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Quando fuori dai mondiali rimasero le altre grandi

Roberto Mercaldo
Inghilterra, Francia, Olanda e Spagna sanno cosa significhi
Marzo 29, 2022
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Fuori dalla fase finale dei mondiali di calcio per due edizioni di fila, l’Italia s’interroga non più sul come ma opportunamente sul perché. Le analisi esigono tempi e modi idonei: tanti gli elementi da valutare, senza escludere a priori quello dell’ imponderabilità. In attesa di comprendere quali siano i rimedi proposti per impedire un malaugurato tris, proviamo a consolarci attraverso quel mal comune che nello sport si traduce spesso nel proverbiale mezzo gaudio. In questa edizione c’è la concreta possibilità che la vittima più illustre delle qualificazioni, l’Italia 4 volte campione, resti in solitudine.

In passato però molte altre nazioni con una grande gloria calcistica e conseguenti aspettative conobbero l’amarezza dell’esclusione e talvolta anche per due edizioni di fila. Iniziamo dai maestri del calcio, gli inglesi. Affacciatisi alla ribalta dei mondiali nel 1950, colsero il successo per la prima e tuttora unica volta ai mondiali casalinghi del 1966. Dopo un discreto mondiale del 70, l’Inghilterra incorse però in una doppia uscita di scena alla fase eliminatoria delle edizioni successive, del 1974 e del 1978, e nel secondo caso fu proprio l’Italia ad estromettere gli inglesi, in un girone che non concedeva prove d’appello a chi non l’avesse vinto. Un colpo di testa di Roberto Bettega ed una punizione di Antognoni deviata da Keagan scrissero il risultato finale della gara decisiva. Altra grande incorsa nella doppia disavventura di fila è stata l’Olanda. La singolarità è che gli agli orange l’onta della doppia esclusione toccó subito dopo le due edizioni perse in finale: seconda nel mondo nel 74 dietro la Germania e nel 78 dietro i padroni di casa dell’Argentina, l’Olanda fu esclusa nell’82 dalla Francia e quattro anni dopo dal Belgio, nello spareggio tra seconde dei gironi, appena introdotto. E i “galletti” d’Oltralpe? Neanche loro si sono sottratti alla dura legge della doppia delusione. Il “fattaccio” accadde nel 90 e nel 94, ma questo Purgatorio di 8 anni fu necessario per compiere il volo verso il paradiso del mondiale successivo.

Nel 98 infatti la Francia trionfò, travolgendo in finale il Brasile con doppietta del suo uomo leader, Zinedine Zidane. Decisamente più datato è il periodo nero delle “furie rosse”. Per trovare la Spagna fuori dalla fase finale del mondiale bisogna infatti tornare al 1970, al mondiale messicano a noi ben noto, e anche in questo caso l’astinenza si protrasse con la mancata qualificazione all’edizione tedesca del 74. Dal 1978 in poi, però, la Spagna non ha più fallito l’accesso alla fase conclusiva. Molto recente è il periodo nero del Belgio, che è rimasto a guardare nel 2006 e nel 2010, pur avendo in tale periodo storico una nazionale ben piazzata nel ranking Fifa. Addirittura peggio ha fatto il Portogallo, costretto al ruolo di spettatore in tre mondiali consecutivi: 90, 94 e 98. La sola formazione europea indenne da crisi passeggere è la Germania, che non fu ammessa alla fase finale del mondiale solo nel 1950, ma per motivazioni extracalcistiche, avendo provocato la seconda guerra mondiale. Dal 54 in poi i tedeschi hanno sempre centrato la qualificazione al mondiale, e con il titolo del 2014 hanno anche agganciato l’Italia al secondo posto delle plurivittoriose, con 4 successi. Davanti c’è solo il Brasile, con 5 trionfi. In sintesi, i gironi europei sono stati e continuano ad essere un severo setaccio, nel quale sovente restano imprigionate anche grandi nazioni.

La riflessione ci conforta il giusto, ma certo non ci esime dal provare un brivido di cocente delusione. Il mondiale d’inverno lo vedremo in Tv e il ricordo dei nostri 4 titoli e delle nostre 6 finali potrà forse scaldarci un po’ il cuore nell’attesa.

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