Mentre il livello medio delle prestazioni solleva qualche legittimo punto di domanda, le punte della squadra azzurra non falliscono e tengono il medagliere italiano sui livelli delle ultime edizioni.
Anche a Fukuoka l’Italia frequenta disinvoltamente il podio nel nuoto in corsia, confermandosi una potenza mondiale. Rispetto alle più recenti edizioni della rassegna iridata ci sono però meno superamenti del primo turno e soprattutto meno finalisti.
Cosa significa? Il ricambio a livelli altissimi comincia ad essere un po’ faticoso e, dietro la comunque nutrita pattuglia di campioni, non riusciamo a mostrare molti elementi che sappiano porsi ad immediato ridosso dei grandi, come invece era puntualmente avvenuto fino a due anni or sono.
L’oro di Thomas Ceccon nei 50 farfalla, storico perché colto in una specialità che mai ci aveva visto protagonisti ai massimi livelli, è ancora in solitudine, ma ben 4 argenti hanno rimpinguato il bottino di medaglie del team Italia.
Dopo l’argento con qualche legittimo rammarico della staffetta veloce, sono arrivati altri tre secondi posti, diversi per significato e per il modo in cui sono stati raggiunti. Nessun rammarico, ma gioia allo stato puro, per Simona Quadarella, abituale frequentatrice di podi mondiali, nella circostanza planata sull’unica medaglia realmente raggiungibile. Ipotizzare di battere Katie Ledecki nei suoi 1500 era infatti ipotesi fantascientifica e la romana ha colto il massimo chiudendo alle spalle dell’americana una gara che alle Olimpiadi e al mondiale di Budapest le aveva dato due quinti posti amari.
Ampi sorrisi anche per Martinenghi, sebbene il secondo posto (peraltro in doppia comproprietà) sia in sostanza un peggioramento di un gradino rispetto a Budapest. Nicolò era in condizioni di forma ben diverse a Budapest, quando sbaragliò il campo dei partecipanti. Questo di Fykuoka, raccolto a dispetto di una condizione non eccezionale, vale tanto e conforta in prospettiva Parigi, sebbene il cinesino spuntato dal nulla Qin, debba considerarsi ormai il favorito anche per i Giochi 2024.
CECCON E IL BIS CHE NON È ARRIVATO
Dopo aver vinto i 50 farfalla, era opinione comune che Thomas Ceccon afferrasse senza troppi problemi anche il secondo oro di questa rassegna giapponese. Nei suoi 100 dorso, dopo una batteria col brivido e un quattordicesimo posto abbastanza sconcertante, il fuoriclasse italiano aveva rimesso a posto le cose in semi, scendendo a 52”2 e dando una chiara sensazione di superiorità. La troppa sicurezza ha però giocato un altro scherzetto a Thomas, che in finale si è reso protagonista di un passaggio troppo comodo e quando nella vasca di ritorno ha provato a riprendere tutti, causa un arrivo imperfetto, è rimasto 5 centesimi dietro a Murphy, americano comunque autore di un tempo non sensazionale e superiore a quello nuotato da Ceccon in semifinale.
Oggi, alle 13 italiane, andremo a giocarci la carta Paltrinieri in un 800 davvero affollato quanto ad atleti con ambizioni di podio. È il big che, limitatamente alle gare in piscina, manca ancora all’appello delle medaglie, dopo averne già conquistate due in acque libere. Nella semi dei 100 sl avremo Miressi, nono tempo nella mattinata giapponese e un ingresso in finale da non fallire, dopo l’eccellente prima frazione in staffetta. A caccia della finale anche Razzetti nei 200 misti, ma l’impresa appare abbastanza ardua.
Brutte notizie dalla pallanuoto maschile: il settebello è uscito infatti nei quarti di finale, battuto 15/14 ai rigori dalla Serbia. Peccato, perché fin qui gli azzurri erano stati perfetti, ma contro i serbi è sempre una battaglia senza certezze e stavolta dall’urna è uscita la loro pallina. Ci rifaremo a Parigi!
 
				 
	 
	 
	 
	 
	 
	 
	 
	 
	 
	 
	 
	 
	 
	 
	 
	 
	