E’ senza dubbio atipico che alla nona giornata di andata già si debba parlare di un momento essenziale. Con 90 punti ancora in palio può sembrare paradossale parlare di un match quasi fosse decisivo per le sorti di una stagione. Il Frosinone però è già costretto ad interrogarsi sul tipo di campionato che dovrà portare avanti, perché dopo le prime otto gare la classifica non è per nulla in linea con le ambizioni, che non erano quelle di tornare subito in A, ma nemmeno quelle di lottare per la permanenza.
Con l’eccezione del match sul campo del Cittadella, il solo conclusosi con la conquista dei tre punti, al Frosinone di questo avvio tutto è girato storto. Il match casalingo con il Modena si è chiuso con il gol di Defrel, valso il pari agli emiliani. Quello di La Spezia ha addirittura visto i liguri segnare due gol negli ultimi minuti del confronto e vanificare la migliore prestazione stagionale della squadra ciociara. Con la Carrarese c’è stato l’errore dal dischetto di Partipilo sullo zero e zero e poi il palo di Marchizza a negare almeno la divisione della posta. A conti fatti, può dirsi senza tema di smentite che tre o quattro punti in più potevano starci tutti, traducendo sul piano dei risultati quelle che sono state le risultanze del terreno di gioco.
Il calcio però è ben distante dall’assegnare i punti in perfetta proporzione con i meriti e pertanto si deve ripartire dal modesto bottino di 6 punti in 8 gare, espressione numerica stenta e crudele di un cammino davvero complesso.
Quel che desta oggettiva perplessità è il passo indietro che la squadra ha compiuto rispetto alle prime tre o quattro gare di campionato, quando, al di là di qualche pareggio casalingo di troppo, i giallazzurri sembravano avviati a guadagnarsi una precisa identità di gioco. Gli infortuni, le disavventure di cui si è detto, ma anche le pessime prestazioni contro Brescia e Bari hanno invece spalancato un vortice di interrogativi e di paure. Lo stesso Angelozzi, responsabile dell’area tecnica canarina, pur dicendosi certo della bravura del tecnico Vivarini e dell’adeguatezza in termini di valenza tecnica dei ragazzi inseriti in rosa, si è posto la domanda sulla effettiva capacità di lottare di alcuni neo giallazzurri. Possibile che in essi non alberghi un naturale animo da guerriero (Soddimo, Frara, Ciofani e altri che hanno scritto tante belle pagine avevano un dna battagliero che gli imponeva di non rassegnarsi nemmeno dinanzi ai club più blasonati d’Italia). Però anche quella è una qualità che in qualche misura si può acquisire e per questo mister Vivarini ha lavorato tanto sull’aspetto psicologico anche in questo periodo. La squadra deve essere consapevole che momenti di difficoltà ci saranno ancora e sarà proprio allora che dovrà tirar fuori gli attiributi, in linea con la storia di un club che ha sempre avuto giocatori particolarmente attaccati alla maglia e vogliosi di gettare sul terreno di gioco ogni stilla di energia.
A scuola di agonismo, si potrebbe dire semplificando il concetto. Perchè spesso con l’impegno feroce si può far fronte a quelle difficoltà contingenti che il Frosinone è costretto a fronteggiare. Quest’anno il problema principale sta nelle indisponibilità del pacchetto offensivo, lo scorso anno toccò ai difensori. Sperando che non ci sia un 2025 critico per i centrocampisti, Vivarini schiererà a Reggio Emilia quei giocatori che in questo momento gli garantiscono maggiore affidabilità, non solo tecnica. Servirà un Frosinone con il coltello fra i denti per portare a casa un risultato positivo e con esso la fiducia verso un cammino più tranquillo.
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