Capelli colorati, collane d’oro, auto e vestiti di lusso, fisici prestanti e un fare da spavaldi: è questo l’identikit degli assassini del 21enne Willy Monteiro Duarte, massacrato di botte per aver tentato di difendere il suo amico durante una rissa.
I colpevoli portano il nome di Marco e Gabriele Bianchi (22 e 26 anni), Mario Pincarelli (22 anni) e Francesco Belleggia (23 anni).
Secondo la ricostruzione dell’accusa e i numerosi testimoni presenti sulla scena, i quattro ragazzi di Artena hanno colpito ripetutamente il ragazzo alla gola e al torace fino ad ucciderlo.
Dall’autopsia effettuata sul corpo di Willy è emerso che non c’era un solo organo a esser rimasto integro, neppure il cuore. Una morte atroce, sopraggiunta dopo il pestaggio, durante il trasporto in ospedale.
Nel corso delle indagini è emerso che gli imputati erano già molto noti ad Artena e nei quartieri limitrofi per la loro prepotenza e prevaricazione sugli altri. Atteggiamenti violenti non solo contro le persone, ma anche contro gli animali; secondo quanto riportato dai Carabinieri l‘indole violenta dei Bianchi è “una costante”.
Willy
Sabato 6 settembre 2020 Willy finisce il turno presso un hotel di Paliano, dove lavora come cuoco e verso le 00:30, decide di farsi una doccia e passare a prendere gli amici per uscire.
Willy non era solito bere perciò portava sempre la macchina. Parcheggia la sua auto nei pressi di Piazza Oberdan a Colleferro e raggiunge la via dei locali con i compagni.
Termina una serata come le altre tra risate e chiacchiere e verso le 03:00 del mattino mentre si avvicina alla sua auto per tornare a casa nota una discussione accesa. Il suo ex compagno di scuola Federico Zurma (20 anni) è stato accerchiato da alcuni ragazzi; il giovane si avvicina per tentare di sedare la rissa senza sapere che gli costerà la vita.
Francesco Belleggia e Mario Pincarelli iniziano a tirare pugni per futili motivi. Nello stesso istante i due, contattano i fratelli Bianchi che si trovavano ancora ad Artena.
I fratelli Bianchi
Dopo una cena a Velletri con le rispettive fidanzate, e dopo averle riaccompagnate ad Artena, Marco Bianchi e Gabriele Bianchi si dirigono a Colleferro insieme a Vittorio Tondinelli per incontrare tre ragazze arrivate da Labico.
Da alcuni mesi una di queste aveva intrapreso una relazione con Marco Bianchi, dopo averlo conosciuto proprio a Colleferro. I due fratelli e l’amico invitano le tre ragazze a salire sulla loro Audi Q7 per dirigersi vicino il cimitero e consumare un rapporto sessuale.
Una di loro scende con Tondinelli, le altre due di 17 e 18 anni restano in auto con i Bianchi.
“Se ben ricordo rimanemmo lì per circa un’oretta“, avrebbe riferito una delle due ai Carabinieri, per poi raccontare di una telefonata arrivata a Gabriele Bianchi. Una richiesta di aiuto da parte di Belleggia e Pincarelli. Gabriele ha avvertito il fratello e l’amico che qualcuno stava litigando in piazza e “dobbiamo andare per dargli una mano”.
I tre si dirigono in piazza, scendono affannosamente dall’auto e raggiungono la rissa.
L’incontro fatale
Sono bastati pochi attimi, pochi respiri e la vita di Willy si spezza; viene colpito dai Bianchi con un calcio che lo atterra. Lui tenta di rialzarsi. Viene colpito nuovamente. Belleggia e Pincarelli lo colpiscono quando è già a terra. Pincarelli lo colpisce con i pugni. Belleggia gli sferra un calcio alla testa. I calci e i pugni che i fratelli Bianchi, esperti di arti marziali, infieriscono al ragazzo, sono così forti che in pochi minuti il loro Suv riparte a tutto gas, lasciando Willy esanime in un bagno di sangue.
Vani i tentativi degli amici e passanti di rianimarlo, poco dopo in ambulanza Willy esala l’ultimo respiro.
Dalle telecamere della vicina stazione dei Carabinieri di Colleferro e grazie ai testimoni oculari, gli agenti rintracciano i colpevoli poco dopo.
Durante l’interrogatorio di convalida dell’arresto davanti al Gip, Marco e Gabriele Bianchi respingono le accuse: “Siamo dispiaciuti e distrutti perché siamo accusati di un omicidio che non abbiamo commesso. Non abbiamo toccato Willy Monteiro. Respingiamo ogni accusa. Siamo intervenuti per dividere”.
La ricostruzione
Sono stati ascoltati numerosi testimoni che hanno assistito al massacro e che hanno indicato nel gruppo di Artena gli autori del pestaggio che ha portato alla morte del 21enne di Paliano. L’amico che si trovava con Willy quella notte ha raccontato: ”dopo il primo calcio ho provato a soccorrere Willy per portarlo via, ma appena ho provato ad afferrarlo mi è arrivato un calcio alla gola. Ho alzato anche le mani. Lui mentre era a terra veniva picchiato e ogni volta che provava a rialzarsi continuavano a picchiarlo con calci e pugni. Tutti e quattro picchiavano”.
“L’aggressione costata la vita a Willy Monteiro Duarte è durata un minuto”. Un’azione fulminea, veloce e molto aggressiva”. Così dichiara nell’aula della Corte di Assise del Tribunale di Frosinone, Agatino Roccazzello, comandante Nucleo operativo Radiomobile di Colleferro. “Con i fotogrammi della telecamera di video sorveglianza, poi confermati dallo screenshot inviato da uno dei testimoni, è possibile affermare che l’aggressione costata la vita a Willy Monteiro Duarte è durata un minuto”, ha detto Roccazzello. L’aggressione, durata in realtà un minuto e 25 secondi, è limitata dalle immagini della telecamera che riprendono il Q7 dei fratelli Bianchi che, spiega ancora il comandante, “parcheggia a 5/10 metri dal luogo dei fatti alle 3.23 e si allontana alle 3,24”.
La discussione
Un giovane di 23 anni ascoltato in Corte d’Assise a Frosinone racconta gli attimi precedenti al pestaggio:
“Quella sera ero arrivato al ‘due di picche’ verso le 23, ero con alcuni amici. Intorno alle 2 abbiamo deciso di andare a casa di un amico, ma in quel momento abbiamo sentito apprezzamenti fatti a una delle ragazze che erano con noi. Il suo fidanzato si è girato ed è andato a parlare con Francesco Belleggia e Mario Pincarelli. Tra loro la discussione sembrava pacifica, poi quando tutto pareva finito, abbiamo notato che mancava Federico, il nostro amico, che abbiamo visto cadere a terra. Si è rialzato dicendo di esser stato colpito con un pugno al volto da Francesco Belleggia, che però nel frattempo si era recato nella piazza dei locali. Gli amici lo hanno raggiunto, era insieme a Pincarelli, hanno ripreso a discutere con toni accesi ma non c’è stata nessuna nuova aggressione. All’improvviso ho notato salire una agitazione improvvisa, alcuni miei amici sono venuti verso di me dicendomi di andare via, ed è stato allora che ho visto Willy colpito da un calcio al petto da un ragazzo e sbattere contro una panda blu vecchio modello – dice il ragazzo – conoscevo Willy di persona perché aveva frequentato la stessa scuola del mio amico”.
Willy ucciso da un colpo al torace
Secondo quanto riportato da Antonio Grande, medico legale che ha eseguito l’autopsia sul corpo di Willy, ascoltato nell’udienza del 4 novembre, il ragazzo sarebbe morto a causa di un colpo frontale al torace. “Non con un colpo dato da dietro, dove la rigidità della colonna vertebrale protegge gli organi, ma con almeno uno frontale, al torace. Una morte non istantanea, ma comunque rapida, considerate le infiltrazioni emorragiche”, ha dichiarato. “Ciò che è stato immediatamente evidente analizzando l’esame autoptico sul corpo di Willy è stata la sproporzione oggettiva tra la lesività esterna e interna, una apparente disomogeneità tra l’integrità di continuità della cute e il quadro interno, dove si assiste a una diffusione di lesioni molteplici e di diversa entità che diventano non più ecchimosi ma infiltrazioni emorragiche e infarcimenti”.
La sentenza
I fratelli Bianchi sono stati condannati all’ergastolo mentre Pincarelli e Belleggia a 21 e 23 anni rispettivamente.
“L’irruzione dei fratelli Bianchi sulla scena di una disputa sino ad allora solo verbale, e comunque in fase di spontanea risoluzione, fungeva da detonatore di una cieca furia“. Queste le parole usate dai giudici della Corte d’Assise di Frosinone, nelle motivazioni della sentenza.
“I quattro si compattavano a falange ed avanzavano in modo sincrono – scrivono i magistrati – impattando contro il corpo del povero Willy che si era appena intromesso per capire cosa stesse accadendo». Secondo i giudici della Corte d’Assise, «è proprio in quel momento che egli veniva colpito da Gabriele Bianchi con un violentissimo calcio frontale al petto portato con tecnica da arti marziali, che lo sbatteva contro un’auto in sosta. Ed il tentativo del povero ragazzo di rialzarsi – proseguono i magistrati – veniva respinto dapprima con un pugno del medesimo Gabriele Bianchi, mentre il fratello con un calcio neutralizzava il tentativo del Cenciarelli di correre in aiuto di Willy e, poi, da calci e pugni inferti da tutti e quattro gli imputati, finanche mentre il ragazzo era inerme a terra. Tutto questo, sottolineano i giudici, è avvenuto «nel brevissimo volgere di pochi secondi». Il calcio frontale al petto viene descritto come «inequivocabilmente indicativo del dolo omicidiario». Nelle oltre 70 pagine di motivazioni, poi, i giudici specificano come Gabriele Bianchi – autore del calcio – «sapevano di sferrare un colpo che, in quanto vietato, era potenzialmente mortale“.