Si stimano in circa 716.000 i militari italiani che dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 furono fatti prigionieri e deportati nei lager nazisti, dai tedeschi divenuti all’improvviso nemici. A questi vanno aggiunti altri circa 33.000 deportati politici e 9.000 zingari ed ebrei d’Italia e dell’Egeo. Oltre sette milioni di familiari rimasero improvvisamente all’oscuro della sorte dei loro cari. Ora il PNRR stanzia 50 milioni di euro per risarcire le famiglie dei deportati.
L’armistizio dell’8 settembre 1943
L’Armistizio, firmato dal generale Giuseppe Castellano, su incarico di Badoglio nominato primo ministro da Re Vittorio Emanuele III subito dopo la deposizione di Mussolini, il 25 luglio 1943, e firmato anche dal generale statunitense Dwight D. Eisenhower, segnò la fine della partecipazione italiana al secondo conflitto mondiale al fianco della Germania nazista e l’inizio della Resistenza contro l’occupazione tedesca.
L’Uai a disposizione delle famiglie che vogliono chiedere risarcimento
A ricordare la drammatica pagina di storia che fu scritta dai tedeschi che videro come un imperdonabile tradimento la scelta del governo Badoglio di firmare il disimpegno dell’Italia nell’alleanza con la Germania, è stata l’ Unione Artigiani Italiani del Lazio, che per bocca del suo presidente, Michele Francesco Abballe, ricorda come il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) abbia destinato 50 milioni di euro per risarcire i prigionieri di guerra sopravvissuti e i loro familiari “quali riconoscimento dei sacrifici e delle sofferenze patite”. Abballe fa sapere che l’Uai èal servizio delle famiglie coinvolte nel dramma della deportazione, aprendo gli uffici e il patronato di Frosinone, Cassino, Roma e Latina per dare la possibilità di verificare se si possiede il diritto al risarcimento, in qualità di internato o parente. Gli uffici saranno aperti fino al prossimo 19 maggio ed è possibile anche telefonare allo 0775 871601 per avere tutte le informazioni utili.
Abballe: “Ferite profonde, ma ora è il momento della riconciliazione”
“Sappiamo bene – sottolinea Abballe– che il risarcimento non basta a sanare le ferite del passato ma occorre una profonda riflessione per un vero e proprio processo di riconciliazione che veda impegnate anche le prossime generazioni che rappresentano il futuro della nazione. In ogni caso si tratta di un aiuto economico che in qualche modo può lenire i dolori del passato”.