Nucleare, Fazzone accelera e punta su impianti sperimentali sul territorio italiano. Per il senatore Claudio Fazzone è necessario promuovere ricerca e realizzare impianti. “In Italia dobbiamo adottare una strategia basata su un mix energetico che comprenda l’energia nucleare con tecnologia di nuova generazione -ha affermato il coordinatore regionale di FI- A tal fine è necessario promuovere la ricerca, in particolare sulla fusione nucleare, anche attraverso la realizzazione di impianti sperimentali sul territorio italiano. Va inoltre favorita la partecipazione italiana a programmi europei e internazionali di innovazione nella produzione di energia da fusione nucleare e vanno realizzati nel territorio nazionale impianti di nuova generazione, sia da fissione che da fusione”. Il presidente della Commissione Ambiente ed Energia del Senato è peraltro l’autore di un disegno di legge in materia già incardinato in Commissione.
IL DIBATTITO
Il disegno di legge presentato da Forza Italia, che mira alla riattivazione degli impianti nucleari presenti sul territorio nazionale, ma anche il flop dell’autocandidatura dei Comuni a ospitare il deposito nazionale dei rifiuti nucleari ha fatto discutere nei mesi scorsi. Il provvedimento è stato presentato dal Senatore Claudio Fazzone, di Forza Italia, e mira alla riattivazione degli impianti nucleari esistenti sul territorio nazionale.
A distanza di oltre trent’anni dalla dismissione dell’ultima centrale nucleare e dopo due referendum dagli esiti plebiscitari, in Parlamento si torna a discutere di un tema che in Italia sembrava definitivamente abbandonato. Il disegno di legge sull’energia nucleare fa riferimento in particolare agli impianti nucleari esistenti di Latina, Trino, Caorso e Sessa Aurunca, affidando la gestione alla SOGIN, Società di Stato attualmente incaricata del decommissioning degli stabilimenti e della messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi. Il programma dei lavori dovrebbe essere, invece, sottoposto all’approvazione dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA), al fine di assicurare la sostenibilità degli interventi da apportare per il miglioramento della sicurezza nucleare e di garantire una conduzione degli impianti rispondente alle norme internazionali in materia.
I VANTAGGI
Nel testo della proposta si cerca di porre il focus sui vantaggi che la reintroduzione del nucleare porterebbe, annoverando tra gli altri “l’assenza di emissioni di CO2, né di altri inquinanti atmosferici per produrre elettricità, insieme ad una ridotta occupazione di terreno.” A riprova dello spazio ridotto che il nucleare utilizza rispetto ad altre fonti energetiche rinnovabili, il documento considera i dati forniti dal Dipartimento dell’energia americano: “un impianto per la produzione di energia nucleare occupa un’area almeno 360 volte inferiore a un impianto eolico e almeno 75 volte inferiore a un impianto solare. Gli impianti nucleari sono in grado di produrre grandi quantità di energia poiché 1 kg di uranio fornisce la stessa energia di 60 tonnellate di gas naturale, 80 di petrolio o 120 di carbone. E questi numeri potrebbero ancora salire con l’introduzione dei reattori di quarta generazione, nei quali non si sfrutta solo l’uranio 235, ma anche l’uranio 238, attraverso la trasmutazione in plutonio 239: in questo modo 1 kg di uranio arriverebbe a contenere la stessa energia di 3000 tonnellate di carbone” riporta la proposta di legge.
GLI INTERROGATIVI
Prima dell’uscita dal nucleare avvenuta 40 anni fa, l’Italia aveva poche centrali e non per caso con un’incidenza sul fabbisogno energetico nazionale inferiore al 5%. In questo quadro c’è poi un’Europa impegnata a perseguire politiche volte a ridurre fino a zero le emissioni, impiegando come leva principale le fonti alternative, ossia quelle rinnovabili come il solare e l’eolico per produrre energia pulita. Ricordiamo che a breve saranno trascorsi 40 anni dal referendum e ancora non riusciamo ad individuare il sito nazionale di stoccaggio delle scorie pericolose. La Sogin stessa è intervenuta sul punto, sottolineando come il livello del decommissioning della centrale nucleare di Latina sia ormai in fase avanzata. I lavori di smantellamento in corso e l’obsolescenza della struttura di Borgo Sabotino non consentono credibilmente una riattivazione sotto il profilo tecnico. L’impianto di Latina è stato realizzato tra il 1958 ed il 1962, ed è composto da un unico reattore da 220 MW di potenza, alimentato ad uranio naturale moderato a grafite e raffreddato con anidride carbonica; stiamo parlando della prima centrale nucleare ad entrare in funzione in Italia, divenuta proprietà della Sogin nel 1999 con l’obiettivo del decommissioning e da quell’epoca è in atto la fase di smantellamento.
Oggi i programmi nucleari sono ridotti all’efficientamento delle centrali vecchie e sono pochissimi i progetti di sviluppo di nuovi impianti nei paesi economicamente più avanzati che puntano su energia pulita. Le proiezioni al 2050 sul ruolo dell’energia nucleare nella produzione a livello mondiale e’ destinata a diminuire drasticamente.