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L’inflazione ‘mangia’ i nostri risparmi: nel Lazio ‘svaniscono’ oltre 9 miliardi di euro

Redazione
Roma e la sua provincia le più penalizzate, seguono Latina, Frosinone, Viterbo e Rieti
Ottobre 10, 2022

Oltre 9,3 miliardi di euro. A tanto ammonta la perdita del valore di acquisto dei risparmi dei residenti nel Lazio. La stima è stata effettuata dall’Ufficio studi della Cgia, associazione di piccole e medie imprese, ipotizzando che le famiglie italiane abbiano mantenuto nel proprio istituto di credito gli stessi risparmi che avevano a inizio anno. Di conseguenza, la crescita dell’inflazione – che per l’anno in corso è valutata all’8 per cento, valore medio tra quello registrato dall’Istat nei primi nove mesi del 2022 (+7%) e l’inflazione registrata nel mese di settembre 2022 (che sfiora il +9%) -, ha fortemente eroso la dimensione economica reale del deposito bancario. 

L’unica consolazione – si fa per dire – è che una piccolissima parte della perdita di potere di acquisto verrà compensata dall’aumento degli interessi sui depositi. Dopo il recente incremento dei tassi, deciso dalla Bce, le banche, nella seconda parte dell’anno, stanno riconoscendo ai propri correntisti degli interessi positivi. Tuttavia, il conto da “pagare” è pesantissimo e colpisce maggiormente le famiglie meno abbienti.

Le grandi città e il Lazio

Il conto più salato viene pagato dalle famiglie residenti nelle grandi città, dove il caro vita si fa sentire maggiormente.

Nel Lazio sono ovviamente Roma e la sua provincia a subire gli effetti più pesanti: a fronte di 92,8 miliardi di risparmi la stima della perdita di acquisto è calcolata in 7,4 miliardi di euro.

Tra le grandi metropoli italiane troviamo poi Milano, dove l’inflazione ‘erode’ 7,39 miliardi di euro di risparmi familiari, Torino 3,85, Napoli 3,33, Brescia 2,24 e Bologna 1,97. Tra le meno esposte, infine, scorgiamo la provincia di Enna con 156 milioni di euro, Isernia con 153 e Crotone con 123.

Se ci limitiamo a valutare la situazione della nostra regione, nel resto del Lazio, subito dopo la provincia romana, si colloca, per perdita del potere di acquisto, la provincia di Latina che vede persi, a fronte di 8,3 miliardi di euro di risparmi depositati in banche e uffici postali, 667 milioni di euro; segue quella di Frosinone che fa registrare risparmi per 8 miliardi e un’erosione del potere d’acquisto pari a 646 milioni di euro; quindi seguono Viterbo (4,8 miliardi di risparmi) con una perdita di 386 milioni e Rieti (2,3 miliardi di risparmi) e una perdita di capacità d’acquisto di 190 milioni d’euro.

Le proposte delle Pmi

Il rischio maggiore in questo contesto economico è quello che porta il nome di ‘stagflazione’ ovvero la situazione in cui sono contemporaneamente presenti nello stesso mercato sia un aumento generale dei prezzi (inflazione), sia una mancanza di crescita dell’economia in termini reali (stagnazione economica). Un quadro non certo lontano viste le difficoltà legate alla pandemia, agli effetti della guerra in Ucraina, all’aumento dei prezzi delle materie prime e dei prodotti energetici.

Per questo dalla Cgia, pur riconoscendo che “contrastare la stagflazione è un’operazione molto complessa”, propongono che le banche centrali “per attenuare la spinta inflazionistica” contengano “le misure espansive” e aumentino “i tassi di interesse”, operazione che consentirebbe “di diminuire la massa monetaria in circolazione. E’ evidente che avendo un rapporto debito/Pil tra i più elevati al mondo, con l’aumento dei tassi di interesse l’Italia registrerebbe un deciso incremento del costo del debito pubblico”. Un problema che potrebbe minare la nostra stabilità finanziaria.

“Bisognerebbe, infine, intervenire simultaneamente almeno su altri tre versanti – dicono da Cgia -: in primo luogo, attraverso la drastica riduzione della spesa corrente e, in secondo luogo, con il taglio della pressione fiscale, unici strumenti efficaci in grado di stimolare i consumi e per questa via alimentare anche la domanda aggregata di beni e servizi. Operazioni, queste ultime, non facili da applicare in misura importante, almeno fino a quando non verrà “rivisto” il Patto di Stabilità a livello europeo. Infine, ma non certo per ultimo, dovremo assolutamente sterilizzare i rincari delle bollette di energia elettrica e del gas che sono la causa di questo forte aumento dell’inflazione registrato in quest’ultimo anno”.

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