Se Francesco De Angelis da decenni è il leader del Pci prima, poi del Pds e dei Democratici di Sinistra e infine del Pd, ci sarà un perché. Sa aggregare e motivare, può contare su un nucleo storico di fedelissimi e su una rete estesa di militanti e amministratori. Il “delfino” è stato per lungo tempo Mauro Buschini. Adesso non più.
PENSARE DEMOCRATICO: I NUOVI ASSETTI
Oggi pomeriggio, nel corso della manifestazione Una Regione d’Amare, sarà tutto chiaro. Sara Battisti, capolista del Pd, è l’elemento sul quale De Angelis chiederà una sorta di plebiscito. Anche per non correre il rischio che uno scaltro Matteo Orfini possa provare a riportarla nell’orbita della sua corrente, dalla quale la Battisti proviene. De Angelis vuole almeno 15.000 preferenze per il vicesegretario regionale del partito. C’è quindi il sindaco di Aquino Libero Mazzaroppi, che ha un ruolo strategico: a prescindere dal “ticket” di fatto con Battisti, i suoi voti lo proietteranno ai piani alti del partito. Difficile che possa scattare un secondo seggio (servirebbe comunque la vittoria di Alessio D’Amato, indietro in tutti i sondaggi), però Mazzaroppi sarà tenuto nella massima considerazione in ogni successivo appuntamento.
Enti intermedi compresi: nel 2023 si vota, per esempio, per la presidenza della Saf. Per Andrea Querqui l’orizzonte è definito: candidatura a sindaco del centrosinistra al Comune di Ceccano. Dovranno farsene una ragione in molti. Sul palco con De Angelis stasera ci saranno anche il segretario provinciale del partito Luca Fantini e il consigliere regionale Barbara Di Rollo. Entrambi colonne irrinunciabili di Pensare Democratico. Il congresso e le primarie nazionali del 26 febbraio non turbano il presidente del Consorzio industriale del Lazio perché l’obiettivo rimane lo stesso: dimostrare di avere un’ampia maggioranza sul territorio. Antonio Pompeo non sta certamente a guardare: anche lui è impegnato in una campagna elettorale a tutto campo, in ogni Comune. Insieme ad Annalisa Paliotta e ad Alessandra Cecilia.
L’ex sindaco di Ferentino farà sicuramente un grande risultato. Con Sara Battisti sarà sfida fino all’ultimo minuto. Quello che succederà dopo difficilmente potrà prescindere dal ruolo di Pompeo, legatissimo a Dario Nardella, a sua volta numero due di Stefano Bonaccini. Gli spazi ci saranno. L’anello debole è diventato Mauro Buschini: il ricorso al Tar del sindaco di Fiuggi Alioska Baccarini lo ha già messo all’angolo. Se poi dovesse essere accolto, allora per Buschini diventerebbe difficilissimo provare a risalire la china. La presidenza dell’Egato era un tassello fondamentale per cercare di pacificare il Pd provinciale in vista delle regionali. Tutti hanno rispettato gli impegni: Daniele Leodori (convocando la riunione), Francesco De Angelis (mobilitando Pensare Democratico), Antonio Pompeo (convincendo i suoi a dare il via libera). Un ricorso al Tar esula da questo tipo di discorso. In queste ore però dal Pd non si sono levate voci per difendere l’elezione di Buschini. Si poteva dire di essere fiduciosi in merito alle decisioni del Tar: il minimo sindacale. Neppure quello. Significa che la posizione di Buschini è ormai isolata politicamente: nel Pd e in Pensare Democratico.
TENERE I CINQUE STELLE DIETRO NEL LAZIO
Nel Lazio, oltre alla vittoria delle regionali, c’è un altro elemento importante sul piano politico: la sfida tra Pd e Movimento Cinque Stelle. I sondaggi sono concordi nel dare Alessio D’Amato davanti a Donatella Bianchi e i Dem più alti rispetto alle liste pentastellate. Giuseppe Conte non fa che ripetere che mentre con il Pd lombardo si può dialogare (infatti sono alleati), nel Lazio questo è impossibile. Inoltre aggiunge di attendere in ogni caso i risultati del congresso nazionale del Pd. Però nel Lazio il Partito Democratico, pur essendo molto variegato, ha delle peculiarità proprie. Esponenti come Daniele Leodori, Goffredo Bettini, Claudio Mancini, Roberto Gualtieri, Bruno Astorre, lo stesso Matteo Orfini hanno sempre contato e contano ancora.
Come Nicola Zingaretti. Se il 12 e 13 febbraio il Pd sopravanzerà i Cinque Stelle, sicuramente sia nel congresso regionale (dove bisognerà indicare il successore di Astorre) che in quello nazionale tutto ciò avrà delle conseguenze. Nel centrodestra intanto nessuno alza i toni, le dichiarazioni di Francesco Rocca e di tutti i principali candidati sono univoche e fanno emergere una linea concordata su tutti i principali temi: sanità, ambiente, lavoro. Rispetto a cinque anni fa il candidato alla presidenza è stato scelto per tempo e non ci sono defezioni e sgambetti. Indubbiamente un segno di maturità politica di una coalizione che ha capito che quando si vince, poi gli spazi si trovano per tutti. Anche quando non si va d’accordo su tutto.