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Regione, il centrodestra non può fallire. Provincia, a chi conviene il gioco allo sfascio?

Licandro Licantropo
Domenica prossima Luigi Germani, Riccardo Mastrangeli e Luca Di Stefano si affronteranno a suon di voti ponderati e alla fine dello spoglio verrà eletto il presidente della Provincia di Frosinone.
Dicembre 14, 2022
La premier e leader FdI Giorgia Meloni

Giorgia Meloni nel Lazio vuole vincere e avviare una azione di governo duratura e stabile. Per questo sta riflettendo sui minimi particolari per la scelta del candidato alla presidenza.

Come anticipato ieri in esclusiva da Politica7 Francesco Rocca è in vantaggio in queste ore decisive. Il presidente nazionale della Croce Rossa ha un profilo riconoscibile, proviene dalla società civile ma è vicino a Fratelli d’Italia. Gli alleati della Lega e di Forza Italia sono in pressing e soprattutto Claudio Fazzone non perde occasione per ricordare che la coalizione non può permettersi altri errori, come quelli per le comunali di Roma o per le regionali nel 2018. Domani inizia la tre giorni di Fratelli d’Italia a piazza del Popolo, nella Capitale, per spegnere le prime dieci candeline. 

L’annuncio del candidato alla Regione potrebbe avvenire in quel contesto.

FORZATURE CHE NON SERVONO

Intanto domenica prossima in Ciociaria si vota per l’elezione del presidente della Provincia. Come da tradizione ampiamente sperimentata, gli schieramenti sono divisi. La legge Del Rio porta a questo.

C’è chi parla (a sproposito) di tradimenti e lascia intendere (ancora più a sproposito) che chissà cosa potrebbe succedere dopo. Luigi Germani, Riccardo Mastrangeli e Luca Di Stefano si affronteranno a suon di voti ponderati e alla fine dello spoglio verrà eletto il presidente. Chi volesse scatenare “rappresaglie” nei Comuni è libero di farlo, a patto che se ne assuma la responsabilità davanti ai livelli comunali, provinciali, regionali e nazionali dei partiti e degli schieramenti.

Ricostruzioni sbagliate della realtà non potranno essere consentite. Nel centrodestra l’unità è stata compromessa sul nascere dalla scelta della Lega di candidare Riccardo Mastrangeli, sindaco di Frosinone. Con una fuga in avanti assoluta, inspiegabile, che non serviva. Mettendo Fratelli d’Italia davanti al fatto compiuto e ignorando che nel frattempo quello di Giorgia Meloni era diventato il primo partito ovunque.

Fratelli d’Italia appoggia Luigi Germani, che non è un famoso bolscevico e neppure un fedelissimo di Bertinotti. E’ un sindaco civico, di estrazione e storia democristiana, che è stato vicino al Pd. La storia delle provinciali è piena di episodi del genere. Nel Partito Democratico le correnti di Francesco De Angelis e Antonio Pompeo si sono divise anche per contarsi in vista delle regionali e del congresso nazionale. Non ha molto senso aspettare il risultato delle provinciali per cercare di scatenare chissà quali operazioni politiche nei Comuni. Non servirebbe a nulla se non a determinare instabilità ad ogni livello. Si parla sempre di dare maggiore potere di scelta ai sindaci e ai consiglieri comunali. Per una volta che la legge (elettorale) lo consente, si cerca in tutti i modi di costruire delle gabbie ideologiche per gli amministratori. Per fortuna il 18 dicembre è vicino e alla fine conteranno soltanto i risultati.

GLI ENTI INTERMEDI

Sempre ci sono state maggioranze trasversali quando si è trattato di votare per gli enti intermedi. E’ successo per Francesco De Angelis all’Asi, per Marco Delle Cese al Cosilam, per Lucio Migliorelli alla Saf, ancora per De Angelis al Consorzio regionale. Perfino per Mauro Buschini all’Egato una settimana fa, perché oltre ai sindaci del Pd per l’ex consigliere regionale hanno votato anche amministratori civici e di centrodestra.

Semmai la coalizione di centrodestra dovrebbe aprire una riflessione seria sul perché non riesca mai a piazzare propri esponenti nella cabina di regia di questi importanti organismi. E’ accaduto in passato, si ripropone oggi. Non sarà perché c’è difficoltà a riconoscere la leadership del partito più grande? Un tempo Forza Italia, poi la Lega, quindi Fratelli d’Italia. Su questo si potrebbe lavorare, ma non ci sono le condizioni e bisogna prenderne atto.

Alle comunali può andare diversamente, come dimostrato a Frosinone. Dove però, è bene sempre ricordarlo, l’unità è stata ritrovata e garantita grazie al senso di responsabilità di Fratelli d’Italia che, non va mai dimenticato, era stata buttata fuori dalla giunta dall’ex sindaco Nicola Ottaviani. Le riflessioni vanno fatte per intero, specialmente alla vigilia di regionali molto importanti. La votazione per la presidenza e per il consiglio direttivo dell’ente di gestione dell’Ato dei rifiuti hanno dimostrato che il Pd sa trovare ampie maggioranze. Lo fa grazie ai propri amministratori ma anche sulla scorta di un’esperienza consolidata a trovare accordi con i “civici” e con i tanti “ribelli” dei partiti del centrodestra.

Il caso di Gianluca Quadrini è emblematico. Se davvero il centrodestra vuole cambiare la storia politica e amministrativa di questa provincia, allora deve smetterla di “cavillare” e avviare una riflessione politica seria. Iniziando a legittimarsi al proprio interno, tra alleati. Vedremo cosa succederà ad urne chiuse domenica sera. Se prevarrà il senso di responsabilità o la volontà di sfasciare.

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