Se continuiamo a mettere in evidenza soltanto quello che non funziona, sarà impossibile perfino gettare le basi per una prospettiva di rilancio della Ciociaria. Questo il concetto chiave espresso dal presidente di Unindustria Frosinone Corrado Savoriti. Il quale ha ricordato che certamente i tempi di una burocrazia matrigna (a proposito del rilascio delle autorizzazioni) non aiutano chi vuole investire nel territorio. Così come è vero che diversi settori fanno i conti con una crisi che ha dimensioni e cause internazionali. Però è impossibile non vedere anche le “luci”: l’investimento della Novo Nordisk ad Anagni, l’attivismo di Leonardo Del Vecchio a Fiuggi, le eccellenze del chimico-farmaceutico ma pure della carta, la trincea del manifatturiero. Le prospettive del Polo del freddo. E si potrebbe continuare. Per il numero uno degli industriali “è necessario cambiare la narrazione”, anche per avere più carte ai tavoli dove si prendono le decisioni. Corrado Savoriti ha ribadito che l’unica opera strategica e determinante sarebbe la Stazione Tav. “Unindustria sta continuando a lavorare per questa opportunità”, ha chiosato. Ma per concretizzare una simile opzione non ci sono alternative: bisogna convincere Ferrovie dello Stato e Rfi. Il fatto è che non si vedono né progetti né finanziamenti. Infine l’automotive: a giudizio di Unindustria lo stabilimento cassinate non verrà smantellato, soprattutto perché è il fulcro di una “filiera lunga” che comprende sia i fornitori che i subfornitori. Cauto ottimismo quindi. “Ma dobbiamo raccontarci meglio”, ha insistito Savoriti. Come dire: basta con il catastrofismo.
COMUNE DI FROSINONE
Nuova infornata di deleghe ai consiglieri comunali da parte del sindaco Riccardo Mastrangeli, che mercoledì ha affidato i rapporti con la Asl di Frosinone a Paolo Fanelli (Fratelli d’Italia), la presidenza del Distretto sociale B a Francesca Campagiorni (Fratelli d’Italia: era stata eletta nel Polo Civico), le politiche giovanili a Marco Sordi (Lista Vicano).
A settembre 2024 le politiche giovanili erano state assegnare a Mario Grieco (Lista Ottaviani), che nel frattempo però è diventato assessore dopo la revoca di Valentina Sementilli. Sempre a settembre : servizi civici, demografici ed elettorali a Sergio Crescenzi (Fratelli d’Italia) e protezione civile a Corrado Renzi (Lista per Frosinone).
Il 15 gennaio scorso, invece, il primo cittadino ha conferito le deleghe allo sport a Franco Carfagna (Fratelli d’Italia), all’ufficio Europa a Marco Ferrara (Fratelli d’Italia), ai rapporti con l’Accademia delle belle arti a Dino Iannarilli (Lega), al personale a Sergio Verrelli (Lista per Frosinone), al patrimonio a Claudio Caparrelli (Polo Civico).
Salgono quindi a 10 i consiglieri delegati, più degli assessori che sono 8. Ricordiamoli: Alessia Turriziani e Simona Geralico (Fratelli d’Italia), Angelo Retrosi e Mario Grieco (Lista Ottaviani), il vicesindaco Antonio Scaccia (Lista per Frosinone), Rossella Testa (Lega), Laura Vicano (Lista Vicano), Adriano Piacentini (tecnico).
COSA SIGNIFICA
Non c’è bisogno di un’enciclopedia politica per capire che 10 consiglieri delegati su 17 che (sulla carta) compongono la coalizione a sostegno di Riccardo Mastrangeli sono perlomeno un’anomalia, a voler usare un eufemismo. In realtà è chiaro che il Sindaco sta cercando di blindare l’approvazione del bilancio, che arriverà all’attenzione dell’aula di Palazzo Munari il 2 aprile. Serviranno almeno 17 presenti su 33. Fondamentale il confronto in atto su alcuni punti programmatici con la Lista Marzi, della quale fanno parte 4 consiglieri: Domenico Marzi, Alessandra Mandarelli, Carlo Gagliardi, Armando Papetti. Se tematiche come la previsione della Casa dello Studente e la riattivazione dell’ascensore inclinato faranno parte del documento contabile (anche attraverso degli emendamenti), allora la civica dell’ex primo cittadino potrebbe passare dall’impegno a non interrompere la consiliatura ad un sostegno di tipo diverso. In ogni caso manterrà il numero legale. Dicevamo che i 17 voti della coalizione sono sulla carta, perché bisognerà vedere come si regoleranno il presidente dell’aula Massimiliano Tagliaferri (Lista Ottaviani) e Christian Alviani (Gruppo Misto), che ha sbattuto la porta dopo la revoca dell’assessore Valentina Sementilli. Con i 4 della Lista Marzi il bilancio potrebbe passare comunque. Ma un conto sarebbe con 15 sì e 4 astenuti, un altro discorso con 19 voti favorevoli. Poi c’è l’ipotesi dell’azzeramento e della verifica politica. Una cosa è chiara: se si vuole davvero recuperare Forza Italia, allora è necessario procedere subito, prima del bilancio. Dopo sarebbe troppo tardi. In realtà il riassetto dell’esecutivo sarebbe necessario a prescindere, considerando l’assetto stravolo dei gruppi rispetto al giugno 2022. Con inevitabili conseguenze sull’assetto della giunta. Ma in tanti temono questo passaggio, a cominciare dal sindaco e da diversi assessori. Perché ci sarebbero almeno 3 cambi. E nessuno vorrebbe lasciare la poltrona.
IL PARADOSSO PD DI FROSINONE
Poi c’è quello che si può definire il paradosso del Pd di Frosinone. Da intendersi come Comune capoluogo. Nel senso che in Ciociaria i Dem sono alle prese con una stagione congressuale congelata da più di due mesi. Il che comporta difficoltà obiettive di organizzazione sul territorio. Pensiamo soltanto alle elezioni di Ceccano, mai così strategiche. Bisogna formare la lista, indicare il simbolo: tutti passaggi che dovranno essere effettuati in una situazione di emergenza. Pure nel circolo cittadino di Frosinone le tensioni non mancano. Contemporaneamente però mai l’azione politica dei tre consiglieri è stata così percepita negli ultimi anni. Merito di Angelo Pizzutelli, Fabrizio Cristofari e Norberto Venturi, capaci di resistere alle “sirene” dell’accordo con il sindaco Riccardo Mastrangeli, capaci di differenziarsi dalle scelte della Lista Marzi, capaci di alzare i giri di un’opposizione ferma e costruttiva. Nessuno di loro proviene però dal Pci-Pds-Ds. Pizzutelli e Venturi hanno radici socialiste, il dna politico di Cristofari è democristiano (mai pentito). Tutti e tre sono conosciuti e stimati dai cittadini. Hanno un consenso proprio, sul quale il partito influisce poco. Che sia questo il problema?