Dopo un lungo periodo di stallo dovuto alla pandemia, il processo di Willy Monteiro Duarte riparte dalle aule della Corte D’Assise del Tribunale di Frosinone, trepidanti di mettere fine a una storia dolente per tutta la comunità.
Parola ai testimoni e ai consulenti della difesa dei fratelli Marco e Gabriele Bianchi, accusati di aver ucciso il giovane di Colleferro, in attesa della prossima udienza del 24 Marzo.
LA CAMICIA BIANCA INCHIODA MARIO PINCARELLI
Il racconto chiave di un teste presente quella notte, Davide Viglianti, parrebbe mettere alle strette Mario Pincarelli, anche lui indagato per l’omicidio di Willy: “Quella notte stavo tornando a casa quando ho visto arrivare una macchina scura a forte velocità, una Audi che poi si è fermata all’altezza del cancello della caserma dei carabinieri. Da lì sono scesi i fratelli Bianchi, che conosco per nomea e che sono corsi verso la folla. Il primo a picchiare è stato Marco Bianchi, che ha iniziato a colpire la folla con schiaffi, calci e pugni. È stato lui il primo a sferrare un pugno a Willy, che è caduto di spalle contro una macchina”, questa la parte saliente del racconto riportato dall’Adnkronos. “La folla divideva gli aggressori e a dare due calci e tre pugni a Willy quando era già a terra è stato un ragazzo con una camicia bianca che colpiva solo con il braccio destro perchè nell’altro aveva una protesi. Ricordo poi di aver visto un’altra persona provare a calmare gli animi e i fratelli Bianchi tornare verso la macchina e richiudersi tutti e quattro gli sportelli”.
Una testimonianza tramite la quale la difesa dei Bianchi prova ad alleggerire la loro posizione: la camicia bianca era indossata da Pincarelli e da nessun altro.
LA CONFERMA DELLA MORTE RAPIDA
E’ stato interrogato anche il consulente medico scientifico citato dalla difesa dei fratelli Bianchi, il dottor Diego Cirilli, lo specialista che partecipò all’autopsia di Willy.
“Quella di Willy è stata – ha detto – una morte rapida provocata da un colpo diretto. Ce lo dicono l’emorragia cardiaca e le infiltrazioni di sangue nei polmoni. La causa della morte è stata una lesione emorragica a livello cardiaco e al collo, la conseguente infiltrazione ai polmoni. Letali i colpi al collo e al torace, che hanno provocato una morte rapida”.
LA LETTERA DI GABRIELE BIANCHI DAL CARCERE
Intanto, in una lunghissima lettera, Gabriele Bianchi dal carcere di Rebibbia si difende e si esprime come non mai sull’omicidio di Willy Monteiro: “Non ho toccato Willy nemmeno con un dito” dice Bianchi, “l’unico vero responsabile della morte di quel ragazzo pieno di vita è Francesco Belleggia. È stato lui a scatenare la lite quella notte, lui a colpire Willy con un calcio al collo quando era in ginocchio, in procinto di alzarsi. Lui, ancora, a negare le sue responsabilità mentre nella sala d’aspetto dei carabinieri lo incalzavamo e ci faceva cenno di star zitti. Ancora lui, paradossalmente, il solo di noi quattro, a trovarsi dal primo momento ai domiciliari”… “La mia unica colpa quella notte, e l’ho anche detto al magistrato, è stata colpire l’amico di Willy, Samuele Cenciarelli. Sto male per la morte di Willy – scrive ancora Gabriele Bianchi all’Adnkronos – per le falsità che hanno girato e che girano e mi chiedo, me lo chiedo sempre, perché i carabinieri di Colleferro non abbiano messo a disposizione eventuali audio e video della sala d’attesa della caserma, dove ci siamo ritrovati tutti insieme poco dopo i fatti e dove Belleggia piangeva disperato, consapevole di aver commesso un crimine.”