La vicenda dell’operaio indiano a cui, nelle campagne di Latina, un macchinario ha tranciato un braccio e i suoi datori di lavoro, invece di soccorrerlo, hanno pensato bene di caricarlo su un pulmino e abbandonarlo davanti casa, in gravissime condizioni, è sconcertante e vergognosa. Il fatto, strumentalizzato politicamente, ripropone però con evidenza il grave fenomeno del caporalato. Ma non bastano le parole e le buone intenzioni per affrontare in modo serio il problema.
FOCUS SU LATINA
Nell’agro Pontino ci sono meno di 10mila aziende agricole che impiegano circa 20mila lavoratori agricoli regolari, quasi 19mila sono stagionali, con contratti a tempo determinato, e poco meno di mille hanno contratti a tempo indeterminato. Degli stagionali, 13.338 sono stranieri e 5.463 italiani. Quindi, con un rapporto di 7 su 10, gli stranieri incidono sul complessivo con una percentuale tra le più alte d’Italia. È il quadro delineato dall’ufficio studi dell’Unione Italiana dei Lavori Agroalimentari (Uila), sulla base dei dati del 2022, derivati dagli elenchi anagrafici dell’Inps. È però difficile avere una fotografia esatta della realtà perché il numero complessivo dei lavoratori sarebbe molto più alto: per il sindacato gli irregolari sarebbero almeno quanto i regolari. Fra i lavoratori stranieri, il 60% sono indiani, poi ci sono tutte le altre etnie. Fino a qualche tempo fa era fortemente presente anche la comunità romena, ma al momento del 110% i braccianti romeni si sono quasi tutti spostati sul settore edile. Nel frattempo sono cresciute altre comunità, come quella centro-africana, bengalese e pakistana.
Vale la pena ricordare che il Decreto del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha ripartito tra 37 Comuni italiani 200 milioni di euro destinati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza al superamento degli insediamenti abusivi per combattere lo sfruttamento dei lavoratori in agricoltura. Al Comune di Latina era stato assegnato un finanziamento di 4 milioni e 363 mila euro. I Comuni sono stati individuati in base alla mappatura sulle condizioni abitative dei lavoratori dell’agroalimentare realizzata dall’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani e dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Ebbene, quei fondi erogati due anni fa sono andati persi. Un peccato ‘madornale’ proprio una misura studiata per contrastare il fenomeno del caporalato, tanto decantato dalla sinistra. Su questo fronte il governo Meloni è particolarmente impegnato, tanto che l’esecutivo ha nominato il commissario per il superamento degli insediamenti informali, i ghetti dove vivono indegnamente migliaia di braccianti immigrati. Si tratta proprio del prefetto di Latina, Maurizio Falco.
LO SFRUTTAMENTO IN AGRICOLTURA
Latina ha il primato di sfruttamento dei minori in agricoltura secondo il rapporto di Save The Children sulla condizione dei minori vittime o a rischio di tratta e sfruttamento.
Il rapporto racconta in particolare la condizione dei minori sfruttati in agricoltura nella provincia di Latina e nelle zone agricole di Ragusa. Il governo intende garantire ai minori vittime di tratta e sfruttamento protezione immediata attraverso l’accoglienza presso strutture protette specializzate nella cura di minori. Sono in molti a pensare come sia necessario reintrodurre il permesso di soggiorno per protezione speciale, consentendone la conversione in permesso di soggiorno per motivi di lavoro. E attraverso il Tavolo-Caporalato, occorre adottare nei tempi previsti le linee guida nazionali sulle soluzioni alloggiative dignitose a favore dei lavoratori occupati in agricoltura. Ovviamente serve rafforzare le azioni di sensibilizzazione e informazione sui diritti dei lavoratori, orientamento ai servizi, assistenza amministrativa e legale a favore di adulti e minori a rischio o in condizioni di sfruttamento, potenziando i controlli nelle aziende per contrastare l’impiego di manodopera minorile.
PROBLEMI SOCIALI
La maggior parte delle vittime di tratta e sfruttamento nel mondo restano invisibili: quelle identificate nel periodo 2017-2020 a livello globale non hanno superato i 190.000 casi. Chi ha sofferto di più per mano dei trafficanti, secondo gli ultimi dati, sono state le donne (42%) e i minori (35%), mentre le principali forme di sfruttamento sono state di tipo lavorativo o sessuale, in proporzioni praticamente identiche, rispettivamente 38,8% e 38,7%. Se, per la prima volta e a causa del Covid, l’emersione dei casi ha avuto una contrazione dell’11% tra il 2019 e il 2020, il numero delle persone che migrano senza poter contare su canali di accesso legali invece, è aumentato, per effetto di crisi climatica, disuguaglianze e conflitti in corso, che costringono milioni di persone a sfollare e vivere in condizioni di vulnerabilita’ e poverta’ estrema, soprattutto nel caso di donne, bambine e bambini. Si tratta di persone potenzialmente esposte al rischio di tratta e sfruttamento. Piccoli Schiavi Invisibili accende un faro sulla condizione dei minori che vivono nei territori caratterizzati dallo sfruttamento del lavoro agricolo, e, nello specifico, di due tra le aree a maggior rischio, la provincia di Latina, nel Lazio, e la Fascia Trasformata di Ragusa in Sicilia.Quella che emerge è la fotografia di bambine e bambini figli di braccianti sfruttati che spesso trascorrono l’infanzia in alloggi di fortuna nei terreni agricoli, in condizioni di forte isolamento, con un difficile accesso alla scuola e ai servizi sanitari e sociali. Sono tantissimi e, nonostante alcuni sforzi specifici messi in campo, sono per lo più “invisibili” per le istituzioni di riferimento, non censiti all’anagrafe, ed è quindi difficile anche riuscire ad avere un quadro completo della loro presenza sul territorio. Il rapporto raccoglie testimonianze dirette di chi ha subito o subisce lo sfruttamento. Più della meta’ degli operai agricoli censiti/regolari (13.000 su un totale di 20.000), sono di origine straniera, in prevalenza indiana, una proporzione che si rispecchia anche tra gli studenti di alcune scuole primarie nelle aree dove è stata svolta questa ricerca, Bella Farnia, Borgo Hermada, Borgo San Donato, Pontinia e Borgo Montenero, dove la meta’ circa è di origine straniera e la mancanza di un adeguato sostegno linguistico è un grave ostacolo per studenti, famiglie e insegnanti. Anche su questo ambito bisognerebbe lavorare per rendere più accettabili le condizioni di vita degli stranieri regolari e consentire una maggiore armonizzazione delle loro famiglie con il sistema italiano.