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Congresso PD senza pace: si dimette il presidente Tanzilli

Massimo Pizzuti
Passo indietro dell’uomo che era stato indicato all’unanimità per guidare la commissione congressuale in Ciociaria. Ieri altri cinque membri si erano dimessi per “mancate risposte” sui problemi segnalati a proposito del tesseramento. Ora può succedere di tutto. Sul piano politico però pesa come un macigno l’insanabile frattura tra Francesco De Angelis e Sara Battisti.
Dicembre 29, 2024
Sara Battisti e Francesco De Angelis

Alla fine si è dimesso anche il presidente della commissione congressuale, Alberto Tanzilli. Era stato indicato all’unanimità in questo ruolo: le polemiche e lo scontro frontale di questi giorni lo hanno convinto a effettuare un passo indietro. Difficile capire cosa potrà accadere adesso. Il tesseramento si concluderà il 31 dicembre, ma 6 membri su 11 della commissione si sono dimessi. Dunque, quale organismo effettuerà le verifiche? A questo punto non si può escludere nulla. Neppure uno slittamento dei tempi del congresso.
Una bufera più forte di quella attuale è difficile da ricordare pur nella lunga tradizione del Partito Democratico in provincia di Frosinone. Perfino negli anni della contrapposizione senza appello tra Francesco De Angelis e Francesco Scalia, quando ci si contava in ogni contesto: Provincia, Società Ambiente Frosinone, Consorzio Asi, Cosilam. Dovunque.
Stavolta il terreno della “guerra santa” è il congresso. Ieri c’è stato l’annuncio delle dimissioni di cinque membri della commissione congressuale: Massimo Lulli, Carlo Di Santo, Giampiero Di Cosimo, Maria Rita Cinque, Alberto Festa. Lulli e Di Santo si riconoscono nelle posizioni di Base Riformista di Antonio Pompeo. Mentre Di Cosimo, Cinque e Festa fanno riferimento a Rete Democratica di Sara Battisti. Lo hanno messo nero su bianco: “Alla luce della mancata risposta da parte degli organi competenti alle gravi questioni da noi sollevate sullo svolgimento del congresso del Partito Democratico della provincia di Frosinone, e preso atto che le condizioni necessarie per garantire trasparenza, regolarità e rispetto delle regole non sono state ripristinate, riteniamo impossibile proseguire il nostro lavoro all’interno della commissione congressuale”. Fanno riferimento a quanto successo nella riunione dello scorso 23 dicembre, quando, a loro giudizio, la distribuzione dei moduli per le tessere “è avvenuta senza alcun criterio, né numerico né territoriale, contravvenendo alle modalità di assegnazione seguite fino a quel momento dalla commissione”. Aggiungendo che “il numero di tessere richieste era stato calcolato sulla base della possibilità per tutti i circoli di ricevere un incremento del 30%, pari a 1.000 tessere, rispetto a quanto già assegnato ad ogni circolo sulla base della media del tesseramento avvenuta negli ultimi 5 anni, pari a 3.000”. I cinque hanno presentato un ricorso alla commissione di garanzia regionale. Certamente la particolarità del periodo (le festività natalizie) non aiuta sul versante delle risposte in tempi rapidi. Però va detto che alla fine la natura dello scontro è politica. Per quanto riguarda il tesseramento, per Sara Battisti e Antonio Pompeo non sono state rispettate né le percentuali dell’incremento né le modalità della distribuzione. Per Francesco De Angelis e Mauro Buschini, invece, è impensabile che il Pd non si ponga l’obiettivo di aumentare in modo netto il numero degli iscritti in vista di una competizione come il congresso provinciale. La distribuzione delle tessere, dicono, è andata nelle direzione di soddisfare le richieste di un gruppo che ha una reale presenza sul territorio. Quello che non va – sottintendono – è la volontà di mettere argini e non voler ammettere una minore capacità di coinvolgere e “allargare” da parte degli altri.
Ora dovranno essere gli organi interni competenti a stabilire chi ha ragione e chi no, ma intanto bisognerebbe capire come si andrà al congresso. Nei giorni scorsi gli schieramenti erano stati individuati con estrema chiarezza: AreaDem di Francesco De Angelis e Parte da Noi di Danilo Grossi con Achille Migliorelli, Rete Democratica di Sara Battisti e Base Riformista di Antonio Pompeo con Luca Fantini. L’elemento centrale è che voteranno gli iscritti nelle assemblee dei 70 circoli. Dall’11 gennaio al 2 febbraio. Poi, entro l’8 febbraio, sarà convocata l’assemblea provinciale per “ratificare” i risultati. Il motivo per il quale il tesseramento è imprescindibile è questo: sarà determinante il voto degli iscritti. Ma, al di là di ogni considerazione di natura politica, burocratica e procedurale, la situazione nel Pd provinciale non ha margini di mediazione. Troppo profondo il solco che separa Francesco De Angelis e Sara Battisti, che per anni hanno condiviso le medesime scelte all’interno di Pensare Democratico. Inoltre manca una figura in grado di poter esercitare una mediazione fra i due. Si andrà allo scontro in ogni caso. Ma per arrivare dove? È certo che ld dimissioni del presidente della Commissione Tanzilli aggiungono ulteriori tensioni ad una contesa che non sarà facile gestire. E che, probabilmente, non fa bene a nessuno.

A FROSINONE O LA POLITICA O IL “DAY BY DAY”

Al Comune di Frosinone, invece, sarà interessante capire le strategie per il 2025 del sindaco Riccardo Mastrangeli, sorretto da una coalizione che sulla carta ha 16 sì. Mentre in totale i consiglieri sono 33. Le strade percorribili sono tre. La prima: cercare una ricucitura politica seria con il presidente dell’aula Massimiliano Tagliaferri, procedendo quindi ad un rimpasto di giunta. La seconda: aprire alle opposizioni, in particolare alla Lista Marzi, sulla base di proposte programmatiche. Mettendo in conto possibili malumori di gruppi del centrodestra. La terza: andare avanti alla giornata, cercando di trovare la maggioranza in aula ogni volta. Significa inevitabilmente avere delle ulteriori sponde nella minoranza. Non proprio il massimo per un’Amministrazione che governa il capoluogo di provincia. E che dovrà affrontare sfide importantissime sul piano amministrativo. Ci sarebbero infine gli 8 “dissidenti” eletti nel centrodestra ma ormai distanti sul piano politico. Anche in questo caso però servirebbe un’iniziativa robusta e credibile. Chi è in grado di farla? Da Palazzo Munari fino ad oggi si sono viste solo “fumate nere”.

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