Le ultime sanzioni alla Russia rischiano di strangolare anche le aziende ciociare

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C’è da sperare che le sanzioni comminate ai russi sortiscano qualche effetto almeno sotto il profilo della dissuasione. Che servano in altri termini a convincere lo zar che non è più il caso di strangolare l’Ucraina. In caso contrario, le nostre aziende continueranno a pagare pegno a una politica di restrizioni all’export che alle lunghe rischia di strangolare le imprese medesime e quindi noi.

Anche perché, va detto, si tratta di misure realizzate letteralmente alla cieca, senza indicazioni sulla durata o motivate da obiettivi ben precisi. Il quarto pacchetto di limitazioni varato dai rappresentanti dei 27 paesi membri dell’Ue e annunciato l’11 marzo scorso dal presidente della commissione europea Ursula van Der Leyen in particolare introduce il divieto di importare in Ue alcuni prodotti siderurgici, scelta che dovrebbe costare alla Russia 3,3 miliardi di euro di ricavi e il divieto di esportare beni di lusso dall’Ue verso l’ex Unione sovietica.

Ebbene proprio quest’ultimo aspetto costerà caro al nostro Paese. Secondo Confartigianato, l’Italia è il primo paese tra quelli della Ue per export in Russia di prodotti della moda, per un valore di 1,3. Miliardi di euro, prodotti per l’arredamento (circa mezzo miliardo di euro). Si tratta di cifre a cui l’economia italiana dovrà dire addio. E sapete a livello provinciale quali sono, come spiega Confartigianato, i capoluoghi più esposti a livello di export manifatturiero?

Li elencava ieri il quotidiano la Verità: Vercelli, Fermo, Vicenza, Reggio Emilia, Treviso, Bologna, Piacenza e (tenetevi forte) Frosinone. Anche il nostro capoluogo insomma in questi anni di sanzioni all’orso russo, dal 2013 al 2021 e ora grazie alle ultime varate dalla Ue, ha perso in quota parte qualcosa dei 24,7 miliardi di euro (tre miliardi all’anno a spanne) “congelati” nella steppa.
“Gli operatori interessati devono essere indennizzati per le perdite economiche provocate dalle decisioni del Consiglio Ue”, sottolinea Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura che ha aggiunto: “Siamo comunque ottimisti sulla possibilità di trovare, in sostituzione di quelli russi, nuovi consumatori ed estimatori dei nostri prodotti”. Sperèm.

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