Il Consiglio regionale è inutile, costoso e incapace di legiferare: va abolito. Parola del consigliere regionale Davide Barillari che ha presentato un’apposita mozione per ‘cancellare’ l’organo legislativo del Lazio. Il testo del documento depositato in Consiglio regionale è stato anticipato dalla testata giornalistica 7Colli.
Barillari, ex 5 Stelle ora nel gruppo misto dell’Aula della Pisana, ha redatto un documento, lungo 9 pagine, che termina con la richiesta al governatore Nicola Zingaretti di “avviare tutte le iniziative necessarie per l’abolizione del Consiglio regionale” in considerazione dei costi eccessivi dell’organo legislativo e della sua scarsa capacità di produrre atti e leggi utili ai cittadini, limitandosi a un mero ruolo passivo di ratifica di decisioni prese dalla Giunta o dallo stesso Presidente della Regione.
Una provocazione più che altro, visto che i consigli regionali sono previsti da norma costituzionale, che serve però all’esponente d’opposizione per denunciare tutta una serie di criticità e cattive abitudini nel funzionamento della macchina regionale.
Del resto, la mozione, dopo una parte iniziale che ricostruisce le inchieste e i sospetti di infiltrazioni criminali nell’organo legislativo regionale dalla sua istituzione (1970) fino al processo di Mafia Capitale (che però di mafia ne ha trovata poca o niente), sembra diventare un vero e proprio atto di accusa redatto da un Pm.
Barillari elenca, infatti, una dopo l’altra le ragioni per cui il Consiglio regionale andrebbe abolito: prima di tutto non c’è uguaglianza tra i consiglieri di maggioranza e di minoranza, al di là delle belle parole sprecate nel testo dello Statuto. Chi fa parte dei partiti di governo – dice il consigliere – ha libero accesso a uffici e servizi e più avvicinare presidente, assessori e dirigenti; chi fa parte della minoranza ha difficoltà anche a prenotare una stanza per una riunione e, se ai primi basta una telefonata all’ufficio giusto, i secondi restano impantanati in moduli, domande, richieste e tanta burocrazia. Per Barillari esiste proprio un’organizzazione piramidale tra i consiglieri: all’apice – cui tutto è consentito – quelli di maggioranza; a livello intermedio quelli che, seppur minoranza, sorreggono il governo regionale, giù in fondo quelli che fanno opposizione, ai quali – come nei migliori film di Fantozzi – spettano anche spazi e uffici angusti e più umili (senza piante di ficus e poltrone di pelle umana…)
Dito puntato contro gli stessi consiglieri regionali, pronti a passare da un partito all’altro per convenienza e pronti ad essere ricompensati con incarichi di presidenza e vicepresidenza (e relativi indennizzi) nelle commissioni anche create ad hoc (quelle speciali) se non ve ne sono a sufficienza.
Barillari mette sotto accusa anche la capacità legislativa del Consiglio: poche le leggi che partono dall’Aula, il grosso della produzione viene da iniziativa della Giunta, che il Consiglio si limita “a ratificare”. Scandaloso, dice, quello che avviene con il Bilancio e il Collegato: ogni manovra passa sempre e solo con un maxi-emendamento dell’esecutivo, presentato di notte a poche ore dalla scadenza del tempo per varare la legge, vanificando ogni attività dei consiglieri che se non lo votano si devono far carico del blocco dei finanziamenti a imprese e cittadini.
Non va meglio – dice Barillari – il lavoro in commissione, le audizioni (quelle scomode si farà di tutto per non farle), quando intervengono i manager Asl – sottolinea il consigliere – sono sempre allineati ai diktat del partito di maggioranza e non racconteranno mai criticità, problemi o si assumeranno mai la responsabilità di errori durante il loro operato; male anche in Aula (dove il presidente della regione non passa mai se non in occasioni ‘speciali’); peggio con le nomine che decide il Governatore e l’Aula si limita a ratificare.
A termine del suo lungo atto d’accusa, Barillari sintetizza: “i cittadini residenti nel Lazio non ricevono alcun vantaggio o beneficio dall’attività del Consiglio Regionale. E’ possibile ipotizzare, e dimostrare, addirittura un danno agli interessi generali dei cittadini stessi, che si ripercuote attraverso la discriminazione nell’accesso ai servizi e ai finanziamenti regionali.
Per tutti questi motivi il consigliere chiede al Governatore Zingaretti di: “avviare tutte le iniziative necessarie per l’abolizione del Consiglio Regionale del Lazio, considerati i suoi eccessivi costi sulle casse pubbliche, la sua scarsa rappresentatività nella difesa degli interessi reali dei cittadini, la sua inefficacia nel produrre atti e leggi che abbiano un reale e favorevole impatto sulla vita dei cittadini residenti nella Regione Lazio, e la sua inutilità nello svolgere il mero compito di ratificare delibere, nomine e decisioni già prese autonomamente dalla Giunta regionale e dal Presidente di Regione”.