Una tangente intercettata 31 anni fa dai Carabinieri fece precipitare l’Italia in un abisso di corruzione e immoralità. Il 17 febbraio 1992 fu l’inizio di uno dei più grandi scandali giudiziari italiani, che ha segnato un’epoca della nostra storia. L’inchiesta Mani Pulite, ha contribuito alla scomparsa di partiti come la Democrazia Cristiana e il Partito Socialista Italiano, molto influenti negli anni ’80-’90 e il decadimento della Prima Repubblica e la conseguente nascita della Seconda. Un cambiamento consistente poiché ha reso possibile l’alternanza delle forze politiche alla guida del paese.
Mani Pulite (conosciuta anche come Tangentopoli) scoperchiò un vasto sistema organizzato di corruzione e tangenti utilizzata da diversi partiti politici per finanziare le loro attività ma anche per arricchire singoli dirigenti.
Il pool di magistrati di Milano che riuscì a rovesciare il sistema fraudolento era composto da: Antonio Di Pietro, Gherardo Colombro, Ilda Boccassinni e il procuratore Francesco Saverio Borrelli. Restano però ancora aperti una serie di interrogativi e le mai sopite polemiche sul ruolo degli avvocati e magistrati, tacciati di indebite invasioni di campo e di un uso distorto del potere conferitogli.
Ma andiamo con ordine, ripercorriamo le tappe principali dell’inchiesta portata avanti tra il 1992 e il 1994.
17 febbraio 1992, l’arresto di Mario Chiesa e l’avvio dell’inchiesta
Mario Chiesa, politico socialista e presidente della più grande struttura di cura e ricovero degli anziani di Milano dell’epoca, il Pio Albergo Trivulzio, diede il via alla prima parte dell’inchiesta. Chiesa, infatti, fu intercettato dai Carabinieri tramite l’imprenditore Luca Magni, che in quel momento doveva consegnargli una tangente di 7 milioni di lire (circa 3.500 euro) per ottenere l’appalto per le pulizie della casa di cura di cui era capo. Quando Chiesa ricevette la busta, i Carabinieri irruppero nell’ufficio. Durante l’arresto, Chiesa si liberò di un’altra tangente che aveva nel cassetto gettandola nello scarico del water. Questa tesi non è mai stata confermata da Chiesa.
L’operazione fu organizzata dall’allora sconosciuto sostituto procuratore Antonio Di Pietro, che poi divenne il simbolo dell’inchiesta, con la collaborazione del capitano dei Carabinieri Roberto Zuliani.
La confessione di Chiesa
Durante uno dei tanti interrogatori a cui venne sottoposto Chiesa, la verità salì a galla. Il milanese rivelò l’esistenza di un complesso sistema di tangenti che coinvolgeva ogni appalto in concessione, e che implicava qualsiasi partito politico, nessuno escluso. Da qui il vero e proprio inizio dell’inchiesta Mani Pulite, che portò alla luce un sistema corruttivo complesso e molto ben organizzato e che contribuì a destabilizzare l’ordine politico ed economico dell’inizio degli anni ’90.
Dalla politica all’imprenditoria
Di lì a poco i magistrati si resero conto di non avere a che fare con casi di corruzione slegati l’uno dall’altro, ma con un sistema strutturato e preciso, in cui per vincere appalti o realizzare opere pubbliche era necessario pagare tangenti. Non solo politici, ma anche imprese e imprenditori, non di poco conto, ma di enorme struttura: Olivetti, Eni, Fiat, Montedison e Enel, sono solo alcuni nomi su cui la penna dei magistrati si è posata. Con l’inizio del 1993, l’inchiesta Mani Pulite divenne sempre più corposa e nel gennaio dello stesso anno centinaia di avvisi di garanzia furono trasmessi ad altrettanti esponenti politici del Partito Socialista Italiano e al suo leader Bettino Craxi, come a numerosi imprenditori italiani.
L’impatto dei media: il tracollo dei partiti tradizionali, verso una nuova era
I magistrati aprirono indagini sui più importanti personaggi politici italiani. I telegiornali sono bollettini di guerra, dove al posto dei decessi vengono letti i numeri di avvisi di garanzia spediti ogni giorno. Fu proprio l’impatto mediatico e il clima di sdegno dell’opinione pubblica a decretare il crollo della cosiddetta Prima Repubblica e l’inizio della Seconda, delineata dallo scioglimento e la sostituzione dei partiti politici che dominavano la scena in Italia. Si passò così da una politica distante dal popolo, a una politica di contatto, dove la maggioranza la fa da padrona.
I numeri dell’inchiesta Mani Pulite
- INDAGATI: 4.520
- RICHIESTE DI RINVIO A GIUDIZIO: 3.200
- RINVIATI A GIUDIZIO: 1.322
- CONDANNE E PATTEGGIAMENTI: 1.281
- PROSCIOLTI: 635
L’etimologia Mani Pulite
La locuzione Mani pulite, venne coniata nel film di denuncia sociale Le mani sulla città del 1963 diretto da Francesco Rosi. In una scena del film alcuni deputati, in risposta a chi li accusa di avere le mani sporche (di soldi ndr.), affermano: «Le nostre mani sono pulite!». Poi ripresa anche dal deputato del PCI Giorgio Amendola in un’intervista. Dalla fine degli anni ’80 e fino ai primi anni del 2000, Mani Pulite identifica una serie di indagini condotte dalle procure italiane.
Il termine Tangentopoli negli anni successivi all’inchiesta Mani pulite venne ripreso per essere adattato ad altri tipi di scandali giudiziari come Calciopoli o Vallettopoli, entrando a far parte della cultura di massa italiana.