Le strategie per le provinciali da tre anni minano la coalizione di centrodestra che sostiene Riccardo Mastrangeli a Frosinone.
Ma il paradosso più grande è che il Comune capoluogo “storicamente” non ha mai toccato palla alla Provincia. L’atavico problema della mancanza di leader in grado di incidere fuori dai confini comunali e un opposizione che cincischia distratta da una serie infinite di beghe interne e veti incrociati.
Il paradosso è nei fatti. Le strategie per le elezioni provinciali del prossimo 8 marzo stanno condizionando pesantemente il quadro politico di Frosinone. Quando però è storicamente provato che il capoluogo non ha mai toccato palla nei piani alti dell’ente di piazza Gramsci. Men che meno da quando c’è la legge Delrio, quella dell’ente di secondo livello e del voto ponderato. Per due volte è stato eletto presidente Antonio Pompeo (sindaco di Ferentino), per una Luca Di Stefano (Sora), che naturalmente tra un anno punterà al bis.
Anzi, secondo tutti gli addetti ai lavori proprio la candidatura alla presidenza della Provincia di Riccardo Mastrangeli nel 2022 ha aperto una crepa politica forte all’interno della coalizione che lo aveva eletto.
Mastrangeli, che pochi mesi prima aveva invitato a votare per Nicola Ottaviani (Carroccio) alle politiche, si dichiarò primo cittadino in quota Carroccio. Cancellando un’intera campagna elettorale nella quale era stato super partes.
Due anni fa l’esito delle provinciali ha minato la stabilità dell’alleanza. Le mancate elezioni dirette come consiglieri di Maurizio Scaccia (Forza Italia) e Sergio Crescenzi (Fratelli d’Italia) hanno destabilizzato l’alleanza. Non è un caso che da quel momento 9 consiglieri eletti nel centrodestra hanno scelto altre strade. Nelle ultime settimane 2 sono tornati “a casa”. Ma non basta.
Pure la crisi in corso è legata alle provinciali. E perché? Nicola Ottaviani, deputato e coordinatore provinciale della Lega, punta sulla rielezione di Andrea Amata (politico di Atina eletto a Vicalvi). Per raggiungere l’obiettivo vuole che per lui voti l’intera “galassia della Lega”. E cioè: il sindaco Riccardo Mastrangeli, Gianpiero Fabrizi e Cinzia Fabrizi (Lista Ottaviani), Dino Iannarilli (Lega), Francesca Chiappini, Corrado Renzi, Sergio Verrelli, Francesco Pallone (Lista per Frosinone), Marco Sordi (Lista Vicano). Confida pure in Christian Alviani (Identità Frusinate). Un “pacchetto” di voti ponderati, ognuno dei quali conta 306 punti. A quota 3.060 l’elezione è sicura. In questo modo Ottaviani proverà pure a superare il candidato di Pasquale Ciacciarelli e Mario Abbruzzese, vale a dire Luca Zaccari, di Ferentino.
Fratelli d’Italia non sta a guardare. Fabio Tagliaferri vuole il capogruppo Franco Carfagna nell’aula dell’ente di piazza Gramsci. L’operazione unitaria del terzo assessorato per FdI (per Sergio Crescenzi o per Armando Simoni) serve anche per concentrare voti ponderati su Carfagna: i 5 di FdI, i 2 del Polo Civico, quello del presidente dell’aula Massimiliano Tagliaferri (indipendente) e quello di Carlo Gagliardi (Lista Marzi). Si parte da 9, ma si può salire. Per esempio Anselmo Pizzutelli e Maria Antonietta Mirabella (Lista Mastrangeli) potranno riflettere sull’eventualità di un voto a Carfagna.
Non sfugge a nessuno che il confronto a distanza tra Fratelli d’Italia e Lega a Frosinone sarà particolarmente rilevante.
Pasquale Cirillo cercherà di convogliare il… dissenso (nei confronti dell’Amministrazione Mastrangeli). Forza Italia è all’opposizione e ha un gruppo di 2 consiglieri. Si rivolgerà sia ai “dissidenti” del centrodestra che all’opposizione. Un risultato importante potrebbe rappresentare l’ennesima spina nel fianco dell’attuale maggioranza.
Dicevamo però del paradosso: il Comune di Frosinone (capoluogo) non ha mai “pesato” né alla Provincia né negli equilibri territoriali. Perché non riesce ad essere un punto di riferimento. E come potrebbe? Nel momento storico in cui il centrodestra governa il Paese, la maggioranza delle Regioni (tra le quali il Lazio), moltissimi Comuni, dove la coalizione è lacerata in maniera irrimediabile? A Frosinone naturalmente. Dove Forza Italia (il partito fondato da Silvio Berlusconi) è all’opposizione da oltre un anno e mezzo. Una circostanza particolarmente indicativa (e sottovalutata) è che il senatore e coordinatore degli “azzurri” nel Lazio Claudio Fazzone non si è mai sognato in questi anni di portare il “caso Frosinone” al tavolo regionale del centrodestra. Vuol dire che ritiene che non ci sono le condizioni. Per ricucire.
Sull’altro versante, quello del centrosinistra, dopo tre sconfitte consecutive il Partito Democratico è completamente immerso… nel congresso provinciale. Non nella dimensione di individuare un candidato sindaco condiviso con il resto della coalizione. E nessun segnale è stato inviato ai consiglieri Angelo Pizzutelli, Fabrizio Cristofari e Norberto Venturi. E proprio Norberto Venturi, in una recente dichiarazione a Ciociaria Oggi, ha detto: “Di certo c’è una crisi politica profonda del centrodestra, che ha vinto le ultime tre elezioni e che governa il capoluogo dal 2012. Le spaccature sono numerose e fortissime. Penso sinceramente che il centrosinistra, e in particolare il Partito Democratico, dovrebbe avere un atteggiamento diverso. Per quanto riguarda il Pd (il mio partito), viene in mente la famosa frase di Tito Livio: “Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur” (mentre a Roma si discute, Sagunto è espugnata). Mentre in provincia di Frosinone da oltre un anno il Pd è impegnato in una infinita discussione congressuale, nel capoluogo si susseguono Amministrazioni inconcludenti. Il centrodestra è in una crisi profonda. Non so se riusciranno a trovare una “sintesi”, ma in ogni caso qualcosa si è rotto in maniera irreparabile. E noi dovremmo cercare di cavalcare l’onda. Il Pd e il centrosinistra hanno amministrato il Comune capoluogo per tre consiliature. Dobbiamo cambiare passo e costruire le condizioni per un’alternativa seria. L’iniziativa politica spetta al Partito Democratico. Se non ora, quando?”.
Ecco, il fallimento politico più evidente del Comune di Frosinone è “storico”: mai è riuscito a far pesare il ruolo di capoluogo.
