“Occorre avere in mente “la città che vorrei”, ovvero una città che risponda alle esigenze dei giovani, che sono la nostra prospettiva, e di chi ci abita. Letto il programma del candidato a sindaco Domenico Marzi, ho avuto la sensazione che risponda a questa linea”.
L’avvocato Fernando Picchi, amministratore d’esperienza avendo ricoperto anche la carica di assessore all’urbanistica al Comune di Frosinone e ora candidato per il Polo Civico, delinea la sua visione di Frosinone incentrata su una maggiore vivibilità prima di tutto e fluidità urbanistica.
Urbanistica
“La pianificazione è stagnante, anzi è ferma – afferma Picchi – E’ rimasta al palo dieci anni fa, come se il Piano regolatore fosse stato riposto in soffitta. Ciò significa che la città non progetta il suo sviluppo, non prevedendo un’offerta immobiliare adeguata e neanche una rete viaria che costituisce il tessuto connettivo di tutti i quartieri”.
Servizi e viabilità intercomunale
“L’intercomunalità è un passaggio ormai irrinunciabile avendo con i centri vicini collegamenti quotidiani molto intensi, soprattutto sul piano della mobilità. Con i comuni del circondario condividiamo migliaia di persone che si spostano e che frequentano il capoluogo. Per questo è anche necessaria l’unificazione dei servizi, collegamenti e trasporti più efficienti e in un’ottica molto più ampia”.
Mobilità ecologica contro lo smog
“Secondo me, tutti auspichiamo una città meno inquinata. Per questo occorre strutturare una rete per la mobilità ecologica sempre in un’ottica intercomunale. Penso a percorsi ciclabili che possano interessare anche i comuni limitrofi”.
Impianti sportivi
“Non è concepibile avere degli impianti sportivi chiusi o malfunzionanti. Penso al Palazzetto dello sport, alla palestra del Coni di via Mola Vecchia o ai campi di calcio e calcetto comunali carenti di manutenzione. Sono simbolo di incuria e non vivacità sociale”.
Picchi chiude con una considerazione di natura politica sul capoluogo. “L’immobilismo degli ultimi dieci anni ha posizionato la nostra città agli ultimi posti di quella che può definirsi la civiltà metropolitana. Lo stesso ascensore inclinato che non è in funzione toglie punti di civiltà. Ed è un vero dispiacere continuare a sentirsi così in basso. Occorre dare una sferzata”.