Nuova puntata dello scontro diplomatico tra Francia e Italia sui migranti. Il ministro dell’Interno transalpino Gerard Darmanin ha pensato bene di avventurarsi così: “La signora Meloni, a capo di un governo di estrema destra scelto dagli amici della signora Le Pen, è incapace di risolvere i problemi migratori sui quali è stata eletta”. Tutto questo perché c’è un afflusso di migranti a Mentone. Il Governo italiano ha risposto in modo durissimo, con il ministro degli Esteri Antonio Tajani che ha annullato il bilaterale previsto. Maggioranza compatta e Giorgia Meloni che chiede le scuse. Perfino il Pd si schiera: “L’opposizione al Governo Meloni la fa l’opposizione italiana, Darmanin può serenamente dedicarsi ai suoi problemi interni”.
Infatti, i problemi interni di Macron si chiamano… Marine Le Pen. Ancora una vola però il presidente francese è entrato a gamba tesa… andando a vuoto. L’Italia sta fronteggiando da sola una fortissima e incessante ondata migratoria. Salvando vite umane e dando assistenza in un centro ormai al collasso come quello di Lampedusa. Altro che Mentone. L’Unione Europea si gira come sempre dall’altra parte e Macron piuttosto che dare lezioni dovrebbe chiedere scusa di come nel recente passato la Francia ha trattato i migranti.
LA PREOCCUPAZIONE DI ROCCA
Ormai è evidente: i conti della sanità rischiano di creare problemi enormi al Lazio. Ma il presidente della Regione Francesco Rocca ha deciso di “combattere” e di evitare l’ennesimo commissariamento. Ha detto ieri: “La sanità è un tema fra i più delicati, difficili, irrisolti: ne ho assunto la delega perché volevo metterci la faccia, ed è quello che sto facendo. Vedere in quali condizioni versa la sanità regionale è un dolore che si accompagna ai 22 miliardi e 300 milioni che gravano sul bilancio. Dobbiamo avere il coraggio di osare. Se non si affronta questa problematica in maniera sistemica, come abbiamo iniziato a fare, la Regione intera rischia il collasso. La situazione dei pronto soccorso è inaccettabile e umilia la dignità dell’essere umano”.
Bisogna avere il coraggio di dire una cosa: negli ultimi tre anni tutte le energie sono state dedicate all’emergenza Covid, che è stata affrontata discretamente grazie ad un lavoro corale. Ma la sanità non è solo il Covid: tutto il resto è rimasto fermo oppure è peggiorato. Il centrosinistra di Zingaretti ha fallito e adesso tocca al centrodestra di Rocca rimediare. Nessuno però ha la bacchetta magica. Perciò serviranno quelle “scelte dolorose” annunciate da Rocca.
COMUNALI VICINE
Due modelli diversi e alternativi, già sperimentati altrove ma mai con l’importanza di una grande città come Anagni. Il sindaco Daniele Natalia cercherà di ottenere il secondo mandato con una coalizione ampia (sette liste) ma anche caratterizzata politicamente. Ha i simboli dei tre partiti del centrodestra: Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia. Un inedito anche in Ciociaria di questi ultimi tempi. Ci sono però delle differenze sul piano del contributo alla campagna elettorale. Naturalmente bisognerà aspettare i risultati, ma si vedono da tempo.
Negli ultimi anni Natalia ha dovuto fare i conti con tante defezioni nella sua maggioranza ed è indubbio che il partito di Giorgia Meloni, guidato da Massimo Ruspandini in Ciociaria, gli sia stato più vicino di tutti. Daniele Natalia è uno dei tre subcommissari provinciali di Forza Italia (gli altri due sono Adriano Piacentini e Rossella Chiusaroli), ma il perno della sua alleanza è FdI. L’avversario più quotato è sicuramente Alessandro Cardinali, ex vicepresidente della Provincia: pure lui proviene da Fratelli d’Italia. Ha scelto un modello differente, una specie di evoluzione del Campo largo in salsa ciociara voluto oltre un anno fa dal leader del Partito Democratico Francesco De Angelis (che infatti lo appoggia).
Cardinali ha scelto di costruire una coalizione civica: questo non vuol dire che non ci sono esponenti politici, ma il civismo è reale nell’impostazione amministrativa. C’è anche il fatto che ormai da anni Francesco De Angelis è convinto che nello scontro diretto con il centrodestra il Pd è perdente alle comunali. Dunque l’alternativa non può che essere quella di cambiare gioco e schemi. Lo ha fatto a Sora e alla Provincia, con ottimi risultati: i due successi di Luca Di Stefano. Vediamo cosa succederà ad Anagni. Se poi Natalia e Cardinali dovessero arrivare al ballottaggio, allora occorrerebbe rivedere qualcosa per le ultime due settimane. Danilo Tuffi spera di arrivarci lui al secondo turno: è l’uomo di Franco Fiorito, che per un anno ha lasciato intendere che sarebbe stato lui a concorrere. Non è andata in questo modo, ma in ogni caso su Tuffi si conterà l’ex capogruppo regionale del Pdl. Senza alcuna pressione politica Luca Santovincenzo: qualunque risultato sarà positivo.
A Ferentino c’è una situazione completamente inedita. Per decenni il centrosinistra ha ragionato e si è mosso nella sicurezza di un gioco di sponda triangolare tra Francesco Scalia, Piergianni Fiorletta e Antonio Pompeo. Inoltre Scalia e Pompeo sono stati entrambi presidente della Provincia, ognuno per due mandati anche se con leggi elettorali differenti. Fino al 2018 non c’erano stati problemi: oggi, a cinque anni di distanza, quel modello di alleanza politico-amministrativa, è divisa in tre tronconi. Con tre candidati a sindaco: Piergianni Fiorletta (sostenuto da Francesco De Angelis), Alfonso Musa (voluto da Antonio Pompeo), Angelica Schietroma (che ha l’appoggio di Amedeo Mariani). Una vera e propria “esplosione” di una coalizione che ha rappresentato un contenitore enorme. Come dimostra il fatto che il centrodestra ha rinunciato sul nascere a competere in maniera unitaria, preferendo piazzare molti esponenti di partito nelle diverse liste civiche. Specialmente di Fiorletta.