Il Comitato per la crescita e lo sviluppo sostenibile si è insediato ufficialmente, ma con questa impostazione non andrà da nessuna parte. Lo scatto operativo vero non si è visto. I compiti a casa li hanno fatti tutti, ma di fretta e negli ultimi giorni (scopiazzando gli appunti del passato), senza uno straccio di “coordinamento” per arrivare all’appuntamento con un progetto globale. Le associazioni e le forze sociali hanno nuovamente fatto l’elenco di quello che servirebbe. Ognuno per conto proprio, andando ad allungare una lista della spesa sinceramente sconcertante, ripetitiva, sterile e telefonata.
IL COMPITO DELLA PROVINCIA
Il presidente della Provincia Luca Di Stefano non si è perso in chiacchiere e ha fatto capire il perché della riunione di ieri. “C’è un capitolo del bilancio regionale dedicato alla nostra Provincia per contrastare il fenomeno della deindustrializzazione. Verrà riempito di contenuti dalla Regione quando noi, dal territorio, invieremo i nostri input al presidente Francesco Rocca”. Significa che dopo la passerella degli Stati Generali (9 novembre) e dopo i ritardi accumulati in soli due mesi, la Regione ha preteso un segnale di concretezza: l’insediamento del Comitato. Ha aggiunto Di Stefano: “Ricordo che il presidente Rocca ha detto di essere pronto ad intervenire sulle norme che stanno svantaggiando il nostro territorio. Ricordo che chiedemmo chiarezza sulle norme ambientali e iter più snelli: non chiedemmo né sconti né vantaggi. Ora tocca a noi dire dove vogliamo che si intervenga, con quali modifiche e quali finalità”. Il presidente della Provincia doveva mandare un messaggio chiaro al Governatore e lo ha fatto. Definendo l’assetto di un Comitato “ampio, ma che lavorerà in maniera snella”. Per aree tematiche. Sul piano politico la risposta regge bene. Sul piano operativo e programmatico però non basta e servirà molto di più di un’accelerazione. Francamente però il cambio di passo non si è visto.
TROPPE ANALISI E ZERO SOLUZIONI
Tutte le associazioni hanno ancora una volta fatto l’elenco di quello che servirebbe. Limitandosi alle proprie priorità. Unindustria (assente Diurni e rappresentata dalla direttrice… ) Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Camera di Commercio, Ance Frosinone, ConfimpreseItalia, Confapi, Anbi, Cna, Federlazio, Unione Artigiani Ciociaria, Confartigianato, Confcooperative Lazio Sud. C’erano anche i rappresentanti di Acea Ato 5 e Saf. L’unico elemento di visione che va oltre i confini provinciali lo ha individuato Guido D’Amico, presidente di Confimprese, quando ha parlato della necessità di un turismo sostenibile per cercare di “agganciare” i pellegrini del Giubileo 2025, ormai alle porte.
L’unico grido d’allarme concreto quello del presidente della Saf, Fabio De Angelis che ha posto l’accento su come impatteranno sui comuni i rincari dovuti ai ritardi accumulati nella politica dei rifiuti (e ancora non sbloccati dall’attuale governo regionale, ndr).
Ma per il resto solite lezioncine ripetute meccanicamente. Con lo sconcertante silenzio dei sindacati sulle tante questioni lontane dall’essere risolte. Viene da chiedersi realmente quale tipo di classe dirigente hanno prodotto in Ciociaria decenni di compartimenti stagni, di assenze di decisioni e di coraggio, di continuo saltare da un carro del vincitore all’altro, di assoluta mancanza di coordinamento.
Sulle autorizzazione ambientali e sullo snellimento della burocrazia non è più tempo di impegni solenni (ma sempre a futura memoria) e di buone intenzioni. Occorre sbloccare una volta per tutte le decisioni, ma se le risposte non arrivano le associazioni di categoria (Unindustria in primis) devono essere pronte ad una mobilitazione vera con iniziative clamorose (altro che spedire una povera direttrice a parlare di sviluppo). Altrimenti si alimenta il solito gioco delle parti. Dal canto loro la Provincia di Frosinone e la Regione Lazio devono dare risposte senza attendere ulteriori documenti dove si ripeteranno le solite cose. Come avvenuto per la mancata riperimetrazione del Sin e per una bonifica della Valle del Sacco attesa inutilmente da decenni. Che senso ha continuare a ripetere che nel potenziamento delle infrastrutture è fondamentale la Stazione dell’Alta Velocità se poi non si fa una “battaglia” vera per far inserire l’opera nel Piano di Ferrovie? Davvero, che senso ha? Gli elenchi della spesa, sempre più sterminati, servono soltanto ad allungare i tempi, alzare qualche cortina fumogena, evitando di decidere davvero.
Se le associazioni di categoria e le forze sociali non prendono atto definitivamente che bisogna concentrarsi su poche cose ma fattibili, è inutile riunirsi ogni due o tre mesi per ritrovarsi al punto di partenza.
Inoltre il tempo della luna di miele è finito per tutti. Anche per Luca Di Stefano. La provincia di Frosinone ha bisogno di risposte vere su temi fondamentali. Innanzitutto la sanità: qualche macchinario in più non risolve i problemi della mobilità passiva, delle liste di attesa, della cronica mancanza di medici e infermieri. Dall’insediamento ad oggi la coppia Savo-Pulvirenti ha prodotto esclusivamente delibere sul personale. Nient’altro. Senza nemmeno porsi la vergognosa questione dei professionisti pagati a gettone per evitare che l’emergenza peggiori. Senza mettere mano alle esigenze che penalizzano i Pronto Soccorso. Il commissario Sabrina Pulvirenti ad oggi non ha lanciato alcun segnale di discontinuità. Con il silenzio complice, a parte la Fials, di sindacati assenti. Forse conniventi. La presidente della Commissione Sanità, Alessia Savo, che si atteggia a “ducetta” della maggiore azienda del territorio ad oggi si è rivelata non all’altezza del prestigioso compito assegnatogli. Non ha ancora capito, probabilmente che le politiche per il territorio non si fanno a Roma e nemmeno l’aiuto… dello Spirito Santo può fare granchè.
Sui rifiuti basta cincischiare. Una discarica va individuata e il ciclo dell’immondizia va chiuso in Ciociaria. Forse non occorre nemmeno acquistare la discarica. Anzi, se Lozza continua a fare il riluttante pretendendo garanzie (giuridiche) che la Regione non può dare, si analizzi concretamente se è percorribile la strada del commissariamento.
Fa ridere, ed è quasi comico, se si ipotizza uno sviluppo per questo territorio quando continuano a passare inosservate le vessazioni economiche ai danni dei cittadini per l’incapacità conclamata di chiudere autonomamente il ciclo dei rifiuti.
Qui non ci vuole un Comitato per lo sviluppo. Serve un gruppo di neuropsichiatri. Anche bravi.