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Minacciata dalla ‘mafia dei pascoli’: la vicenda di Assunta Valente in Parlamento, ma il Governo fa ‘spallucce’

Cesidio Vano
Intimorita con recinzioni abbattute, animali avvelenati e una testa d’agnello conficcata sulla punta di un palo
Marzo 19, 2022
Assunta-valente-allevatrice-ciociara-mafia-minaccia
L'allevatrice ciociara Assunta Valente

Recinzioni abbattute, danneggiamenti, animali avvelenati o rapiti, persino una testa di agnello conficcata sulla punta di un palo. La vicenda di Assunta Velente, la pastora di Vallerotonda in provincia di Frosinone, minacciata ed intimidita dalla ‘mafia dei pascoli’, è giunta in Parlamento, ma il Governo fa spallucce. “Solo liti tra allevatori per lo sconfinamento del bestiame”.

La storia di Assunta

Eppure quella dell’allevatrice ciociara, raccontata nelle scorse settimane da tanti giornali nazionali, è già una storia. Anzi, è un film. La donna pastore di Vallerotonda, piccolo comune montano della Ciociaria a confine tra Lazio e Abruzzo nel parco nazionale, là il massiccio delle Mainarde e qua il lago di Cardito, è infatti una delle protagoniste del documentario: “In questo mondo”, della regista Anna Kauber, che racconta la storia delle ultime donne pastore in Italia, dal Trentino Alto Adige, all’Umbria, al Lazio, alla Calabria.

La pellicola è dedicata proprio ad Assunta Valente ed accende un faro sulla criminalità che condiziona la pastorizia nel sempre più pressante tentativo di mettere le mani sui terreni montani liberi per accedere, grazie a quelli, ai finanziamenti europei a sostegno delle attività agricola.

Da due anni l’allevatrice è oggetto di danneggiamenti e minacce affinché abbandoni i terreni su cui pascolano i propri armenti. Lo scorso 11 marzo, il sottosegretario all’Interno, Carlo Sibilia, ha risposto in aula alla Camera all’interpellanza urgente che la deputata Pd, Susanna Cenni, assieme ad altri 32 cofirmatari del Pd e uno del Movimento 5 Stelle, ha depositato per sollecitare il Governo a prendere urgenti iniziative di tutela dell’incolumità e dell’attività lavorativa della donna e di tutte le donne che svolgono lo stesso mestiere e per avviare un monitoraggio sull’assegnazione dei fondi europei per la transumanza sul territorio nazionale al fine di contrastare e prevenire eventuali frodi.

Infatti, la stessa Assunta Valente, nel raccontare i due anni di minacce e pressioni subite, ha puntato il dito contro il meccanismo di erogazione dei contributi dell’Unione Europea, perché fuori controllo, ossia destinati ai pascoli sulla base della proprietà delle aree e non in base all’effettiva presenza di allevamenti. Insomma, basta possedere i terreni per ricevere i soldi dall’Ue, anche se non si possiedono né pecore né vacche.

L’interpellanza al Governo

Venerdì scorso, a Montecitorio, l’onorevole Cenni ha riassunto la vicenda all’intera aula: “Assunta è una donna che ha scelto con passione e convinzione di svolgere un lavoro molto duro, complicato e, allo stesso tempo, molto prezioso. Assunta svolge la sua attività a Vallerotonda, in provincia di Frosinone, per scelta, e la fa bene, la fa con amore nei confronti della sua terra, quella che ha comprato e quella di uso civico, per la quale paga un affitto.

Assunta, da anni, subisce minacce e danni, anche recentemente. Secondo quanto riportano numerosi organi di informazione, la sua azienda ha subito danneggiamenti di origine dolosa, fra cui palizzate abbattute, gomme del trattore squarciate, tubature spezzate, recinti abbattuti, animali – oltre 25 mucche – avvelenati e spariti, 8 cani sono stati avvelenati e c’è stato persino un avvertimento con la testa di
un’agnellina conficcata in un palo, un tipico messaggio mafioso. Gli ingressi dei suoi terreni, per i quali paga un regolare affitto, sono stati resi impraticabili da ignoti per impedirle il pascolo.

Sempre secondo molte notizie di stampa, questa imprenditrice verrebbe denigrata e diffamata da alcuni personaggi della comunità locale; infatti, è stata accusata di essere pazza ed esaurita, di inventarsi fandonie per i giornalisti e di non sapersi occupare degli animali perché il suo non è un mestiere da donne. Si tratterebbe comunque di intimidazioni molto gravi e continue, sulle quali – sempre secondo i media – peserebbe l’ombra inquietante della mafia dei pascoli, cioè di quel fenomeno che vedrebbe grandi aziende occupare vaste aree di terreni con il solo scopo di accedere ai fondi europei, pur senza garantire l’effettiva attività di pascolo degli animali. Quindi, all’origine di questi danni e di queste persecuzioni, ci sarebbe proprio la volontà di ignoti di ottenere, attraverso reati e truffe, fondi dell’Unione europea per i pascoli estesi e per l’allevamento brado, quindi risorse pubbliche, che in realtà dovrebbero essere destinate al sostegno dell’attività pastorale”.

La risposta del sottosegretario

Nella sua risposta del rappresentante del Governo, il sottosegretario Sibilia, si è limitato a riferire quanto relazionato dalla prefettura di Frosinone in base alla quale la donna “ha presentato denuncia per due episodi di minaccia, nel 2017 e per danneggiamento, nel 2021. Risulta anche che la medesima sia stata oggetto di denunce e querele anche per abbandono di animali nel fondo altrui e per pascolo abusivo, nel 2020 e nel 2021.

Dagli elementi acquisiti, emerge che nella zona si sarebbe venuto a creare un contesto
conflittuale tra allevatori,
legato al reciproco sconfinamento del bestiame, per lo più lasciato allo stato brado sul suolo pubblico e nelle proprietà altrui. Per dirimere le tensioni, nel dicembre dello scorso anno, il comune di Vallerotonda ha promosso un incontro per stigmatizzare la pratica del pascolo incustodito sulle strade, in aree pubbliche o su proprietà private, richiamando l’attenzione degli allevatori sui rischi per la pubblica incolumità”.

In merito, invece, all’accaparramento di terreni preordinato all’indebito ottenimento di contributi dell’Unione europea “Il prefetto di Frosinone – ha riferito Sibilia – ha riferito che nulla di penalmente rilevante risulta agli atti delle Forze di Polizia né dell’autorità giudiziaria, né sono emersi, allo stato attuale, riscontri documentali o acquisizioni investigative concernenti tali illeciti nell’area considerata. Più specificamente, gli elementi raccolti dai carabinieri di Vallerotonda e portati all’attenzione della procura della Repubblica di Cassino sono stati ritenuti privi di significatività penale e afferenti
esclusivamente a un ambito interprivatistico”.

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