, che sanciscono la fine delle ambizioni di primato nel centrodestra di un gruppo politico incapace di gestire il successo e comprendere le esigenze della base e dei territori.

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