Orgogliosamente arpinate, nato ad Isola del Liri, classe ’70, Fabio Forte ha un grande amore per la politica, che manifesta nelle sue parole ed è rintracciabile nel suo vissuto. Imprenditore, sposato e padre di tre figli, ha lasciato gli studi di Scienze Politiche proprio per dedicarsi alla politica. E ce l’ha fatta davvero, con l’unica ‘arma’ che conosce: “Parlare con la gente”. A 22 anni è stato consigliere comunale, a 24 assessore, a 27 vicesindaco per arrivare a 30 anni ad essere eletto sindaco di Arpino. Forte è stato anche un giovanissimo consigliere provinciale, eletto a soli 28 anni. Oggi è candidato alle regionali Lazio nella civica di Francesco Rocca, leader della coalizione di centrodestra.
A Politica7, il candidato alla Pisana ha raccontato come le relazioni sociali siano il suo… FORTE e le chiavi per il rilancio del territorio.
Qual è il suo stato d’animo a metà della campagna elettorale?
Sono molto sollevato perché vedo terreno fertile da parte dell’elettore. Il Governo Meloni è molto apprezzato nonostante sia agli albori, ho riscontrato un’apertura di credito verso il centrodestra.
Regionali Lazio – Gratificazioni e delusioni di questi primi 15 giorni
Gli stimoli che provengono dalla cosiddetta società civile, l’amico piuttosto che l’addetto ai lavori che capisce che bisogna fare una valutazione del territorio politico, è la mia gratificazione più grande. Dopo 10 anni persi di amministrazione Zingaretti occorre ora recuperare il tempo perduto e “spedire” in regione chi ha capacita e competenza. Delusioni? Quando incappo in qualcuno che afferma di votare personaggi improvvisati senza una motivazione, senza conoscere la storia di quel candidato. Bisogna conoscere chi si vota, il voto è importante.
I sondaggi sono nettamente a favore del centrodestra. Come mai secondo lei?
Il margine che ha Francesco Rocca su Alessio D’Amato è dovuto ad un amministrazione decennale disastrosa del centrosinistra: ambiente, infrastrutture e lavoro lasciati allo sbando. La provincia di Frosinone è la Cenerentola delle province del Lazio. Questo va cambiato.
Rocca, D’Amato e Bianchi: perché votare per uno di loro e non l’altro?
Per quello che ha rappresentato e rappresenta Rocca, bisogna votarlo. Il presidente della più grande organizzazione umanitaria mondiale, l’unica che ha un seggio all’Onu. La sua esperienza mutuata alla regione Lazio non può che portare benefici ai cittadini, soprattutto in ambito sanitario. Non dimentichiamo il mondo del volontariato, di cui lui è portavoce. Ci aspettiamo risultati concreti, già in campagna elettorale sta dimostrando di essere all’altezza del contesto, rispondendo per le rime a tutti gli attacchi dei competitor.
Ha un asso nella manica per il rush finale?
Conduco una campagna elettorale sobria e contestualizzata ai tempi che corrono, non uso effetti speciali. Il contatto con la gente è più premiante di slogan vuoti e della forma che, purtroppo, ha preso il sopravvento sulla sostanza.
Come concilia gli impegni elettorali con gli affetti familiari?
Ho vissuto gli anni migliori della mia vita all’interno di Enti e Istituzioni pubbliche, la mia famiglia con grande devozione nei miei confronti, è abituata anche alle mie assenze, ma mi sostiene perché sa l’amore che ci metto. Poi io sono uno stacanovista, se devo fare una cosa la faccio bene, farla male sarebbe sterile e fine a se stessa!
Personalmente cosa le hanno insegnato questi giorni di campagna elettorale?
Che non bisogna dare nulla per scontato. Ho constatato che potrebbe esserci molto astensionismo in queste regionali Lazio e altresì che c’è molta gente che, conscia del fatto che si voti, non è contenta della politica provinciale. Io, nel mio piccolo, cerco di incontrare più gente possibile per dargli le motivazioni della mia candidatura. Ci vogliono spiegazioni. La gente deve sapere chi ha difronte e cosa può fare per loro. L’amministratore deve essere preparato, deve conoscere i problemi del territorio, in profondità e non per sentito dire. Solo cosi si possono risolvere le cose.
In caso di elezione, quali sono le priorità per il Lazio?
Sanità indubbiamente, poi dobbiamo chiudere il ciclo dei rifiuti nel Lazio, perché Frosinone non può più essere la pattumiera regionale. Accelerare la realizzazione e la manutenzione delle infrastrutture (Pontina, messa in sicurezza della Monti Lepini), fanno parte del mio programma. Poi c’è l’annoso problema del pendolarismo che va risolto: bisogna potenziare i treni e le tratte, no ai viaggi nei ‘carri bestiame’. Infine, incentivare le politiche attive per offrire maggiore lavoro, in particolare per le nuove generazioni che troppo spesso scelgono di trasferirsi altrove.
E per la provincia di Frosinone?
Oltre quelle che ho già citato sopra, ho molto a cuore il rilancio del turismo. Il Pil provinciale potrebbe essere costituito nel tempo da una macchina turistica che funziona. Occorre una cabina di regia che coordini un programma turistico e che vada a finanziare i piccoli centri. La globalizzazione senza regole sta portando alla morte lenta dei piccoli comuni, che sono la nostra identità culturale e perciò vanno tutelati. Mi piace l’idea di poter creare dei centri commerciali naturali e dei percorsi turistici per farli rifiorire. Questo è un impegno che prendo solennemente. Come non citare poi la bonifica della Valle del Sacco e una fermata Tav in provincia di Frosinone, fondamentale, come ha detto anche Francesco Rocca.
Le manca un voto per essere eletto: come convincerebbe il suo ultimo elettore?
La politica è una cosa seria, non un Win For Life. L’elettore serio vota il candidato serio. La fiducia va costruita nel tempo, l’unica strategia che uso da sempre è parlare con le persone. E poi, preferisco un no sincero che un sì falso.