E’ una strage continua. Nell’ultimo fine settimana è stata superata la soglia delle 600 vittime del lavoro nel 2022. I dati li hanno raccolti raccolti USB e Rete Iside. Parlano di 604 decessi dei quali sul lavoro 428, in itinere 172, a causa del Covid 4.
“La cifra dei 172 morti in itinere è significativa: delle morti andando o tornando dal posto di lavoro nel nostro paese non si parla. Anche nelle statistiche ufficiali INAIL si fa fatica ad avere restituite le dimensioni di un fenomeno che costa, invece, centinaia di vite – si legge in un comunicato -. Questo perché l’Istituto copre l’infortunio in itinere laddove siano verificate le finalità lavorative, la normalità del tragitto e la compatibilità degli orari. Non sempre, purtroppo, infortuni e morti in itinere rispondono a questi parametri.
Le morti in itinere sono spesso causate dalla stanchezza dopo il turno, o ancora dovute al fatto che per raggiungere il posto di lavoro ci si deve alzare alle prime luci dell’alba, o perché che si è stati trattenuti oltre l’orario di lavoro usuale: è un fenomeno, quindi, strettamente correlato con precarietà e lavoro povero.
“Per strada si muore in itinere, ma anche durante lo svolgimento del proprio lavoro: è il caso, ad esempio, dei riders. Turni massacranti, lavoro a cottimo e compensi scarni determinano maggiori rischi. Un rider per poter accumulare punteggio e guadagnare abbastanza per arrivare a fine mese deve fare tante consegne, nel minor tempo possibile” denunciano ancora i sindacati Usb. Ecco la triste classifica delle morti bianche: Lombardia 80; Veneto 76; Piemonte, Campania 48; Emilia Romagna 46; Lazio 39; Puglia 37; Sicilia 36; Marche 33; Toscana 30; Calabria 26; Abruzzo 17; Sardegna 15; Umbria 14; Trentino 12; Liguria 9; Basilicata 7; Valle d’Aosta, Alto Adige, Molise 6; Friuli Venezia Giulia 5.