Oltre allo smantellamento di Stellantis, la preoccupazione nel sud della provincia resta grande per la situazione alla Cartiera Reno De Medici di Villa Santa Lucia: in gioco ci sono 300 posti di lavoro (180 diretti ed il resto nell’indotto) e la situazione ambientale legata agli anni di sversamenti dell’impianto trattamento reflui Cosilam nei vari corsi d’acqua dell’area industriale del Cassinate. Ieri è giunta la notizia del dissequestro del depuratore dell’azienda che è, ovviamente, a monte di quello consortile. Tuttavia la Procura della Repubblica ha imposto alla RdM di adeguarsi a misure rigide sulle emissioni e sui rilasci di liquidi da lavorazione nella rete fognaria Cosilam e di procedere anche allo smaltimento di una quantità elevata di fanghi accumulati. L’investimento per un impianto di pretrattamento che rimuova le sostanze incompatibili con un processo di depurazione biologica, come pure per la bonifica degli stoccaggi, sarebbe di tale entità per cui le indiscrezioni parlano di valutazioni finanziarie che la sede centrale del Gruppo RdM starebbe facendo addirittura sulla convenienza o meno nel mandare avanti il sito produttivo cassinate. Del resto i segnali da parte dell’azienda non mancano e vediamo la ricostruzione.
Poi oggi a Roma si incontreranno Regione Lazio, sindacati e proprietà per discutere del prosieguo degli ammortizzatori sociali ma è inevitabile che si parlerà anche della situazione della depurazione e della vicenda giudiziaria: un mix esplosivo che ora rischia di finire per i lavoratori interessati nel peggiore dei modi. I sigilli all’impianto erano scattati lo scorso 26 luglio e da allora la fabbrica è praticamente ferma; quattro persone sono finite sotto indagine con l’ipotesi d’accusa di inquinamento ambientale.
La Reno de Medici da parte sua ha diffuso in quella circostanza una nota rassicurante: «L’azienda è certa di aver agito nel rispetto della legge, nell’ottica di garantire sempre i massimi standard ambientali. Reno De Medici ribadisce la sua piena fiducia nell’operato della Magistratura e assicura totale disponibilità e massima collaborazione per fornire agli inquirenti tutti gli elementi utili per una chiara e veloce risoluzione della vicenda».
Di ieri, come scrivevamo, la notifica da parte del Nipaf dei Carabinieri del dissequestro dell’impianto di trattamento reflui della cartiera ma le indiscrezioni indicano come la situazione resti comunque bloccata e problematica: «Nel dissequestro ci sono prescrizioni pesanti fissate dalla Procura – commenta un sindacalista -. La cartiera dovrebbe smaltire da sé i fanghi ma per fare questo dovrebbe intervenire con un mega investimento, con tempi biblici e soldi che RdM non pare disposta a sborsare. Del resto nessuna cartiera in Italia è dotata di quel tipo di struttura di pretrattamento».
L’azienda, per evitare la soluzione più drastica, tenterà un’ultima mossa: a quanto pare potrebbe impugnare proprio le prescrizioni della magistratura inquirente cassinate e presentare ricorso nel merito della qualità ed entità degli interventi richiesti a livello di smaltimento di liquidi reflui e fanghi.
Del resto le cartiere producono quantità significative sia di acque reflue che di fanghi residui dalla digestione iniziale della carta da macero, dai fanghi di cellulosa e dal lavaggio delle macchine per la produzione della carta.
Per le stesse motivazioni relative a problemi di inquinamento ed all’inchiesta della magistratura, la cartiera di Villa Santa Lucia aveva subito un lungo stop anche a fine 2022, con ripresa dell’attività il 2 gennaio di quest’anno. Un fermo che, già allora, aveva procurato problemi soprattutto con ritardi pesanti nelle consegne ai clienti, al punto che l’amministratore delegato Michele Bianchi aveva parlato, tra l’altro, della «necessità di recuperare la nostra forza commerciale», dopo aver rassicurato i dipendenti sulla continuità occupazionale. Ma eravamo a gennaio di quest’anno, appunto.
Ora lo stop di luglio ha intaccato ulteriormente la situazione economica soprattutto sotto il profilo commerciale, facendo calare gli ordini. Per questo, durante un incontro ad inizio ottobre, la direzione aziendale aveva avvertito sinistramente i rappresentanti dei lavoratori affermando che «la Reno non sarà più l’azienda che è stata fino a questo momento».
Premesso che la ripresa dell’attività non avverrà se prima non verrà adeguato l’impianto di trattamento interno al sito, oggi a Roma ci sarà la discussione sul prolungamento della cassa integrazione straordinaria (cigs) che scadrà tra 11 giorni, il 19 novembre. Va detto che si può usufruire in questa fase di cigs solo per altri sei mesi: infatti il rinnovo annuale potrebbe avvenire solo per cessazione dell’attività. La cigs peraltro determina un sensibile taglio salariale con ricadute sulle famiglie interessate. L’unico vero vantaggio è che consente di non chiudere definitivamente l’attività della cartiera. In giornata, quindi, ci dovrebbe essere il via libera alla procedura per ulteriori 6 mesi di ammortizzatori sociali.
I tempi sono strettissimi e i sindacati cercano anche il sostegno delle istituzioni: negli scorsi giorni si sono rivolti anche al prefetto della Provincia di Frosinone. Il dottor Ernesto Liguori si è messo a disposizione ed ha aperto un tavolo permanente sulla situazione di crisi dello stabilimento cassinate.
Un possibile palcoscenico per la vertenza Reno De Medici potrà essere anche la sessione di apertura degli “Stati Generali” sull’economia, indetta dalla Provincia di Frosinone per domani alla presenza del presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca.
Il sindaco di Roccasecca, Giuseppe Sacco, proprio alla vigilia dell’evento e in riferimento alla situazione economica generale del Cassinate e della provincia, ha ricordato come siano «quotidiane le notizie di aziende in difficoltà, i rumors delle ultime ore intorno a Stellantis destano preoccupazione e allarme, ma altrettanta inquietudine deve suscitarla anche il continuo processo di spopolamento dei nostri centri, tanto che in alcuni comuni non si riesce più a mantenere un plesso scolastico. Questi due aspetti viaggiano in parallelo e necessitano di una strategia d’urto per tentare di aggredirli. Assistere a un processo continuo di depauperamento della nostra provincia è sconfortante, sia come rappresentante delle istituzioni sia come padre di famiglia. E io non voglio rassegnarmi. Nessuno ha la bacchetta magica ma abbiamo tutti il dovere di provare a contrastare questo stato dei fatti: per quanto mi riguarda, sentirei forte il senso del fallimento se non provassi nemmeno a oppormi a quello che è purtroppo un lento declino».
«Bene dunque tutte le iniziative per prendere di petto il problema, bene gli sforzi per ottenere benefici e semplificazioni per le imprese, ma non dimentichiamo nemmeno che un territorio cresce e diventa attrattivo se ha infrastrutture di livello. Il nostro territorio, purtroppo, ha fame di infrastrutture, ferme agli anni settanta, quando io ero appena un bambino. Senza infrastrutture e collegamenti di livello, non vanno via solo le imprese ma anche i cittadini e in un circolo vizioso si impoverisce il mercato locale e si indebolisce l’economia. Come sindaco di Roccasecca, insieme al Cosilam del presidente Delle Cese, abbiamo proposto un pacchetto molto importante di infrastrutture che mi piace definire, “Basso Lazio, domani”, perché non riguardano solo la nostra zona, ma in un ragionamento più ampio le province di Frosinone e Latina: mi riferisco all’apertura del casello autostradale a Roccasecca a servizio del distretto della ceramica, alla direttrice interna Stellantis-Mof via Roccasecca per connettere il Cassinate e quindi l’Abruzzo e il Molise con il mare e con il porto di Gaeta, decongestionando tra l’altro la Casilina e soprattutto alla stazione Tav a San Vito di Roccasecca, già pronta anche questa, a meno di un chilometro da dove dovrebbe sorgere il casello autostradale».
«La mia partecipazione agli Stati Generali – conclude Sacco – sta proprio in questo obiettivo: mettere questo progetto a disposizione degli enti e delle istituzioni che possono trasformarlo in realtà».