La riforma delle province si farà. Ma su tempi e modi è ancora tutto in ballo. La Lega ha depositato una proposta di legge in parlamento per tornare alla suddivisione in “enti di primo livello” e ripristinare le cose com’erano prima della riforma del governo Renzi che le aveva eliminate a firma di Graziano Delrio. La proposta della Lega è a prima firma del deputato Alberto Stefani, ma subito dopo fonti di governo fanno sapere che la prima mossa è già stata fatta.
LA PROPOSTA
“Con questa proposta di legge -ha affermato il segretario della Lega che ha firmato la proposta, Alberto Stefani- si mira a reintrodurre l’elezione diretta del presidente della provincia e dei consiglieri provinciali. Le province sono fondamentali per l’erogazione di servizi ai cittadini. Mantenerle così, come oggi, non fa bene a nessuno: vanno reintrodotte con tutte le strutture e funzioni necessarie, anche perché non ci risulta che, allo stato attuale, abbiano portato alcun risparmio per i cittadini”. Per il governo Meloni la “sede naturale” per un ritorno alle province come enti di primo livello “è il testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali (Tuoel). Il documento è pronto, siamo in attesa delle osservazioni del Mef”, dichiarano fonti di governo. Su tempi e modi restano però molti dubbi. “Siamo tutti per far tornare le province enti di primo livello ripristinando l’elezione diretta da parte dei cittadini e restituendo competenze e risorse -si afferma dall’Esecutivo- ma ciò deve avvenire nella sede opportuna, quella della definizione di una riforma organica per non ripetere gli errori commessi con la disastrosa legge Delrio, e con le risorse necessarie. Sul tema delle risorse è importante il ruolo del Mef, mentre è importante l’interlocuzione con la conferenza Stato-Regioni sul trasferimento di deleghe e funzioni”.
LA SPINTA DI FAZZONE
Non c’è dubbio che nel pontino ad essere particolarmente favorevole alla riforma delle province è il senatore Claudio Fazzone. “Tra un anno verrà ripristinato il sistema elettivo delle Province, forse con qualche funzione in più” aveva affermato poco prima del voto europeo il parlamentare di Forza Italia. Ragionevolmente, spiegano fonti di governo ai massimi livelli, si andrà alle urne per tutte le province che fanno parte delle regioni a statuto ordinario nella primavera del prossimo anno (2025). Che occorra una svolta ormai sono in troppi a pensarlo. Da destra a sinistra. Rafforzare e rendere plurale l’esecutivo con l’istituzione della giunta, correggere le norme sulle durata differente dei mandati tra Presidente e Consiglio provinciale, attribuire alle Province le funzioni di pianificazione strategica sul modello delle città metropolitane: questi sono aspetti da ritenersi qualificanti per la piena operatività delle Province, le cui competenze (dalla scuole, alla viabilità passando per la tutela del territorio e le attività produttive) necessitano di una nuova cornice. Ci sono in gioco da un lato la tutela delle comunità e dei territori, dall’altro la compiutezza della democrazia.