Affluenza in calo per le elezioni regionali Lazio, come in tutta Italia, anche a Latina. Ha votato appena il 27,37% in provincia, il dato più basso dell’intera regione, Roma Capitale a parte. Le avvisaglie erano evidenti sin dalle prime ore della mattinata con la percentuale dei votanti che alle ore 12 era pari al 7,95% rispetto al 16.8% del 2018. Alle 19 si è arrivati al 23,15%, una percentuale sempre bassa rispetto a cinque anni fa quando alla stessa ora votò il 51,89% degli aventi diritto in provincia.
Un dato che è comunque leggermente più alto della media di tutta la regione che si attestava sul 22,11% (nel 2018 in provincia l’affluenza alle 19 era stata del 51,89%). Il comune che ha fatto registrare la più alta affluenza resta Rocca Massima con oltre il 35% dei votanti che si è recato alle urne, come l’isola di Ponza resta quello con la percentuale più bassa di votanti fino a ora, che sfiora il 14%. A Latina città si è recato alle urne poco più del 24% degli elettori
Seggi insediati non senza difficoltà, prontamente risolte. Nel capoluogo, presso le 116 sezioni, si sono registrate alcune rinunce, sia tra i presidenti che tra gli scrutatori (4 per ogni sezione). In particolare, erano 38 i presidenti rinunciatari, e sostituiti, su 116, mentre diverse decine gli scrutatori. In alcuni casi è stato necessario, per questi ultimi, procedere con la chiamata diretta, di fronte alla rinuncia sia di effettivi che di sostituti. Le sezioni hanno quindi provveduto al montaggio di urne, cabine, affissione dei manifesti elettorali dei candidati, timbratura delle schede elettorali, apertura dei verbali di seggio. Fuori da ogni sezione è anche affisso il manifesto che ricorda il divieto tassativo di entrare con telefoni cellulari, e le relative sanzioni.
REGIONALI LAZIO, IL NON VOTO PRIMO PARTITO
L’astensionismo era d’altronde lo spettro più temuto di queste regionali. Insieme al rischio di scombinare i rapporti di forza fra i partiti della coalizione, tra attese di boom di Fratelli d’Italia e presagi di tracollo degli alleati. A livello nazionale, cinque mesi fa, l’affluenza si fermò a un passo dal 64%.
Una soglia che raccontava già il profondo distacco degli elettori – calati quasi del 9%, il livello più basso che si ricordi – ma che potrebbe accentuarsi ancora. Il confronto non va meglio se si guarda al dato locale di 5 anni fa. Nel Lazio, nel 2018 andarono al voto il 66,55% degli aventi diritto (nelle precedenti regionali votò il 71,96%). Percentuale difficilmente raggiungibile e che rischia di condizionare soprattutto le performance di Lega e Forza Italia, più in sofferenza rispetto a Fratelli d’Italia.
Nei partiti, è corsa a chiedersi chi potrebbe essere maggiormente penalizzato da un’affluenza così bassa. C’è chi punta il dito contro il Movimento 5 stelle, i cui risultati sono solitamente molto sensibili al dato della partecipazione: molti elettori grillini, è la tesi rilanciata in queste ore, o vanno a votare per i propri candidati oppure non partecipano del tutto. Chi invece guarda a Forza Italia e allo stesso Pd.
LA LEGGE ELETTORALE
Nel conteggio dei voti che avverrà dopo la chiusura dei seggi previsto per le ore 15 odierne sarà importante comprendere i meccanismi della legge elettorale. Tra le novità introdotte con la modifica del 2017 anche l’abolizione del cosiddetto “listino”, cioè l’elenco di 10 candidati consiglieri collegati al candidato presidente ed eletti automaticamente insieme a lui in caso di vittoria, come premio di maggioranza, e il divieto del terzo mandato consecutivo per il presidente della Regione Lazio (salvo che uno dei due mandati precedenti sia durato meno di due anni, sei mesi e un giorno per causa diversa dalle dimissioni volontarie).
Secondo la normativa, il Lazio è suddiviso in cinque circoscrizioni: Frosinone, Latina, Rieti, Viterbo e Città metropolitana di Roma che vedranno assegnarsi i seggi in proporzione alla popolazione risultata residente all’ultimo censimento generale. Alla provincia di Latina aspettano fino a 4 seggi, come anche a quella di Frosinone; a Roma spetterebbero fino a 29 seggi, a Viterbo 2 e a Rieti uno solo. E’ comunque garantito almeno un consigliere regionale per ogni provincia. Il Consiglio regionale è formato da 50 membri più il presidente della Regione. L’80% dei seggi, ovvero 40 consiglieri, viene assegnato con un meccanismo proporzionale sulla base dei consensi ottenuti dai candidati che si misurano nelle liste concorrenti, presentate a livello circoscrizionale. Mentre il restante 20%, dieci consiglieri, è eletto con il premio di maggioranza ripartito tra le liste collegate al candidato presidente vincente. Solo stasera conosceremo il verdetto delle urne. Chi avrà votato decidera’ anche per gli altri.