Non è un altro sport, ma senza dubbio è una piccola rivoluzione. Il circo dorato di ATP e WTA si trasferisce in Europa, per proporre ai suoi celebrati artisti il “numero” della terra rossa. Taluni gradiscono in modo particolare la superficie del “mattone tritato”, altri l’hanno in forte antipatia. Così, mentre Djokovic torna in campo, il suo alter ego della new generation, Medvedev, decide di saltare la stagione sulla terra battuta, abbandonando a priori la possibilità di contendere al serbo il numero 1 del ranking.
Il “mille” monegasco ha in verità altri assenti illustri, primo fra tutti Rafa Nadal, che ha trasformato la terra battuta nel giardino di casa, vincendo su questa superficie più di quanto gli altri tennisti abbiamo osato persino immaginare. Il re del Roland Garros è senza dubbio il più forte giocatore di ogni epoca sul “rosso”, ma poiché l’anagrafe è esattrice impietosa e poco incline al romanticismo, Rafa dovrà limitarsi a guardare questo primo torneo europeo per via di malanni fisici, divenuti in realtà frequenti e fastidiosi. Ha ammainato bandiera proprio alla vigilia anche Dominique Thiem, altro giocatore di spessore ma da qualche stagione intento a rincorrere senza fortuna integrità fisica e identità vincente. A completare lo scenario dei grandi assenti, la dolorosa rinuncia di Matteo Berrettini, che proverà a recuperare in vista del Roland Garros, ma ha già deciso, a malincuore, che i suoi forfait imputabili alla mano malandrina abbracceranno anche i mille di Barcellona e del Foro Italico. Ne deriva uno scenario comunque sontuoso, ma certamente depauperato rispetto alle edizioni più recenti.
A contendere a Nole Djokovic lo scettro monegasco sarà più di ogni altro l’arrembante Alcaraz, reduce da una stagione sul cemento davvero trionfale, culminata con il trionfo di Miami. Come ogni sportivo ben sa, il confermarsi è però molto più difficile dell’affermarsi, e peraltro passare dal veloce alla superficie più lenta comporta sempre rischi legati all’adattabilità immediata e alle attitudini specifiche. Con grande curiosità è atteso anche Jannik Sinner, attuale numero 12 del mondo e reduce da una “campagna d’America” un pochino contraddittoria. A ben guardare infatti le sole due sconfitte, arrivate agli ottavi di Indian Wells e ai quarti di Miami, sono state altrettanti ritiri. A Indian Wells una forma influenzale gli ha impedito di scendere in campo contro Kyrgios, affrontato e battuto agli ottavi di Miami. Nei quarti però, contro un Francisco Cerundolo annunciato quale vittima sacrificale, ecco le vesciche a costringere l’altoatesino al ritiro dopo soli 5 game. Vagnozzi e i suoi collaboratori si trovano così a gestire un doppio binario di problematiche, laddove quello dei progressi tecnici sembra meno accidentato di quello di una certa fragilità fisica. I soliti Zverev e Tsitsipas dovranno dare risposte a chi avanza dubbi sulla loro caratura di futuri numeri uno, ma anche Rublev e Casper Ruud reclamano attenzioni e una fetta di pronostico.
L’Italia, perso Cobolli al turno conclusivo delle qualificazioni, non senza rimpianti, visto il vantaggio dilapidato dal giovane italiano nel match decisivo contro Ruusuvori, ha 4 pedine nel tabellone. Col già citato Sinner, difenderanno i nostri colori il sempreverde Fognini, Lorenzo Sonego e Lorenzo Musetti. Quest’ultimo è particolarmente atteso, alla luce dello scintillante rendimento parigino del 2021, ma la sua recente sconfitta con Djere, per le dimensioni numeriche e l’atteggiamento in campo, ha sollevato consistenti perplessità. Da oggi si gioca per il primo grande trofeo sul rosso del 2022.
