Ci siamo: al termine delle primarie del centrodestra (finalmente si chiude questa fase) inizierà la campagna elettorale vera per le comunali di Frosinone. Finora ci sono stati allenamenti blandi, scaramanzie da pre partita ma anche costruzione delle squadra, l’operazione che sta portando avanti Francesco De Angelis per Domenico Marzi.
I RISCHI CHE IL CENTRODESTRA NON VEDE
Le primarie sono state volute solo da Nicola Ottaviani e ripercorreranno gli stessi riti del 2012 e del 2017. Riccardo Mastrangeli vincerà con una percentuale alta ma non bulgara, seconda arriverà Rossella Testa, poi Raffaele Ramunto, Sonia Sirizzotti e Maria Grazia Cestra si giocheranno un ordine di arrivo che non influirà assolutamente su nulla. Finite le primarie di Ottaviani, Riccardo Mastrangeli dovrà assolutamente prendere in mano la situazione: programma, rapporti con gli alleati, attività diplomatica con i vari gruppi, opera di convincimento affinché siano candidati i migliori. Il sindaco Nicola Ottaviani dovrà effettuare un passo indietro, altrimenti oscurerà il candidato che lui ha voluto più di chiunque altro.
Una ventata di cambiamento deve esserci, altrimenti a cosa servono le elezioni? A cosa serve parlare di ricambio della classe dirigente? Riccardo Mastrangeli dovrà concentrarsi su due aspetti. Nel centrodestra non ci saranno più il Polo Civico di Gianfranco Pizzutelli e la lista di Carlo Gagliardi e Carmine Tucci. Si può discutere sulle motivazioni e sugli effetti, ma si tratta di un fatto. E anche se le due liste non dovessero prendere gli stessi voti della volta scorsa, sono comunque voti che dal centrodestra passeranno al centrosinistra. Se il candidato sindaco fosse stato ancora Nicola Ottaviani, Fratelli d’Italia avrebbe concorso per conto proprio. Non lo ha fatto perché Riccardo Mastrangeli ha ricostruito un rapporto con il leader provinciale Massimo Ruspandini e con Fabio Tagliaferri. Deve continuare su questa strada.

C’è poi il rischio maggiore: il centrodestra appare rilassato, come se le elezioni fossero già vinte e si trattasse di capire solo con quali percentuali e quali eletti. Non è assolutamente così. Chiuso il capitolo delle primarie, la campagna elettorale dovrà far segnare un cambio di passo. Nel centrodestra in questi mesi si è dato per scontato che si vince e basta. Ma il ballottaggio rappresenta un’insidia che Riccardo Mastrangeli non può sottovalutare nemmeno in caso di un generoso vantaggio al primo turno.
IL RITORNO DI ABBRUZZESE
Attivissimo Mario Abbruzzese a Frosinone, desideroso di presentare una lista che possa eleggere un consigliere comunale (oltre siamo ai limiti dell’impossibile e quindi dell’impresa). Una lista di Cambiamo, la forza politica di Giovanni Toti. Va specificato bene perché le manovre di Abbruzzese potrebbero indebolire la lista della Lega considerando gli ottimi rapporti che l’ex presidente del consiglio regionale ha nel Carroccio, dove peraltro c’è il suo pupillo Pasquale Ciacciarelli.
E’ piuttosto scontato che Nicola Ottaviani non permetterà che potenziali candidati del Carroccio possano decidere di concorrere in Cambiamo. I confini hanno una loro importanza anche in politica. Una ragione in più che non permette di fare previsioni sulla reale portata di questo tentativo di Abbruzzese di riconquistare una scena perduta nel 2018 in seguito alla sconfitta rimediata nella “sua” Cassino nel maggioritario blindato della Camera che era riuscito a farsi garantire da Forza Italia. Mario Abbruzzese ha preferito rimuovere quella sconfitta anziché interrogarsi sui tanti voti mancati al centrodestra nel suo feudo elettorale. Ha lasciato il partito di Berlusconi seguendo Giovanni Toti in Cambiamo e ha spedito Pasquale Ciacciarelli nella Lega dopo averlo fatto eleggere consigliere regionale. Si è candidato a sindaco di Cassino determinando di fatto la vittoria di Enzo Salera. Un filotto di catastrofi politiche il cui riscatto potrebbe partire mettendo un tassello nella costruzione della nuova amministrazione del Capoluogo.
ANCHE MARZI DEVE PRENDERE L’INIZIATIVA
Il discorso fatto per Riccardo Mastrangeli vale pure per Memmo Marzi, candidato sindaco di una parte del centrosinistra. Finora ha fatto tutto e di più Francesco De Angelis in collaborazione con Bruno Astorre: Campo largo, lista del Pd, operazioni trasversali. Ma se davvero il centrosinistra vuole provare a vincere dovrà fare un’analisi seria per prepararsi allo scenario del ballottaggio. L’operazione “togliere il terreno sotto i piedi” a Mauro Vicano per convincerlo a ritirarsi sembra essere fallita miseramente. Il perno della coalizione che appoggerà Vicano è Azione, rappresentata da Antonello Antonellis, Luciano Gatti e Alessandra Sardellitti. Carlo Calenda non ha pregiudizi, Azione potrebbe benissimo appoggiare il candidato del centrodestra al secondo turno. Se a Domenico Marzi avessero levato i candidati delle liste sarebbe rimasto in campo? E avrebbe pensato solo un attimo di poter appoggiare al ballottaggio chi, prima, lo aveva indebolito? Non serve la risposta. Perciò deve provare a prendere lui l’iniziativa. Francesco De Angelis ha fatto già tutto quello che poteva fare ed è troppo ingombrante politicamente. Anche suo malgrado.