Colloqui di lavoro, l’Unione europea cambia le regole: subito l’indicazione dello stipendio e stop a discriminazioni salariali di genere. La nuova direttiva è stata approvata dal Parlamento europeo a fine marzo e varrà per tutti i 27 stati Ue, che hanno 3 anni di tempo per implementarla.
Una “rivoluzione” non da poco
Dunque, secondo la rivoluzione – non da poco – impressa dall’Ue, già nelle inserzioni con cui si offre lavoro e comunque entro il primo colloquio, il datore di lavoro deve indicare l’importo dello stipendio e vengono meno tutte le «clausole di segretezza salariale» previste per contratto.
L’obiettivo che si è posto il Parlamento europeo è quello di superare il cosiddetto “gender pay gap”, ovvero il divario retributivo tra persone di generi diversi.
Nuove regole anche per il colloquio di lavoro
Come detto, le misure dettate dall’Europa riguardano anche i colloqui: i datori di lavoro devono dichiarare il livello retributivo prima dell’assunzione, per legge, specificando i criteri che definiranno la paga annua e l’avanzamento di carriera. Ovviamente tali criteri debbono essere “neutri” e quindi valere sia se il candidato è donna o è uomo. L’ammontare dello stipendio può essere indicato sia nell’annuncio di lavoro o subito prima del colloquio. Inoltre, durante il colloquio, i datori di lavoro non potranno chiedere informazioni ai candidati su quanto guadagnano al momento o quanto hanno guadagnato fino ad allora.
Più trasparenza per promozioni ed avanzamenti
La direttiva prevede che anche i processi di avanzamento professionale all’interno dell’azienda siano completamente trasparenti e non discriminatori, tramite sistemi di valutazione e classificazione “neutri sotto il profilo del genere”, così come dovranno esserlo gli avvisi di posto vacante e la denominazione delle posizioni lavorative.
Addio al segreto salariale
Come accennato, con la nuova direttiva viene meno il “segreto salariale”. Le nuove regole prevedono, anzi, che i lavoratori e i loro rappresentanti possano accedere a “informazioni precise sui livelli retributivi individuali e medi, suddivisi per genere” e se nell’azienda o nell’amministrazione pubblica emerga una differenza di almeno il 5%, “i datori di lavoro dovranno rivalutare le retribuzioni in cooperazione con i sindacati”.
Spetterà ora a ciascuno dei 27 Paesi dell’Ue recepire la direttiva e stabilire “sanzioni efficaci” per i datori di lavoro che non rispettano le nuove regole. Mentre ai lavoratori che subiranno discriminazioni dovranno essere garantiti idonei risarcimenti.