Domani e dopodomani (dalle 17 alle 20), presso gli uffici della federazione provinciale del Partito Democratico, è fissata la consegna di tutta la documentazione riguardante il tesseramento del 2024. Saranno presenti Vittorio Save Sardaro e Emiliano Pittueo, tesorieri, rispettivamente della federazione provinciale e di quella del Pd Lazio. Nei giorni scorsi il segretario regionale Daniele Leodori e il responsabile dell’organizzazione Andrea Ferro hanno comunicato il tutto ai responsabili dei circoli.
Terminata questa fase, si aprirà quella (decisiva) dell’esame dei circa trenta ricorsi che sono stati presentati, due dei quali riguardano nello specifico quanto accaduto nella riunione del 23 dicembre scorso, che ha poi determinato le dimissioni di cinque membri della commissione congressuale (quelli delle componenti di Sara Battisti e Antonio Pompeo). Quindi c’è stato il passo indietro del presidente dell’organismo, Alberto Tanzilli. Le contestazioni riguardano le procedure e le modalità adottate in quell’occasione per la consegna dei moduli del tesseramento.
Le competenti commissioni di garanzia (regionale e nazionale) dovranno pronunciarsi e soltanto dopo si capirà bene quale sarà l’effettiva platea congressuale, perché a votare saranno gli iscritti ai vari circoli. Da definire anche la eventuale riapertura di una finestra per il tesseramento nel 2025. Il congresso slitterà o di qualche settimana o di qualche mese. Però la condizione necessaria per proseguire sarà soprattutto legata alla tregua tra le diverse correnti. In mancanza della quale non si può escludere un commissariamento della Federazione provinciale.
Daniele Leodori è l’uomo delle mediazioni e delle condivisione, ma nemmeno lui potrà non tenere conto di una situazione di prolungate e forti tensioni. Fra l’altro i candidati alla segreteria ci sono già: Achille Migliorelli (con lui AreaDem di Francesco De Angelis e Parte da Noi di Danilo Grossi) e Luca Fantini (appoggiato da Rete Democratica di Sara Battisti e da Base Riformista di Antonio Pompeo). La divisione delle rispettive strade politiche tra De Angelis e Battisti sta caratterizzando una fase nella quale inevitabilmente il partito è chiamato a trovare nuovi equilibri dopo che per anni c’è stato il predominio assoluto di Pensare Democratico, il correntone maggioritario fondato da De Angelis e nel quale militavano quasi tutti. Peraltro insieme.
Nella riunione della direzione provinciale del 25 novembre scorso, la stessa del botta e risposta tra Sara Battisti e Francesco De Angelis, vennero sottolineati alcuni aspetti. Il primo: la cifra bassa degli iscritti (1.700) venne evidenziata da Antonio Pompeo. Mentre il segretario regionale Daniele Leodori puntò l’attenzione sia sulla necessità di aumentare la percentuale del partito alla Camera e al Senato (piuttosto bassa in Ciociaria), sia sul fatto che non è possibile rimediare tre sconfitte consecutive alle comunali di Frosinone. Un aspetto che in tanti hanno fatto “scivolare”, ma che invece è importante. Leodori ha citato l’esempio più significativo, quello del capoluogo, ma negli ultimi anni il Pd ha perso anche a Ceccano, Alatri, Anagni. Un tempo roccaforti, poi non più. E ancora oggi l’elemento caratterizzante è la divisione interna. Nel frattempo al Comune di Frosinone la situazione è ulteriormente cambiata: la coalizione di centrodestra che appoggia il sindaco Mastrangeli è in crisi, Forza Italia è fuori della maggioranza e si è reso necessario il “soccorso rosso” di tre esponenti eletti nelle opposizioni per provare ad andare avanti. Nel capoluogo i tre consiglieri (Angelo Pizzutelli, Fabrizio Cristofari, Norberto Venturi) da oltre un anno chiedono di essere ascoltati e messi al centro del dibattito all’interno del partito. Proprio con l’obiettivo di creare le condizioni per una futura inversione di tendenza a Frosinone. Le risposte però non ci sono state. C’è un ulteriore elemento sul quale il Pd dovrebbe riflettere molto: nel giugno 2022 in termini di voti è stato il primo partito alle comunali di Frosinone. Ma i tre eletti non hanno il “dna” del Pds-Ds. Sia Angelo Pizzutelli che Norberto Venturi hanno a lungo militato nel Psi. Mentre Fabrizio Cristofari proviene dalla Dc-Ppi-Margherita. Gli stessi tre vennero eletti nel 2017, insieme ad Alessandra Sardellitti e neppure lei può essere annoverata tra i “piddini” doc. Vuol dire che il partito ha sì l’esigenza di aprirsi ma anche quella di recuperare sul piano della propria storia e dei propri valori.
Se invece la stagione congressuale si trasforma sempre in una resa dei conti, allora c’è poco da tentare di invertire la tendenza.