Oggi, ma soprattutto domani, la scena sarà dominata dalla presentazione delle liste e dei candidati, con il solito “temporale” di numeri e nomi. Fase necessaria e importante per carità, ma le Regionali Lazio sono sotto osservazione della politica nazionale perché, comunque vadano, terremoteranno molti equilibri.
REGIONALI LAZIO: L’ELEMENTO DELL’ALTERNANZA
Si parla sempre del valore della democrazia dell’alternanza. Bene, nel Lazio il centrosinistra guidato da Nicola Zingaretti ha vinto le ultime due tornate, nel 2013 e nel 2018. Mai nessun Governatore aveva concesso il bis: Piero Badaloni fu sconfitto da Francesco Storace, quest’ultimo da Piero Marrazzo. Poi arrivò Renata Polverini, quindi due volte Nicola Zingaretti.
Il centrodestra ha la necessità di spezzare un lungo digiuno e può farlo con Francesco Rocca, per anni alla guida della Croce Rossa Italiana. Voluto da Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, apprezzato dalla Lega di Matteo Salvini e anche da Forza Italia. Zingaretti ha vinto infilandosi nelle contraddizioni e nei ritardi del centrodestra, riuscendo a penetrare nell’elettorato avversario. Soprattutto a Roma. Il centrodestra, maggioritario nel voto delle liste anche nel 2018, deve innanzitutto blindare il proprio campo e il candidato alla presidenza. Evitando di esporsi ad un voto disgiunto che, pur non essendo mai stato decisivo, ha comunque avuto un suo ruolo cinque anni fa.
Il Partito Democratico probabilmente non ha l’esatta consapevolezza delle implicazioni perfino storiche delle prossime regionali. Non soltanto si è chiusa l’era Zingaretti, ma è franato il sistema politico che quest’ultimo aveva proposto: l’alleanza, contemporaneamente, con il Movimento Cinque Stelle e con Azione e Italia Viva.
A fine febbraio il Pd celebrerà le primarie per indicare l’ennesimo segretario, ma è sulla linea politica e identitaria che dovrà dare risposte. Una possibile sconfitta nel Lazio accelererebbe una serie di processi. Forse servirebbe a far rendere conto i leader che i Cinque Stelle non sono un alleato (neppure potenziale), ma quelli che vogliono cannibalizzare i Democrat. Adesso Alessio D’Amato sgancia siluri su siluri all’indirizzo dei pentastellati, ma fino a pochissimi giorni fa aveva rilanciato l’idea di un’intesa con il “ticket”. Cambiamenti di linea così repentini disorientano ulteriormente l’elettorato.
A proposito di elettorato: a chi sceglierà di rivolgersi il Pd? Ai centri storici o alle periferie? Volendo semplificare al massimo, il crollo nei risultati alle politiche e poi nei sondaggi ha molto a che fare con quel blocco sociale che il partito ha perso. Il centrodestra non ha alternative se non quella di vincere. Il problema sta nelle proporzioni dell’eventuale successo: Fratelli d’Italia è data ben oltre il 30%, Lega e Forza Italia tra il 5% e l’8%. Invidie dietro l’angolo.
I PROTAGONISTI IN CIOCIARIA
In provincia di Frosinone Fratelli d’Italia ha impostato la lista sullo spirito di partito per raccogliere più voti e preferenze possibili ed eleggere due consiglieri. Sarebbe la legittimazione definitiva di un’intera classe dirigente che in questi anni ha collezionato vittorie ovunque: nei Comuni e alle politiche. Una classe dirigente cresciuta insieme (e grazie) a Massimo Ruspandini, parlamentare e coordinatore provinciale del partito. Cresciuta nel segno della valorizzazione dei giovani e nel riconoscimento della militanza. Non a caso la circostanza che Daniele Maura sia il favorito nella corsa alla Pisana è il risultato del coerente riconoscimento di un passato e di una storia che nessuno può mettere in discussione. Non staranno certo a guardare Antonello Iannarilli, Alessia Savo e Nadia Belli in una corsa che darà sostanza alla crescita del partito della Meloni.
Nella Lega a giocarsi tutto è il consigliere uscente Pasquale Ciacciarelli: dovrà fare il pieno e ne ha le potenzialità. Ma l’intera lista dovrà aiutarlo. In Forza Italia la sorpresa è costituita dal ritorno di Gianluca Quadrini, pronto a dimostrare di essere in grado di dare un valore aggiunto ad una lista dove è pronta a ben figurare anche Rossella Chiusaroli.
A Fabio Forte, Augusto Cestra e Marcello Giorni ieri alla lista del presidente Rocca si è aggiunta Paola Carnevale nota professionista cassinate che ha un passato nel Carroccio.
Nel Partito Democratico non esiste un tema diverso da quello della competizione (esasperata) tra Sara Battisti e Antonio Pompeo. Con vista anche sul prossimo congresso nazionale. In gioco c’è veramente il futuro di un partito che in Ciociaria non può limitarsi alla “vocazione da enti intermedi”.
Il Movimento Cinque Stelle ha l’opportunità di eleggere ancora una volta un consigliere: l’uscente Loreto Marcelli dovrà guardarsi però da Enrica Segneri.
Finite le Regionali Lazio, sotto con le amministrative. Ci sono due Comuni particolarmente importanti. Il primo è Ferentino, roccaforte di Antonio Pompeo, che naturalmente vuole difenderla. Soprattutto dall’assalto dell’altra metà del cielo del Pd ciociaro, quella di Francesco De Angelis, intenzionato a un “all in” su Piergianni Fiorletta. Ad Anagni sfida da “lascia o raddoppia” per il sindaco Daniele Natalia, completamente disinteressato alle regionali. Vuole capire di chi può davvero fidarsi nel centrodestra. In attesa che Franco Fiorito esca allo scoperto definitivamente. Sta osservando con attenzione le evoluzioni della situazione Alessandro Cardinali. Tramontato il Campo largo ovunque, alle Regionali Lazio l’alternativa è una coalizione civica larghissima. Dopo il 12 e 13 febbraio sarà il momento di tirare le somme ed effettuare le scelte.