La bellezza salverà il mondo, diceva Dostoevskij. Forse si, ma non in guerra. Non risparmia bambini, donne, anziani, animali. Figuriamoci se risparmia l’arte e la cultura. Se ci rivolgiamo al passato, abbiamo diversi esempi: la città di Palmyra distrutta per sempre in Siria, i saccheggi a danno delle opere d’arte, tuttora disperse, durante il regime nazista. Così accadde anche per il Ritratto di giovane uomo di Raffaello, o per La Camera d’ambra, nell’ex residenza estiva degli zar di Russia, completamente distrutta durante la seconda guerra mondiale.
Oggi, come in un tuffo di testa nel passato, ci troviamo difronte la stessa situazione. L’Ucraina è piena di bellezza e, come detto, la bellezza non sfugge ai bombardamenti. La cultura è a repentaglio, la cultura è la vittima collaterale delle bombe. A Leopoli i cittadini si sono mobilitati per proteggere e mettere in salvo sculture, dipinti e monumenti. È il caso della celebre scultura lignea del Cristo Salvatore, asportata dalla cattedrale armena e portata nei bunker anti-bomba (la foto è diventata virale sui social).
Parte di un’iconostasi medievale, l’opera è sopravvissuta alla Seconda Guerra mondiale e ha un valore artistico, religioso e simbolico altissimo. Come la stessa chiesa che la ospita, considerata uno degli edifici sacri più antichi dell’Europa Occidentale, insieme alla Cattedrale di Santa Sofia di Kiev. La storia di Santa Sofia è millenaria, risparmiata dai bombardamenti degli anni ’40, la chiesa armena è rimasta per molti anni chiusa e adibita a magazzino. Finché il 18 maggio 2003 non è stata riconsacrata.
Dichiarata patrimonio dell’Umanità dall’Unesco nel 1990, è il monumento più importante e conosciuto della capitale ucraina, simbolo dell’unità del paese. La sua distruzione sarebbe un attacco alla memoria mondiale.
Compromesso anche il celebre dipinto di Caravaggio La cattura di Cristo, noto come “Il bacio di Giuda”, conservato nel museo d’Arte Occidentale di Odessa.
Altre perle ucraine, le fontane di piazza Rynok, davanti al municipio, che sono parte del patrimonio dell’Unesco e che la città, insieme a restauratori polacchi ed ucraini, si sta adoperando per proteggere. Purtroppo le loro dimensioni non consentono di ricollocarle altrove e l’unica soluzione resta quella di proteggerle con teli ignifughi e lana di vetro. Attaccati anche gli edifici dell’Università nazionale di arte e dell’Accademia di cultura, oltre che il Yermilov Centre, uno dei musei di arte contemporanea della regione storici. A Ivankiv colpito il museo di Maria Primachenko o il memoriale dell’Olocausto di Babyn Yar e il Museo di Storia Locale.
Negli ultimi giorni, anche la comunità artistica internazionale si è mobilitata per esprimere il proprio dissenso attraverso gesti di solidarietà ma anche di natura politica molto netti. Alla porte dell’inaugurazione della 59ª Biennale di Venezia, infatti, sono arrivate le dimissioni della direttrice del Vsevolod Meyerhold State Theater and Cultural Center di Mosca Elena Kovalskaya e poi di Vladimir Opredelenov, vicedirettore del Museo Pushkinin.