Tutto come previsto nelle 48 ore precedenti: Francesco Rocca è il candidato governatore del centrodestra per le elezioni Regionali nel Lazio.
E’ lui l’uomo scelto per riportare la destra al potere nella regione di Roma dopo 10 anni di amministrazione Zingaretti. Una nota congiunta delle forze politiche di centrodestra, diffusa poco dopo le 21 di ieri sera ha sancito la convergenza sul candidato.
“I partiti del centrodestra hanno indicato nell’avvocato Francesco Rocca il candidato per la per la Presidenza della Regione Lazio -si è evidenziato nella nota- tra le autorevoli proposte pervenute Francesco Rocca rappresenta una sintesi di grande esperienza amministrativa della quale la Regione Lazio ha urgente bisogno. Con l’esperienza maturata da presidente della Croce Rossa Italiana e della Federazione Internazionale delle Società di Croce Rossa, Francesco Rocca rappresenta una garanzia di assoluta capacità e competenza per i cittadini del Lazio”
REGIONALI LAZIO, LA SCELTA DI GIORGIA
Francesco Rocca, su cui il Giorgia Meloni aveva chiesto al centrodestra di convergere come candidato ‘civico’, è stato preferito agli altri due candidati politici, proposti da Fdi, nella terna inviata agli alleati, alla Lega e a Forza Italia, dove figuravano anche Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera e l’eurodeputato di FdI Nicola Procaccini.
Sul nome ‘civico’ sia il partito di Silvio Berlusconi, che quello di Matteo Salvini hanno fatto sapere di essere in sintonia con la leader di FdI, non senza qualche mormorio da parte di Forza Italia che avrebbe preferito una candidatura politica. Chiudendo la festa per il decennale di FdI, sabato sera in piazza del Popolo Meloni aveva ricordato come “l’indicazione del candidato presidente alle regionali del Lazio spetta a FdI”.
Per poi aggiungere: “Ma io tengo molto che ci sia un nome condiviso con gli alleati. E quindi farò una rosa di tre nomi agli alleati ed entro lunedì annunceremo il nome del candidato”. Nome su cui il confronto fino all’ultimo è rimasto aperto tra le formazioni di centrodestra, come dimostravano, ad esempio, le parole del coordinatore azzurro di Roma, Maurizio Gasparri, che dopo aver parlato “di nomi tutti rispettabili”, con riferimento alla terna, ha spiegato di essere “convinto che i politici siano i più adatti a svolgere le funzioni tipiche della politica”.
A pesare anche la vicenda Michetti, altro nome ‘tecnico’ che il centrodestra aveva lanciato per il Comune di Roma, ricevendo una bocciatura dall’elettorato capitolino, che al secondo turno gli preferì il dem Gualtieri. Ora tocca a Rocca, che avrà contro Alessio D’Amato già candidato del Pd e Terzo polo, e un candidato del Movimento Cinque Stelle, supportato anche da formazioni della sinistra, che non è ancora emerso. Ma nel voto di febbraio non è previsto il ballottaggio: viene infatti proclamato presidente della Regione il candidato che ottiene il maggior numero di voti, senza la necessità di raggiungimento della maggioranza assoluta.
LA DISCESA IN CAMPO
Poco dopo le ore 13 di ieri si è capito che i giochi erano davvero fatti. Francesco Rocca ha annunciato le sue dimissioni dalla Cri attraverso il sito dell’organizzazione. “Ho deciso di presentare le mie dimissioni dalla carica di Presidente nazionale della Croce Rossa Italiana perché ho scelto di mettermi a disposizione del territorio. Come esperto di sanità pubblica, penso di poter portare un valore aggiunto: ho accettato una nuova sfida in cui credo fortemente”.
Di fatto una discesa in campo a 360° quella del presidente dimissionario della Cri. “Vi voglio fare una promessa solenne: in questo nuovo viaggio, in questo nuovo capitolo della mia vita, non userò la Croce Rossa per fini elettorali né permetterò che qualcuno lo faccia -ha proseguito Rocca– Rimarrò sempre, invece, un volontario CRI che aderirà fermamente ai suoi principi, portandoli con me nelle Istituzioni. Resteranno gli insegnamenti di questi anni: non cesserò, infatti, di supportare e dare voce, ovunque mi trovi, ai più fragili. Il mio cuore è colmo di emozioni, contrastanti e immense.
La mia mente riconosce il valore unico e assoluto di quanto vissuto e appreso. La mia anima è piena di gratitudine, perché tutti Voi mi avete reso ciò che sono. E’ un giorno difficile, ma che non ha il sapore di un addio, né lo avrà mai”.
IL SONDAGGIO DI PARTENZA
La partita fra Rocca e D’Amato sulla carta non dovrebbe avere storia. A certificarlo è anche l’unico sondaggio che circa un mese fa aveva messo gli elettori davanti alla prospettiva di questo duello. Alessio D’Amato arriva al 38,2%, mentre Rocca (centrodestra) ha raggiunto il 40,5%, nonostante non fosse neanche sceso in campo. Nell’indagine, come terzo incomodo era stato inserito Stefano Fassina, con il 12,9%, in rappresentanza di M5S e SI.
Come si sa alle regionali, c’è il turno unico, e non esiste il ballottaggio, e quindi è indispensabile prevalere anche solo di un voto sull’avversario. Anche per questo sulla carta, esaminando solo i dati dei partiti sembra non esservi storia.
A prevalere, con il 33,8%, è Fratelli d’Italia, che del resto nel Lazio ha sempre avuto la propria roccaforte. Al secondo posto, con circa la metà del consenso, il Pd, al 17%, ma dietro incalza con il 15,9% il Movimento 5 Stelle, che del resto secondo gran parte dei sondaggi nazionali avrebbe già raggiunto e superato la formazione di Letta. Azione/Italia Viva sarebbe all’8,2%, davanti sia a Forza Italia, al 6,5%, che alla Lega, al 5,2%. Sinistra e Verdi avrebbero il 3,5%, mentre +Europa al 2,8%. Chiudono questo elenco Unione Popolare, all’1,3%, e Italexit, all’1,1%.
Insomma Rocca può far valere un patrimonio di riconoscimento trasversale e istituzionale importante. A partire del rapporto di amicizia con l’ex prefetto e ex capo della Protezione civile, Franco Gabrielli. La sua storia parla chiaro. E’ da sempre in prima linea sul sociale.
Si avvicinò al volontariato fin dai primi anni degli studi universitari in Legge, mentre al liceo ad Ostia militava nel Fronte della Gioventù ed era amico del compianto Toni Augello. Rocca è diventato avvocato e negli anni 90 è stato in prima linea nella lotta contro la mafia difendendo pentiti. Perciò ha vissuto cinque anni sotto scorta. Un super-tecnico della sanità.
Ma l’impegno alla guida della Croce Rossa internazionale, eletto due volte, l’ultima nel 2020, e in oltre 150 anni è stato l’unico italiano scelto per questo incarico e per lui una volta tanto hanno votato all’unisono palestinesi e israeliani, ne fa anche un attore politico e uno specialista di situazioni di crisi da risolvere. Ed il Lazio ne ha particolare bisogno.