Ecco come va letta la seduta consiliare di ieri sera. Il gruppo di FdI e Massimiliano Tagliaferri hanno fatto capire al Sindaco e agli alleati della galassia del Carroccio che a dare le carte sono loro. E che sono sempre loro a determinare le condizioni affinché il numero legale ci sia oppure no. Il messaggio è chiaro: o il Sindaco ci ascolta oppure la continuità non è assicurata. Da nessuno.
Ora tra gli assessori traballano più di tutti Adriano Piacentini e Rossella Testa.
Una partita a scacchi ma anche a poker, tra bluff (scoperti) e scale reali calate al momento giusto.
Al termine della seduta del consiglio comunale di Frosinone di ieri sera sono emerse, tra le altre, due considerazioni. Fratelli d’Italia e il presidente dell’aula Massimiliano Tagliaferri hanno dimostrato che sono loro a dare le carte. In secondo luogo è evidente la spaccatura tra FdI da una parte e il sindaco Riccardo Mastrangeli e la “galassia della Lega” dall’altra.
Si giocava tutto sui primi due punti e non c’erano certezze sulla tenuta del numero legale. Si è discusso immediatamente l’ordine del giorno di Domenico Marzi sulla situazione in Medio Oriente, con particolare riferimento alla Striscia di Gaza. Un documento (presentato mesi fa)che era stato adattato all’attuale situazione. All’appello hanno risposto in 27 su 33. Alla fine hanno votato in 20: 12 sì e 8 astenuti. Hanno optato per l’astensione Fratelli d’Italia, Forza Italia (che ha tenuto la posizione nazionale del partitosul tema), Massimiliano Tagliaferri e Riccardo Mastrangeli. Il dato politico vero, però, è un altro e va fatto un passo indietro.
Prima dell’inizio della discussione sul punto sono usciti dall’aula i consiglieri della Lega, della Lista per Frosinone del vicesindaco Antonio Scaccia, della Lista Ottaviani e della Lista Vicano (Marco Sordi è organico al Carroccio). Segnale politico inequivocabile: la “galassia della Lega” che fa riferimento a Nicola Ottaviani non voleva la discussione del punto e quindi l’apertura della seduta consiliare. Sulla stessa posizione il sindaco Riccardo Mastrangeli, che poi ha dovuto fare buon viso a cattivo gioco.
Perché nessuno aveva fatto i conti con la strategia (risultata vincente) studiata a tavolino da Fratelli d’Italia in una strategia messa a punto dal convalescente Fabio Tagliaferri (alle prese con i postumi di un intervento alla spalla) e da Massimiliano Tagliaferri. La decisione di rimanere in aula e astenersi sull’ordine del giorno di Domenico Marzi (comunque modificato in una direzione più neutra sul piano politico) ha consentito che ci fosse il numero legale. E di conseguenza il messaggio politico all’indirizzo di Riccardo Mastrangeli è stato chiarissimo: senza FdI, senza Massimiliano Tagliaferri (ma senza anche Andrea Turriziani, della Lista Marini) non si va da nessuna parte. Non c’è maggioranza. Non c’è numero legale.
Poi si è passati al secondo punto, quello della mozione presentata da Anselmo Pizzutelli (Lista Mastrangeli) e altri. Sempre sulla situazione del Medio Oriente, ma con un’impostazione diversa da quella di Marzi. In questo caso Fratelli d’Italia e Andrea Turriziani sono usciti dall’aula. C’erano assenze anche nelle file delle opposizioni e dei cosiddetti “dissidenti”. I presenti si sono fermati a quota 16 su 33. Niente numero legale, seduta sciolta.
Riccardo Mastrangeli ha cercato di far passare la narrazione che si è trattato di una strategia condivisa e concordata. In realtà non è così. Perché ieri sera si è consumata una frattura strategica e politica profonda tra Fratelli d’Italia (con il gruppo che ha seguito le indicazioni di Franco Carfagna), Massimiliano Tagliaferri e Andrea Turriziani da una parte e l’area della Lega dall’altra.
Poco da girarci intorno. La tattica, messa a punto a tavolino da Fratelli d’Italia e Massimiliano Tagliaferri, era quella di consentire la votazione del primo punto e poi determinare le condizioni per lo scioglimento della seduta, evitando la trattazione degli altri temi. Per far capire a Riccardo Mastrangeli (e a Nicola Ottaviani) che le condizioni sono cambiate profondamente.
Quanto al sindaco Riccardo Mastrangeli ora ha davvero poco da festeggiare. La mancanza del numero legale è comunque una sconfitta sul piano politico ma pure amministrativo, considerando che gli altri punti all’ordine del giorno non sono stati né affrontati né tantomeno votati. C’era per esempio l’adesione del Comune all’Itis Meccatronico. E in ogni caso è compito di chi guida l’Amministrazione determinare le condizioni affinché le sedute vengano portate a termine.
Adesso dovrà essere il presidente del consiglio comunale Massimiliano Tagliaferri a riconvocare l’assemblea. Ancora non è chiaro se per la prosecuzione della seduta in seconda convocazione o ex-novo in prima. Ma è apparso chiaro che Mastrangeli potrà avere dei problemi perfino in seconda convocazione. Anzi, paradossalmente la seconda “chiama” può diventare più insidiosa della prima.
Sono Fratelli d’Italia, Massimiliano Tagliaferri e Andrea Turriziani ad avere le “chiavi” di una coalizione che non è maggioranza ma che al tempo stesso non può essere messa in difficoltà dalle opposizioni o dai “dissidenti”. Per motivi numerici innanzitutto. Oltre che politici. A diciannove mesi dalla fine della consiliatura Riccardo Mastrangeli è al bivio decisivo: o accetta la nuova situazione politica che si è determinata all’interno del centrodestra o difficilmente potrà essere lui il candidato sindaco del centrodestra nel 2027. Fra l’altro nelle scorse settimane è filtrata l’indiscrezione (non smentita da nessuno) dell’ipotesi Fabio Tagliaferri per ricompattare un’alleanza andata letteralmente in frantumi. Infine, FdI da mesi ha avanzato delle proposte sul tema della mobilità urbana e del Brt. Nessuna risposta. Senza considerare la richiesta di blindare la maggioranza arrivando a quota 17. Pure in questo caso zero risposte. La città intanto chiede risposte. E le risposte vanno date con il coraggio di sostituire chi non si è dimostrato all’altezza del compito e chi non ha, da tempo, la rappresentanza in Consiglio.
È sotto gli occhi di tutti come sia nociva, a fronte di risultati pari allo zero la permanenza in giunta di Rossella Testa assessore di un centro storico sempre più insicuro, dove trovare un parcheggio da parte dei residenti è un terno a lotto e penalizzato dall’incuria e dalla disattenzione verso le due opere chiave per il suo rilancio: il multipiano e l’ascensore inclinato. Problema che la Testa pensa di risolvere con occasionali street-food e improbabili mercatini spacciati per eventi. Come nessuno capisce l’arroccamento di Ottaviani e Mastrangeli su Adriano Piacentini che da tempo non ha lo straccio di un rappresentante a sostenerlo in consiglio.
Ora la musica sembra davvero finita. E come dice quella famosa canzone… gli amici se ne vanno.
