La vera assicurazione politica della coalizione che appoggia il sindaco di Frosinone Riccardo Mastrangeli è rappresentata dalla debolezza delle opposizioni di centrosinistra. Intanto numerica: al momento ci sono 10 consiglieri su 33. Potrebbero diventare 9 nei prossimi giorni se davvero Andrea Turriziani (adesso coordinatore provinciale della Dc di Gianfranco Rotondi) dovesse siglare un patto federativo con Fratelli d’Italia. Va aperta una parentesi: da quasi tre anni FdI sta garantendo stabilità all’Amministrazione e alla maggioranza. Fabio Tagliaferri era stao estromesso come assessore dall’allora sindaco Nicola Ottaviani, il quale aveva dato seguito ad una precisa richiesta del Polo Civico (che poi si schierò con il centrosinistra di Domenico Marzi). Fabio Tagliaferri ha lasciato da parte il rancore, si è raccordato con il leader provinciale del partito Massimo Ruspandini, ha messo in campo una lista assai competitiva, che infatti ha eletto 4 consiglieri. Poi diventati 5 per l’adesione di Francesca Campagiorni, proveniente proprio dal Polo Civico (quando si dice l’imprevedibilità del destino). Fratelli d’Italia ha già il gruppo più numeroso in maggioranza. Se davvero si arriverà al patto federativo con Andrea Turriziani, si salirà a quota 6, doppiando la Lista Ottaviani, scesa da 5 a 3.
Il dna di Fabio Tagliaferri ha poco a che vedere con quello dell’amministrazione che governa Frosinone che tutto è tranne una maggioranza di centrodestra. È un guazzabuglio politico che ha più a che fare con rapporti personali, famigliari, trasversali e professionali che con la politica.
Ma Tagliaferri sa benissimo che negli equilibri regionali un governo targato centrodestra non va fatto cadere e allora, seppur a fatica, continua a sostenerlo.
Torniamo alle opposizioni. Andrea Turriziani da tempo si sente un corpo estraneo: eletto nella Lista Marini, ha costantemente guardato al merito delle delibere che arrivavano in aula. Il Pd ha 3 consiglieri, che sono Angelo Pizzutelli, Fabrizio Cristofari e Norberto Venturi. Non sosterranno mai il centrodestra, il vero problema è rappresentato dal mancato raccordo sistematico con la federazione provinciale e con il circolo di Frosinone. Tutti e 3 hanno sottolineato l’importanza che il gruppo consiliare di Frosinone dovrebbe avere nelle decisioni del partito. Risposte non sono arrivate, questa è la verità.
Quanto al Psi, Gian Franco Schietroma e Vincenzo Iacovissi le scelte le hanno fatte nel 2022, presentandosi da soli. E’ quello che continueranno a fare, perché non ci sono i presupposti per una ricucitura con il Partito Democratico. Dovrebbe succedere un miracolo.
Il Polo Civico di Gianfranco Pizzutelli nella maggioranza di centrodestra c’è già stato nei dieci anni di Amministrazione Ottaviani. Quindi le strade si sono separate alle comunali, anche se la civica non ha mai fatto venire meno il sostegno alla Lega. In particolare a Pasquale Ciacciarelli alle regionali e a Mario Abbruzzese alle europee. Dopo l’addio di Francesca Campagiorni, è rimasto il solo consigliere Claudio Caparrelli. Mastrangeli non avrebbe problemi a “recuperare” il Polo Civico, ma c’è il no assoluto di Fabio Tagliaferri (Fratelli d’Italia) e Antonio Scaccia (Lista per Frosinone). Peraltro quest’ultimo è vicesindaco.
La Lista Marzi di consiglieri ne ha 4: Domenico Marzi, Carlo Gagliardi, Alessandra Mandarelli e Armando Papetti. Hanno un patto in base al quale le loro decisioni saranno sempre unitarie. L’ex sindaco Domenico Marzi ha fatto delle aperture a Mastrangeli a proposito del tema riguardante la Stazione Tav. Su altri argomenti potrebbero esserci delle convergenze. Inoltre ripete che non prenderà mai in considerazione l’idea di una mozione di sfiducia nei confronti del primo cittadino. Insomma, la Lista non manderà a casa Riccardo Mastrangeli. Almeno per adesso. Il paradosso è che, sulla carta, se i 9 esponenti delle opposizioni decidessero di elaborare delle strategie insieme ai 5 “malpancisti” della maggioranza e ai 3 della Lista Futura, si arriverebbe a… 17. Su 33. Numeri che, soltanto in teoria, potrebbero far passare perfino una mozione di sfiducia. Ma non succederà nulla perché il centrosinistra nel capoluogo è irrimediabilmente diviso dal 2012, quando Michele Marini e Domenico Marzi consumarono uno strappo che ancora pesa. Nessuno è riuscito più a ricucirlo, nemmeno Francesco De Angelis e Gian Franco Schietroma. Qualche tentativo c’è stato, ma non si è vista la convinzione. Le opposizioni di centrosinistra dovrebbero riflettere almeno su un punto: vorranno restare sempre minoranza nel capoluogo?