Le fibrillazioni di Mastrangeli fanno scaldare i muscoli a Tagliaferri

Al Comune di Frosinone dominano le lacerazioni e i colpi bassi. Ma alla fine nessuno arriva fino in fondo. L’ora della verità scoccherà sei mesi prima delle elezioni del 2027, quando si capirà chi vuole davvero ricandidare Mastrangeli. Il quale però si sta già attrezzando con il piano B. Intanto a Roma circola con insistenza la voce che vede Fratelli d’Italia pronta a puntare su Fabio Tagliaferri come prossimo primo cittadino.
Non cambia nulla. Mai. I malumori e i mal di pancia si manifestano durante le sedute del question time, ma poi al Comune di Frosinone il sindaco Riccardo Mastrangeli resta nella sua zona di comfort. Perché nessuno è in grado (e vuole) davvero metterlo in difficoltà. Ha una coalizione trasversale senza… maggioranza. Ferma a 16 su 33. La Lista per Frosinone di Antonio Scaccia nei mesi scorsi ha provato a prendere le distanze, a mettere in difficoltà il primo cittadino. Soprattutto con alcune interrogazioni del consigliere Corrado Renzi. Ma poi tutto è finito, come sempre, a tarallucci e vino. Con la “benedizione” all’interno del perimetro della “galassia della Lega” di Nicola Ottaviani: Carroccio, Lista per Frosinone, Lista per Ottaviani, Marco Sordi (Lista Vicano). In tutto 7 consiglieri, funzionali al voto ponderato per Andrea Amata alle prossime provinciali. Nulla di meno. Nulla di più.
Il gruppo di Fratelli d’Italia (5 esponenti) è sicuramente quello più critico, soprattutto sul piano amministrativo. Alcune prese di posizione di Marco Ferrara nell’aula di Palazzo Munari sono assai significative. Però FdI è il primo partito del Paese, della Regione, della provincia e nei Comuni, compreso il capoluogo. Il che implica un senso di responsabilità totale nei confronti di ogni Amministrazione governata dal centrodestra. Fra l’altro il parlamentare e coordinatore regionale Paolo Trancassini lo ripete ogni giorno. Però Fratelli d’Italia ha chiesto risposte semplici a Mastrangeli: una rivisitazione funzionale di alcuni aspetti del Piano di mobilità, l’individuazione di un “diciassettesimo” consigliere in grado di blindare la maggioranza. Risposte non sono arrivate e alla lunga questo porta dritti nella logica che ogni pazienza alla fine ha un limite. Ma non adesso.
Ieri a Roma, nei corridoi del Consiglio Regionale, si faceva un gran parlare del piano che sarebbe pronto per porre fine allo stillicidio che ha paralizzato l’era Mastrangeli. Fabio Tagliaferri (galvanizzato dal successo della mostra sul tesoro degli antichi egizi in corso alle Scuderie del Quirinale) sollecitato dai piani alti di FdI, pare abbia rotto gli indugi e stia scaldando i muscoli per lanciare la propria candidatura. Sulla quale sembra abbia ottenuto il placet di tutto il partito e che in molti vedrebbero come l’unica possibilità per riportare su un piano di normalità sia l’intera coalizione di centrodestra, sia l’amministrazione del capoluogo attraversata quotidianamente da ogni tipo di fibrillazione.
Per il resto, poco da dire: la Lista Marzi in seconda convocazione non è più nelle condizioni di essere decisiva per il mantenimento del numero legale. Ma non firmerà dimissioni di massa o mozioni di sfiducia. Opposizioni (Pd e Psi) e “dissidenti” non hanno i “numeri” e neppure la necessaria unità di intenti per effettuare un ribaltone. Fra l’altro per Forza Italia (all’opposizione da un anno e mezzo) non è comunque semplice arrivare a delle intese con il Pd. E viceversa.
Peraltro in provincia di Frosinone non si guarda più da tempo agli esempi che ci sono a livello regionale. Prendiamo il Pd. Nel Lazio Daniele Leodori e Claudio Mancini blindano il partito in una logica unitaria e condivisa, allargando la segreteria a tutti i leader delle diverse correnti. In primis Mancini (Rete Democratica). Perché? Per preparare le elezioni comunali di Roma (2027) e poi quelle regionali (2028). In provincia di Frosinone, invece, la stagione congressuale rimane ancora caratterizzata da nervosismi e mancanza di fiducia tra le varie aree. Nonostante Sara Battisti (Rete Democratica) e Francesco De Angelis (AreaDem) sarebbero disponibili ad un accordo. Se dipendesse solo da loro.
La maggioranza di centrodestra che appoggia il Governatore Francesco Rocca viaggia nel solco dell’unità granitica, anche quando inevitabilmente discute. Al Comune di Frosinone, invece, il centrodestra non c’è più. Forza Italia è da un anno e mezzo fuori dalla coalizione che sostiene il sindaco Riccardo Mastrangeli. La Lega, attraverso triangolazioni con alcune civiche (Lista per Frosinone e Lista Ottaviani), vorrebbe ancora dettare la linea. Come se non fosse cambiato nulla. Fratelli d’Italia alterna volontà di andare alla resa dei conti a senso di responsabilità
In questa situazione Riccardo Mastrangeli non corre rischi. Almeno finora. La consiliatura finisce nel 2027, quando in primavera si tornerà alle urne per le amministrative. In contemporanea con Roma. Centrodestra e centrosinistra difficilmente “concederanno” ai partiti di smarcarsi nei Comuni capoluogo. Però nei sette mesi precedenti potrebbe succedere di tutto. Sarà quello il vero terreno di “battaglia politica” anche al Comune di Frosinone. Per capire se nel centrodestra tutti vogliono davvero ricandidare Riccardo Mastrangeli. Il quale però si sta già attrezzando con la soluzione alternativa: “galassia della Lega” e coalizione di civiche trasversali.
Fino ad allora, avanti come se nulla fosse. Lacerati e contenti. In un gioco delle parti da commedia degli inganni. Nelle ultime ore, però, è emersa una variabile. All’ordine del giorno della prossima seduta ordinaria del consiglio comunale potrebbero essere (re)inserite le mozioni riguardanti la situazione in Medio Oriente. Naturalmente rielaborate e attualizzate. Ma il punto è uno: l’ordine del giorno di Domenico Marzi sarà votato o no dai gruppi che sostengono Mastrangeli? E se così non dovesse essere, la Lista Marzi tornerebbe all’opposizione? Non rimane che attendere la prova del nove. In aula.