Peste suina, la Regione vuole abbattere 50mila cinghiali ma gli animalisti protestano: meglio vaccinarli
La giunta Zingaretti ha varato il piano selettivo triennale, ma è braccio di ferro con l’Oipa
Varato dalla giunta regionale del Lazio il piano di abbattimento dei cinghiali presenti sul territorio regionale dopo i ripetuti casi di peste suina africana registrati in diverse province a partire da Roma. Saranno abbattuti fino a 50mila esemplari, raddoppiando quelli previsti nell’ultima stagione venatoria, 2021-2022. Ma le associazioni ed alcuni esponenti politici protestano per la crudeltà contro gli animali e propongono di vaccinarli, utilizzando il bando da 500mila euro del ministro Speranza.
L’esecutivo guidato da Nicola Zingaretti ha, infatti, approvato il Piano regionale di interventi urgenti per la gestione, il controllo e l’eradicazione della peste suina africana nei suini da allevamento e nella specie cinghiale 2022-2024 (PRIU).
Un piano di drastica riduzione, considerando che attualmente si stima siano 75mila i cinghiali presenti nel Lazio. Per contenere la peste suina, l’obiettivo è raddoppiare il numero di abbattimenti oltre all’adozione e diffusione delle procedure di biosicurezza sia per lo smaltimento della carcasse e per la sorveglianza degli allevamenti di suini.
“Il piano ha una validità triennale e ogni anno sarà predisposto un report di sintesi – ha detto l’assessore alla Sanità, Alessio D’Amato -. Nel contempo devono partire anche le attività di cattura all’interno delle aree perimetrate per la peste suina. Il Piano sarà pubblicato sul Bollettino ufficiale della Regione Lazio. La riduzione del numero dei cinghiali è un tema di salute pubblica, di sicurezza nella catena alimentare, di decoro urbano e di sicurezza nella mobilità”.
Non sono mancate però le proteste da parte di associazioni animaliste e non solo: “Il piano è un provvedimento esecrabile e miope che preferisce la caccia, il sangue, a ogni soluzione etica. Si fa fuoco su esseri viventi senza neppure ascoltare la scienza” hanno detto dall’Oipa, l’organizzazione internazionale protezione animali, sottolineando come gli esperti dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) sostengono – secondo l’Oipa – che “la caccia non è uno strumento efficace per ridurre le dimensioni della popolazione di cinghiali selvatici in Europa”.
Sempre a sostegno delle proprie ragioni, l’Oipa ha richiamato quanto affermato dall’Ispra nelle sue indicazioni in cui sostiene che è importante sospendere qualsiasi tipo di attività venatoria nella zona infetta da Peste suina africana poiché si tratta di “attività che comportano un duplice rischio: la movimentazione di cinghiali potenzialmente infetti sul territorio e la diffusione involontaria del virus attraverso calzature, indumenti, attrezzature e veicoli”.
Proteste anche dal consigliere capitolino Daniele Diago (M5S) che accusa la Regione di dare il via “a un piano di una crudeltà inaudita. Lo volevano fare da tempo, ma la peste suina ha dato loro il casus belli definitivo. Morti evitabili – sostiene Diago -, se solo Zingaretti avesse attivato un piano serio e sostenibile di gestione della fauna selvatica, come per anni gli abbiamo chiesto di fare. Ma anche adesso l’alternativa c’è: il bando del ministro Speranza da 500mila euro per testare il vaccino GonaCon contro la peste suina, una soluzione decisamente preferibile agli abbattimenti. Invece si è scelta la via più facile per l’uomo a discapito degli animali, ancora una volta. Noi siamo a fianco dell’Oipa e di tutte le associazioni animaliste che condannano questa scelta violenta e immorale”.