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Pd, Fantini riporti tutti sul pianeta terra. Di Stefano, per governare bene serve un consenso ampio

Licandro Licantropo
Per le Regionali Giuseppe Conte ha candidato la giornalista Donatella Bianchi. C’è una tradizione di giornalisti che vengono eletti nel Lazio: Piero Badaloni, Francesco Storace, Piero Marrazzo. Hai visto mai?
Dicembre 29, 2022
Di Stefano

Il segretario provinciale del Pd Luca Fantini farebbe bene a riportare tutti sulla terra perché la campagna elettorale per le regionali è sicuramente in salita, con un risultato tutt’altro che scontato. Anzi, per dirla tutta, nel Lazio il centrodestra guidato da Francesco Rocca è favorito.

Politica7 non ha avuto dubbi a dare merito a Francesco De Angelis di essersi confermato il più bravo di tutti quando ci sono elezioni negli enti intermedi. Ci riferiamo ai successi di Mauro Buschini all’Egato e di Luca Di Stefano alla Provincia. Parliamo di consensi nei quali votano sindaci e consiglieri comunali. I rapporti di forza si conoscevano e si tratta di situazioni derivanti da elezioni svoltesi due, tre, quattro, cinque anni fa.

Alle politiche di settembre il Pd ha perso di brutto e alle regionali del Lazio la situazione è complicata. Infine, dietro Francesco De Angelis non si vede nessun altro. Perciò il segretario provinciale del Pd Fantini farebbe bene a predicare umiltà e a cercare davvero di far crescere una classe dirigente per il futuro.

Il centrodestra, invece, dovrebbe provare a scuotersi da un immobilismo inspiegabile: la sconfitta alle provinciali era scritta, anche se la coalizione si fosse presentata unita. Le regionali sono una partita completamente diversa e ci sono le condizioni per eleggere almeno due, se non tre, consiglieri su quattro. Con l’obiettivo di esprimere assessori nella prossima giunta regionale.

LA STRADA DEI CINQUE STELLE

Giuseppe Conte ha candidato alla presidenza della Regione la giornalista Donatella Bianchi. C’è una tradizione di giornalisti che vengono eletti presidenti nel Lazio: Piero Badaloni, Francesco Storace, Piero Marrazzo. Hai visto mai? Il leader pentastellato ha detto che la Bianchi incarna alla perfezione il modello politico, culturale, ambientale e sociale del Movimento. Giudizio condiviso da Valentina Corrado, assessore del Lazio, nominata da quel Nicola Zingaretti che è stato segretario nazionale del Pd e Governatore.

C’è tanto che non ha funzionato in quello che era stato definito il Laboratorio per eccellenza sul piano della sperimentazione dell’alleanza Pd-Cinque Stelle. Zingaretti l’ha cercato dal primo istante del suo secondo mandato: il percorso si è completato con l’indicazione in Giunta di Roberta Lombardi e Valentina Corrado. Entrambe sono ancora assessori di quella che ora è diventato l’Esecutivo Leodori. La Corrado loda la scelta di Donatella Bianchi, che ha come “mission” quella di far perdere Alessio D’Amato, collega della Corrado in Giunta. Una commedia sicuramente non divertente e parecchio surreale.

Ma in tutti questi anni i paradossi non sono mancati: mentre alla Regione Nicola Zingaretti collaborava con Roberta Lombardi, lo scontro con la sindaca di Roma Virginia Raggi era costantemente durissimo. Per non parlare del sostegno che il Pd ha assicurato al presidente del consiglio Giuseppe Conte, il quale nell’ultimo anno è diventato l’avversario più forte dei Democrat. Goffredo Bettini aveva addirittura individuato in Conte il nuovo Romano Prodi, capace di poter federare una sorta di Ulivo 4.0.

Il Partito Democratico dovrebbe avviare una profonda riflessione su quelle che sono state le strategie e le alleanze nel Lazio. Non lo farà. A questo punto però sono tutti consapevoli che il risultato delle regionali avrà un impatto notevole sul congresso nazionale, in programma pochi giorni dopo. Alessio D’Amato dovrà inventarsi un “miracolo” per sovvertire i pronostici, anche se i sondaggi lo tengono in corsa fino a questo momento.

Il sistema elettorale è a turno unico: secco e spietato. Inoltre, le percentuali di Fratelli d’Italia sono tali che spaventerebbero qualunque avversario. Da luglio in poi però il Pd ha “bruciato” esponenti come Enrico Gasbarra e Daniele Leodori. Senza neppure accennare ad una riflessione. Francesco Rocca e il centrodestra non devono commettere l’errore di rilassarsi e di pensare che la partita sia già vinta. Non lo è. Ma perderla avrebbe un effetto assai negativo su una coalizione che sta governando il Paese da pochi mesi.

ALLA PROVINCIA RECORD DI PARADOSSI

Improvvisamente all’Amministrazione Provinciale hanno scoperto che esiste un problema, quello di una maggioranza stabile per il neo presidente Luca Di Stefano. E come si può aggirare secondo i “massimi esperti” del voto trasversale? Semplice: governando per decreto, senza coinvolgere il Consiglio. Ma che soluzione è? Per mesi tutti (nessuno escluso) hanno ripetuto che in un ente di secondo livello non si può ragionare in termini di maggioranza e opposizione, che la logica deve essere quella di un cda.

Alla prova dei fatti però sono scattati i veti: no ad accordi con i consiglieri Dem Antonella Di Pucchio e Gino Ranaldi. Perché? Perché hanno sostenuto Luigi Germani. Nessuna apertura ai civici Alessandro Cardinali e Luigi Vacana. Perché? Stavano con Germani. Niente intese con Fratelli d’Italia, meglio con la Lega. Cosa cambia? Non è dato sapere. Perfino il Terzo Polo è in vena di dare consigli. Alla fine della fiera però, cosa si fa? Si può scegliere di presentarsi di volta in volta in aula alla ricerca di una maggioranza diversa. Operazione dal fiato cortissimo che trasformerebbe la Provincia in un percorso minato.

Mentre invece dovranno essere comunque prese delle decisioni importanti per il territorio: sui rifiuti, sulla gestione del servizio idrico, sull’edilizia scolastica, sulla manutenzione delle strade. Luca Di Stefano è giovane e ha una visione precisa. Chissà, magari potrebbe presentarsi in consiglio e chiedere la fiducia sulla base del programma che andrà a presentare. Mandando in soffitta giochi e giochetti di chi vede in lui il “mezzo” per consumare chissà quali vendette.

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