Ufficio tecnico da commissariare. L’associazione ambientalista Fare Verde di Monte San Giovanni Campano torna a chiedere provvedimenti contro l’inerzia dell’ufficio comunale competente per gli abusi edilizi, che oltre a non riscontrare le richieste di accesso agli atti formulate dall’associazione guidata da Marco Belli, presidente provinciale e dirigente nazionale di Fare Verde, ha ricevuto nelle ultime settimane anche un ultimatum da parte del Tar del Lazio, che ha riscontrato, su iniziativa di un privato controinteressato, come l’ufficio tecnico non persegua compiutamente gli abusi edilizi, provvedendo, dopo la contestazione e l’emissione delle ordinanze di rito ad assumere anche tutti i provvedimenti consequenziali utili al ripristino dello stato dei luoghi.
Quelle demolizioni che nessuno vuol fare
Infatti, è proprio sulle demolizioni delle opere abusive che gli enti locali spesso si arenano, per scelte di piccola convenienza politica che spesso rischia di diventare connivenza con chi ha violato la normativa urbanistica, tanto che – nel recente passato, val la pena ricordarlo – la magistratura inquirente ha sollecitato sia la polizia locale che i responsabili tecnici dei vari comuni della provincia, mettendo a disposizione la propria collaborazione, per l’abbattimento degli abusi scoperti.
Il giudici assegnano 60 giorni per mettersi in regola
Tornando alla vicenda di Monte San Giovanni Campano, a metà dello scorso mese di febbraio, il Tar di Latina ha assegnato due mesi di tempo al Comune per “il compimento delle attività necessarie alla compiuta esecuzione dei provvedimenti sanzionatori emessi” e relativi ad alcuni abusi edilizi, per i quali – come lamentato da alcuni cittadini interessati – oltre ad emettere le ordinanze di ripristino dello stato dei luoghi, nulla di concreto ha fatto l’ente locale per sanzionare, reprimere e demolire gli abusi. Tra l’altro, il Comune non ha ritenuto neanche costituirsi davanti al Tar per difendere le proprie (non) scelte.
I giudici amministrativi hanno evidenziato in sentenza: “Ritenuto che il ricorso sia fondato, essendo rilevabile un’inerzia imputabile al Comune di S. Giovanni Campano, dato che la stessa avrebbe dovuto ultimare il procedimento sanzionatorio avviato nei confronti dei controinteressati adottando, a seguito dell’emanazione dell’ordinanza di demolizione, i provvedimenti e gli atti materiali ulteriori; Ritenuto che, stanti i poteri sostitutivi conferiti alla Prefettura (…), in materia di vigilanza sul territorio, non possa al momento procedersi alla nomina di un commissario sostitutivo ad acta; ritenuto che il regime delle spese di lite possa seguire la soccombenza, nella misura liquidata in dispositivo” accoglie il ricorso e per l’effetto: “a) assegna al Comune di Monte S. Giovanni Campano il termine di sessanta giorni (…), per il compimento delle attività necessarie alla compiuta esecuzione dei provvedimenti sanzionatori (…); b) condanna il Comune di Monte S. Giovanni Campano al pagamento delle spese di lite, che sono liquidate in euro 2.000,00 (duemila/00), oltre ad accessori di legge e rifusione del contributo unificato versato”.
Fare Verde attacca: “Adesso vediamo cosa fanno, non è cambiato nulla”
“Voglio capire adesso – ha commentato il presidente di Fare Verde, Marco Belli – se il Comune continuerà con l’atteggiamento di inerzia avuto finora, anche dopo la condanna del Tar. Di certo è estremamente imbarazzante il silenzio del sindaco e di tutti i consiglieri comunali in maggioranza e in opposizione. Il silenzio del consigliere con la delega all’ambiente su questa vicenda oltre ad essere fin troppo rumoroso è anche un mistero che non si può risolvere. È quel tipo di silenzio che fa capire a tutti che nulla è cambiato rispetto alla passata amministrazione comunale”.