La classicissima del ciclismo è pronta ad emozionare ancora. Per la 113^ volta i migliori ciclisti del mondo si sfideranno sulle strade della Milano-Sanremo, la prima delle classiche monumento della stagione da poco iniziata. Si dice sia la corsa più difficile da vincere perché il suo percorso, lungo ma non troppo accidentato, schiude possibilità a chiunque sia in giornata di grazia.
Lungo i quasi 300 chilometri del percorso gli organizzatori hanno in verità inserito progressivamente delle asperità per rendere vita un po’ più dura alle “ruote veloci”. A questa ratio si deve l’inserimento, nella parte conclusiva del percorso, del “Poggio di Sanremo”, un’ascesa breve ma con pendenza impegnativa, cui fa seguito la picchiata verso il traguardo di Via Roma, con gli ultimi due chilometri pianeggianti dopo una discesa mozzafiato.
Scollinando davanti a tutti sul Poggio, tanti campioni che non avevano certo nello sprint la loro virtù precipua, sono riusciti a tagliare il traguardo in solitaria e a iscrivere il proprio nome nell’albo d’oro della competizione. Chi non ricorda le discese da equilibristi di Francesco Moser e, più di recente, di Vincenzo Nibali, ultimo vincitore italiano della “corsa dei fiori”? Anche Felice Gimondi seppe involarsi sul Poggio per poi proteggersi dall’assalto dei velocisti, scatenati al suo inseguimento. Tante altre volte però le squadre degli uomini jet hanno montato una guardia spietata agli aspiranti fuggitivi e sul traguardo di Via Roma la decisione è stata affidata al volatone di gruppo. Nell’albo d’oro della corsa figurano pertanto molti velocisti, anche se il record di vittorie se l’è preso “il cannibale”, all’anagrafe Eddy Merckx, probabilmente il più grande ciclista d’ogni epoca, vittorioso ben 7 volte sotto lo striscione d’arrivo sanremese.
I grandi campioni italiani non si sono fatti sfuggire la vittoria, con Bartali e Coppi primi rispettivamente per 4 e 3 volte, ma va detto che in un certo momento storico la corsa sembrò d’improvviso ostile per i colori azzurri, dopo la vittoria colta nel 1953 da Loretto Petrucci. Per tornare ad assaporare il gusto del trionfo gli italiani dovettero attendere ben 17 anni e la fuga solitaria e coraggiosa del bresciano Michele Dancelli, che iscrisse il suo nome nell’albo d’oro nel 1970. E oggi? Difficile, molto difficile fare pronostici su chi sabato pomeriggio taglierà per primo il traguardo, succedendo a Stuyven, sorprendente vincitore della scorsa edizione. Pogacar e Van Aert potrebbero essere i più autorevoli candidati al successo, ma il primo, pur abbastanza veloce, affida le sue chance a un attacco sul Poggio, mentre il belga potrebbe anche spuntarla nel contesto di un gruppo non troppo nutrito. Non ci sarà Alaphilippe, vittima di una bronchite che gli impedirà la partecipazione, mentre Evenepoel e Sagan non nascondono ben riposte ambizioni. Degli italiani, out Colbrelli per un male di stagione, difficile dire chi possa far saltare il banco. Possibile che qualcuno provi la fuga da lontano, specie quest’anno che nella fase iniziale della corsa è stato di nuovo inserito il passo del Turchino. Tra i velocisti puri, il piccolo Caleb Ewan si fa preferire alla concorrenza, sempreché riesca a tenere le ruote sui tre “Capi” e sul Poggio. La corsa meno pronosticabile del mondo potrebbe però aprire le porte della gloria a un ciclista al di fuori di quelli menzionati. È soprattutto questo il fascino della Milano-Sanremo.
